Lula ripensa il turismo del nuovo Brasile Durante la presentazione del Piano nazionale del turismo il presidente
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«Il Brasile è un luogo unico per ricchezza naturale, culturale, economica e storica. Questo fa del nostro paese uno spazio meraviglioso con innumerevoli attrattive turistiche, un territorio che vede nella sua diversità lo strumento ideale per potenziarsi». Con queste parole il presidente Lula nei giorni scorsi ha presentato ufficialmente il “Plano nacional do turismo” (Piano nazionale del turismo). Peccato che l’entusiasmo di Lula sia in parte spento dai dati provenienti dall’Organizzazione mondiale del turismo (Omt), secondo cui le ricchezze cui ha fatto cenno il presidente siano in gran parte sconosciute all’estero. Il Brasile è il paese dei grandi potenziali non realizzati,
e il turismo non fa eccezione: secondo l’Omt il paese occupa un ruolo
marginale nel quadro del turismo mondiale. Nella graduatoria per turisti
internazionali (provenienti dall’estero), il Brasile figura a un modesto
34° posto dietro a paesi di dimensioni e potenzialità ben minori, quali
Tailandia e Malesia al 16° e 19° rispettivamente. Inoltre
campagne di marketing disastrose e un’immagine internazionale
“macchiata” da servizi televisivi orientati prevalentemente a
sottolineare fenomeni come povertà e prostituzione spiegano in parte la
cattiva reputazione di cui il Brasile gode all’estero e il conseguente
insuccesso in campo turistico.
La
“macchia” Per
la prima volta, il Brasile ha un presidente che ha il coraggio di affermare
l’esistenza di ciò che è sempre stato motivo di vergogna. Nel discorso di
presentazione del Piano nazionale del turismo, Lula ha ricordato che
il mondo ha informazioni «difformi» sul Brasile. Nel 1995 l’Embratur ha valutato questo errore di strategia con una correzione di rotta che ha portato a divulgare il Brasile mettendo a fuoco principalmente gli aspetti ambientali. Ma ormai il danno era stato fatto. Attualmente è in corso una campagna che ha come obiettivo il lasciare intendere al potenziare visitatore che il Brasile non è interessato a incentivare questa forma di turismo. Nel panorama mondiale il Brasile fa parte, insieme a un altro centinaio di nazioni, del gruppo dei "paesi in via di sviluppo". La cosa singolare però è la quantità sproporzionata di servizi televisivi girati in Brasile che ne mettono in risalto la povertà e la criminalità quando scenari analoghi esistono in tante altre regioni del globo. Forse
l’insistenza in Italia su questa condotta è prodotta dal fatto
che servizi di questo genere sul Brasile sconvolgono molto più di quelli girati in Africa o
in Asia, e ciò che colpisce ha un ritorno in tema di audience.
Probabilmente questo fenomeno è in parte anche dovuto al forte legame tra i due
paesi, ai
discendenti degli emigrati, che secondo ministero degli Affari Esteri
italiano sono 25 milioni. Un
altro fattore che limita il turismo internazionale è la distanza. Il
Brasile è a numerose ore di viaggio dai principali paesi
generatori di turismo. Secondo i dati dell’Omt, solo un turista su sei è
disponibile a viaggiare verso mete raggiungibili in più di sei ore di volo. Questo
spiega perché più della metà del turismo internazionale proviene dai
paesi dell’America del Sud. E i visitatori, una volta giunti in Brasile,
devono quasi sempre fare capo ai collegamenti con Rio de Janeiro o San Paolo per raggiungere
la destinazione finale.
Brasilite
acuta Piano
nazionale del turismo Il turismo internazionale è di importanza vitale per il Brasile per due ragioni. Perché genera l’entrata di valuta estera solida, ossia non capitali "oriundi" dovuti a speculazioni finanziarie che da un momento all’altro possono fuggire in massa generando la svalutazione del real. Inoltre limita la dipendenza da prestiti dal Fondo monetario internazionale e conseguentemente favorisce l’indipendenza politica (vedasi l’articolo già pubblicato da queste colonne sulla crisi del cambio, ndr). L’altro motivo riguarda la maggior preoccupazione dei brasiliani, la disoccupazione. Il numero di persone senza lavoro è raddoppiato tra il 1995 e 2000 arrivando a 11 milioni. Una quota altissima, pari al 7 percento della disoccupazione mondiale. Il turismo, insieme
al settore edilizio e all'agricoltura fruttifera, costituisce il bacino maggiore
di mano
d’opera. La formazione di personale per il settore ha anche il vantaggio
di essere meno costosa di quella di aree più tecniche come l’industria. Questa
facilitazione sarà destinata principalmente alle piccole e medie aziende che attualmente hanno difficoltà d’accesso al credito. I
finanziamenti, sommati agli investimenti nel settore privato - che saranno
incentivati da appositi programmi - dovranno generare investimenti fino a 12 miliardi
di reais (4 miliardi di dollari) fino a 2007. Le nuove risorse saranno
destinate principalmente al miglioramento delle infrastrutture, allo
sviluppo di nuove destinazioni e alla conseguente redistribuzione della massa
turistica verso regioni meno esplorate e infine al recupero e
valorizzazione del patrimonio storico.
Un
ringraziamento a Marcello Notariani, consulente specializzato in Ecoturismo
Fonti: http://www11.estadao.com.br/turismo/noticias/2003/abr/29/202.htm http://www.estadao.com.br/economia/noticias/2002/mai/28/175.htm http://www.pt.org.br/campanha/lulanet/razoes.htm http://veja.abril.com.br/160403/p_090.html
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