A scuola dal popolo del giaguaro Dal 17 al 24 maggio un gruppo di Yanomami a Milano e Padova
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Se pensiamo che il nostro obiettivo qui,
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In un mondo che tutto mescola e consuma senza distinzioni c’è un popolo - tra quelli che non abbiamo ancora imparato a conoscere e che da sempre tramandano a voce idee, preghiere, visioni del mondo - che intende raccontarci in prima persona il proprio punto di vista. E per essere certo di durare nel tempo intende farlo per iscritto, nella lingua dei padri ma imparando nel contempo la nostra, attraversando l'oceano e unendosi a noi. E’ questo il progetto di scuola bilingue che Davi, Dario, Gerardo e Joseca Yanomami sono a promuovere in Italia dal 17 al 24 maggio, durante una serie di incontri aperti al pubblico. Chi dunque desidera fare conoscere la ricchezza della propria cultura a un Occidente attualmente in balia della più profonda crisi culturale della propria storia, sono gli Yanomami, popolo indigeno oggi più grande d’America, che vive ancora in modo tradizionale e in relativo isolamento nella foresta amazzonica settentrionale, lungo il confine tra Brasile e Venezuela. Cacciatori-raccoglitori e piccoli coltivatori, gli Yanomami sono distribuiti su un’area di 192mila chilometri quadrati, e ogni aspetto della loro vita è strettamente legato alla foresta. Nato nel 1995, durante una riunione generale della comunità Yanomami di Demini, in Brasile, il progetto di scuola bilingue yanomami-portoghese è volto alla salvaguardia della loro identità e della loro vita stessa, anche con l'intento di controllare con più efficacia gli effetti del difficile contatto con il mondo circostante. Grazie a un modello scolastico autogestito, alternativo a quello brasiliano, gli Yanomami stanno mettendo per iscritto il loro sapere nella lingua ancestrale, consapevoli che solo i suoni e le immagini di questa lingua possano dar voce al loro mondo. Contemporaneamente, per difendersi più efficacemente dall’invasione delle loro terre e interagire senza intermediari con la società brasiliana e con il resto del mondo, hanno deciso di imparare a leggere e scrivere il portoghese. Ad accompagnarli sono Carlo Zacquini (missionario italiano laico da circa 35 anni tra gli Yanomami e co-fondatore della Commissione pro-yanomami – Ccpy – che coordina il progetto) e Fiona Watson, responsabile delle campagne di Survival in Brasile. Il gruppo yanomami in Italia è ospitato da Survival International, organizzazione mondiale di sostegno ai popoli tribali. Fondata a Londra nel 1969, Survival difende il loro diritto di decidere del loro futuro e li aiuta a proteggere le loro vite, le loro terre e i loro diritti umani. Per mantenere la sua indipendenza non accetta fondi dai governi e finanzia le proprie campagne esclusivamente grazie ai suoi sostenitori, distribuiti in più di ottanta paesi. La visita in Italia è possibile anche grazie al contributo di PaperMate, che co-finanzia l’evento. La collaborazione tra l’azienda e Survival era già iniziata alcuni mesi fa con una campagna per la sensibilizzazione degli studenti italiani alla diversità e alla salvaguardia delle lingue del mondo, mediante la distribuzione di un originale kit per le scuole elementari ideato per approfondire il tema del rapporto fra le parole e il mondo. Gli appuntamenti prevedono non solo incontri con il
pubblico e con gli studenti, ma anche banchetti per la raccolta di firme a
sostegno dei popoli tribali. Di
questa inusuale visita parliamo con Francesca Casella, che è alla
guida di Survival-Italia dal 1989
dopo aver compiuto alcune esperienze di cooperazione in Africa e che da
tempo scrive articoli e tiene conferenze sui popoli indigeni del
mondo e le loro emergenze. Come è nata l'iniziativa di portare gli Yanomami in Italia? «Survival International è nata nel 1969, oltre trent'anni fa, come risposta ai massacri che si stavano verificando nell'Amazzonia brasiliana. Il primo caso adottato da Survival fu proprio quello degli Yanomami... Questo popolo stava subendo l'invasione massiccia della sua terra da parte di minatori, disboscatori, operai specializzati nella costruzione di strade e piste d'atterraggio, multinazionali e militari. Tanti Indiani vennero uccisi direttamente, a colpi di fucile o macete, ma molti di più morirono per effetto delle malattie importante dagli invasori: malattie comuni da noi come l'influenza o il morbillo, ma che gli indigeni non avevano mai conosciuto prima e verso le quali non avevano difese immunitarie... Fu un vero e proprio genocidio. La sorte di questo straordinario popolo sembrava segnata e tutti predissero la sua scomparsa entro pochi anni». Ma ciò avvenne soltanto in parte, fortunatamente. Sì, perché la campagna internazionale lanciata da Survival e quella condotta da Ccpy (una Ong brasiliana fondata, tra gli altri anche dall'Italiano Carlo Zacquini), riuscirono a mobilitare l'opinione pubblica del mondo intero costringendo l'allora presidente del Brasile Collor de Mello a demarcare il territorio degli Yanomami dando loro una concreta speranza di sopravvivenza. Era il novembre del 1991. E qual è la loro situazione, oggi? Oggi, gli Yanomami non solo sono ancora vivi ma si stanno anche proiettando nel futuro con progetti autogestiti straordinari, come la scuola bilingue, che li aiuteranno a controllare sempre più efficacemente le loro terre e i loro diritti, e a mantenere la loro identità.
L'idea di portare gli Yanomami in Italia viene proprio da qui: dal desiderio di raccontare anche nel nostro paese la storia di un successo: quello conseguito non tanto da Survival, bensì da tutte le migliaia di persone che, insieme agli Yanomami, hanno lottato per oltre vent'anni per riscrivere il destino di questo popolo. E di far conoscere al mondo intero la loro "scuola nella foresta" che dimostra che i popoli tribali non sono necessariamente destinati all'assimilazioni economica o culturale. Vogliamo aiutare gli Yanomami a finanziare i loro progetti autogestiti, soprattutto con il contributo delle istituzioni. Ma dobbiamo anche continuate a mobilitare l'opinione pubblica sulla difficile condizione degli Yanomami, degli altri popoli indigeni di Roraima e del resto del Brasile. La loro situazione rimane infatti critica. I confini del parco yanomami non sono adeguatamente protetti e gli scontri violenti tra minatori e indigeni restano frequenti: l'episodio recente più tragico, avvenuto nel 1993, è stato il massacro di 16 Yanomami ad Haximú da parte di alcuni garimpeiros brasiliani. Il
governo brasiliano non fa nulla per difenderli? La scuola nella foresta è un progetto straordinario, nato nel 1995, durante una riunione generale della comunità yanomami di Demini, in Brasile. Decimati dalle malattie importate dagli invasori, frustrati dalla condizione di emarginazioni in cui venivano relegati dalle istituzioni e preoccupati anche dal rischio di perdere progressivamente la loro cultura, gli Yanomami decisero di dotarsi di nuovi strumenti per controllare meglio gli effetti del difficile "contatto" con il mondo circostante e proteggere più efficacemente i loro diritti. Fu così che, con l'aiuto di Ccpy, inviarono alcuni di loro a Boa Vista e San Paolo, per imparare il portoghese e apprendere alcuni nozioni scientifiche e culturali degli "altri". Quindi, una volta tornati a casa, questi insegnanti formarono a loro volta altri insegnati e aprirono delle scuole bilingue, completamente autogestite, in un numero crescente di villaggi. In queste scuole cominciarono a insegnare materie completamente nuove per loro, come la matematica... Contemporaneamente, però, cominciarono anche a trasmettere in modo sistematico il loro sapere tradizionale, sia in portoghese sia in lingua yanomami, mettendolo per la prima volta per iscritto. Gli Yanomami volevano interagire senza più intermediari con la società brasiliana e con il resto del mondo, volevano poter cooperare con le équipe sanitarie nella diagnosi di malattie importate nei loro territori, gestire in modo paritario accordi e scambi commerciali e promuovere in prima persona i loro metodi tradizionali di gestione sostenibile delle risorse. Volevano mantenere e rafforzare la propria identità. E così, cominciarono a farlo, con grande successo. Quali
sviluppi ha avuto questo progetto? Prima di venire in Italia andranno a Parigi... Inaugureranno la mostra "Yanomami - Lo Spirito della foresta" promossa dalla Fondation Cartier, e si appelleranno all'opinione pubblica per ricevere solidarietà e sostegno, esattamente come in Italia, con l'aiuto dei nostri colleghi francesi. Stiamo attendendo 6 persone: 4 Yanomami provenienti dai villaggi di Demini e Toototobe, nello stato brasiliano di Roraima; Carlo Zacquini, un missionario laico che da 38 anni vive e lotta con loro per la difesa delle loro terre; e la nostra collega inglese Fiona Watson, la responsabile di Survival per le campagne del Brasile, che ha più volte visitato le loro comunità. Gli Yanomami sono uno dei popoli della foresta più numerosi di tutto il Sud America. Abitano la foresta pluviale amazzonica, sulle colline che si estendo lungo il confine tra il Brasile e il Venezuela. Nel solo Brasile sono circa
12.800, suddivisi in 228 comunità. Complessivamente, sono invece 27.000. Per alcuni degli Yanomami in visita, si tratterà del primo viaggi fuori dal Brasile. Davi Yanomami, invece, è giunto per la prima volta in Europa nel 1989 quando è stato chiamato a ritirare, a nome di tutti i popoli tribali con cui Survival lavora, il prestigioso Right Livelihood Award, noto come "Premio Nobel Alternativo" assegnato in Svezia a Survival per il suo "strenuo, coerente e costante impegno" per i popoli più minacciati della Terra. In occasione di quella visita, Davi parlò anche del progetto di assistenza medica urgente sviluppato per 20 comunità dell'area di Demini: un piano sanitario poi attuato nel 1990 e rivelatosi fondamentale per arginare le epidemie mortali importante nel suo territorio dai cercatori d'oro illegali.
Nel corso del tempo, Davi ha compiuto numerosi viaggi portando la sua protesta a Brasília, San Paolo, Washington, UK, Oslo, Vienna, Madrid. Nel 1992 ha tenuto un discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno internazionale dei popoli indigeni di tutto il mondo. A
ospitarli saremo noi di Survival, nelle nostre case e in quelle dei nostri sostenitori.
A offrire loro sedi prestigiose e gratuite in cui poter incontrare i giovani e il grande pubblico sono invece le istituzioni: il
Comune di Milano e la Provincia di Milano. Un ringraziamento particolare va rivolto al Rettore dell'Università Cattolica di Milano e ai docenti Marco Lombardi e Giovanna Salvioni, che hanno organizzato l'incontro del 20 maggio aprendo le porte dell'aula magna anche ai ragazzi del Liceo Beccaria, che da anni sostengono le nostre campagne più gravi. Trascorreremo una giornata anche presso il Parco del Ticino dove gli Yanomami avranno la possibilità di conoscere la flora e la fauna della nostra terra. Poi, l'ultimo giorno, saremo a Padova. Ne abbiamo avute moltissime, anche di tipo burocratico. Lo sapete, ad esempio, che secondo la legge brasiliana gli Indiani sono "minorenni"? In quanto minorenni, possono viaggiare solo se accompagnati e sotto diretta responsabilità di qualcuno. Si tratta di una vecchia legge coloniale, ma tuttora vigente, che dimostra quanta scarsa attenzione ci sia verso popoli che, pur abitando il Brasile da migliaia di anni, non hanno il diritto di possederne nemmeno una parte o di partecipare ai processi decisionali che riguardano le loro vite e il loro futuro. L'interesse per questa iniziativa è già molto alto. Tuttavia, non abbiamo ancora ricevuto nessun contributo economico dalle istituzioni, né per la copertura delle spese dell'evento, né per il finanziamento del progetto bilingue yanomami. Ad aver invece già aiutato Survival a portare la delegazione in Italia è PaperMate. La collaborazione tra l'azienda e Survival era già iniziata lo scorso anno con la campagna "Se ci sei, lascia un segno" e il lancio di un originale kit per le scuole elementari realizzato con l'obiettivo di sensibilizzare gli studenti italiani alla diversità e alla salvaguardia delle lingue del mondo. Il kit è ambientato proprio nella comunità del leader yanomami Davi Kopenawa, è stato ideato per mostrare che le lingue e le scritture degli altri custodiscono esperienze e visioni del mondo uniche e insostituibili, ma che non vale conservarle solo nei musei o sul web, poiché esse rappresentano, per i popoli, una dimora speciale grazie alla quale alimentare il senso dell'esistenza e la propria identità. Se ci sono insegnanti che desiderano riceverne una copia gratuita, possono telefonare allo 02-6709496 (VVE Contract). Si tratta di uno strumento davvero prezioso e ricco di spunti interdisciplinari. Ogni anno Survival si occupa di circa 50 casi specifici, distribuiti grosso modo in 25 paesi, dando priorità ai gruppi che hanno contatti limitati con il mondo esterno e non sono rappresentati da nessuna organizzazione. Tra tutti i popoli, infatti, questi sono i più vulnerabili. Al momento non abbiamo in programma nessun altro evento come quello promosso per gli Yanomami, tuttavia, siamo sempre alla ricerca di fondi per dare voce a tutti i popoli più minacciati del momento, come i Boscimani, ad esempio, che vorremmo poter portare presto in Europa. Gli Yanomami non hanno bisogno di denaro, abiti o cibo; quello che loro vogliono è solo il rispetto dei loro diritti, primi fra tutti quello alla vita, alla proprietà delle loro terre e alla libertà di decidere autonomamente del loro futuro. Per questo, il modo migliore di aiutarli è quello di unire la propria voce alla loro, aderendo alla campagna di lettere promossa da Survival per fermare la militarizzazione dell'area e chiedere il riconoscimento dei loro diritti territoriali. Inviare lettere di protesta ai diretti responsabili delle violazioni a cui si vuole porre fine si è sempre dimostrato uno degli strumenti di cambiamento più efficaci. Nel corso del tempo, abbiamo promosso decide e decine di campagne come queste aiutando concretamente molti popoli indigeni a veder riconosciuti i loro diritti territoriali, a porre fine al disboscamento delle loro terre o all'estrazione mineraria, a fermare la violenza e l'oppressione da parte dei governi. Ma li si può aiutare anche mettendoli in contatto, attraverso noi, con istituzioni o aziende che possano finanziare i loro progetti autogestiti, oppure semplicemente iscrivendosi a Survival: senza le donazioni e le quote di iscrizione dei nostri soci, noi semplicemente non esisteremmo e non potremmo continuare a dare ai popoli tribali il sostegno di cui necessitano per far sentire al mondo la loro voce.
L'indirizzo web di Survival Italia: http://www.survival.it
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Programma della manifestazione (dalla sezione "Appuntamenti")
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