Il caso Ibrit finisce in tribunale Durante una drammatica assemblea eletto il nuovo direttivo, ma
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E' guerra aperta tra il gruppo di artisti, responsabili di associazioni culturali milanesi ed ex collaboratori dell'Istituto Brasile Italia di Milano (Ibrit), che da alcune settimane ne stanno contestando la gestione, e il suo direttore esecutivo, Enrique Pessoa. Una guerra di carte che ha arroventato il clima già pesante e ha fatto approdare la vicenda in tribunale, che nei prossimi giorni dovrà pronunciarsi con procedura d'urgenza, richiesta dallo stesso Pessoa, per confermare o meno l'azzeramento dei vertici attuali. Nel corso di una lunga e drammatica assemblea degli 89 soci presentatisi il 15 aprile scorso, è infatti stato eletto il nuovo consiglio direttivo dal quale l'attuale direttore è stato escluso. Pessoa ha ostacolato in tutti i modi l'andamento dei lavori sollevando eccezioni, contestando duramente le votazioni e producendosi in un personale show che ha disorientato numerosi tra i presenti. I soci chiedevano si procedesse, come da statuto, all’elezione del presidente dell’assemblea e del segretario. A seguito di ciò Pessoa, con la dichiarata intenzione di invalidare la seduta, ha ripetutamente abbandonato la sala accompagnato da un consigliere e da alcuni altri soci. A un certo punto sulla scena si sono materializzati persino due poliziotti, tra lo sconcerto generale, che hanno richiesto chiarimenti in merito al contendere e sono riapparsi più tardi chiamati da chi sosteneva vi fosse qualcuno armato in sala. Durante la riunione è successo di tutto: nel corso di un diverbio due presenti sarebbero venuti alle mani. Tra clamori, sospensioni e contestazioni, la seduta, iniziatasi alle 10 di mattina, si è conclusa quasi cinque ore dopo con l'elezione del musicista Nené Ribeiro a presidente del consiglio direttivo. Il nuovo organismo, che avrebbe dovuto riunirsi il 5 maggio scorso per portare lo stesso Ribeiro - candidato dal gruppo che contesta l'attuale direzione - alle redini dell'Ibrit, ha tuttavia deciso di annullare questa scadenza poiché nel frattempo Pessoa si è rivolto alla magistratura. L'attuale direttore sembra intenzionato ad andare fino in fondo agendo su due fronti: richiedere con procedura d'urgenza l'annullamento del nuovo consiglio direttivo per riprendere le redini dell'istituto e interessare il tribunale per verificare se durante l'assemblea dei soci che lo ha rovesciato siano stati commessi reati. Le iniziative giuridiche potrebbero non concludersi qui: altre querele di parte sarebbero state annunciate durante la riunione a seguito dei numerosi diverbi. Al momento sugli sviluppi della vicenda Ibrit, apertasi circa due mesi fa e annunciata da queste colonne, regna grande incertezza. Nessuno al momento è in grado di fare pronostici su ciò che in futuro potrebbe avvenire. Considerati i presunti vizi di forma dello statuto più volte denunciati dalla fronda che ha rovesciato l'attuale direttore e la complessità del caso che si trascina, seppure in forma latente, da alcuni mesi, non è difficile ipotizzare che il giudice non avrà compito facile nel dirimere la controversia. Il rischio maggiore è che la magistratura, in attesa di fare luce, possa congelare le attività dell'istituto, la cui semplice esistenza comporta comunque dei costi vivi da sostenere di cui attualmente si fa carico il governo brasiliano. E non è neppure escluso che Brasilia decida di fare sentire la propria voce decretandone la chiusura, classificando l'Ibrit per ciò che si sarebbe rivelato a iniziare dal momento della sua istituzione: un ramo secco da tagliare, un costo spropositato rapportato a quanto ha espresso in questi anni, un insulto nei confronti di chi vive il fare cultura un'attività produttiva e non un semplice passatempo.
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