(em
portugues)
Dall'ormai
lontano 1995 la voce calda e pacata di Monica Paes
"riporta a casa" la comunità brasiliana milanese grazie alla trasmissione
"Avenida Brasil" da lei condotta il sabato dalle frequenze di
Radio Popolare. Il programma di Monica, ormai diventato un must per gli appassionati di musica popolare brasiliana e spesso
aperto alla presenza di musicisti e ospiti quasi sempre a sorpresa, è un interminabile viaggio
nell'enorme spettro musicale brasiliano. La flemma tipicamente carioca
della conduttrice indurrebbe a pensare che nel suo programma tutto sia
fortuito e incidentale; lei invece riesce quasi sempre ad avere i boatos e
le
ultime novità musicali provenienti dal Brasile, senza mai farlo pesare
agli ascoltatori. Chi non la conosce potrebbe essere ingannato dalla sua
apparente ritrosia, ma Monica, oltre a essere una donna colta e di un
certo carisma, è ormai diventata una presenza "forte", dentro e
fuori la radio. E proprio alla sede dell'emittente siamo andati a trovarla
un sabato pomeriggio, scorgendola indaffarata tra microfoni, mixer e
lettori cd: gli unici con i quali, da sempre, non è ancora riuscita a
instaurare un buon rapporto.
Nel suo programma spesso presenta canzoni nuovissime e che ancora non sono
reperibili sul mercato italiano. E' in contatto con artisti o case discografiche in Brasile?
«No, non ho contatti con canali ufficiali - risponde Monica - ma ci ho provato. Vado in Brasile
regolarmente ogni due anni, con le mie 3 figlie, e cerco di restarci un
po': almeno una quarantina di giorni, considerato che rimanerci per un
periodo più breve sarebbe più stressante».
Come riesce a procurarsi il materiale per la sua trasmissione?
«Tramite amici, un po' in Italia, un po' in Brasile. Mi mandano molti dischi,
me li regalano proprio. E qualcosa arriva tramite la stessa radio, che ha altri contatti, anche con case discografiche.
Le informazioni le ottengo anche tramite internet. E naturalmente ho anche amici a Milano, come Roberto
Romano e Mauro Finazzi, anch'essi collaboratori della vostra rivista. Loro lavoravano
in un noto negozio di dischi di Milano che importa anche musica brasiliana, e erano sempre al corrente di quello che succedeva in Brasile. Mi hanno aiutato e
continuano ad aiutarmi molto».
Che cosa l'ha portata a venire in Italia?
«Sono ballerina e
arrivai qui tramite la danza. Ho ballato per 10 anni in Brasile, ho insegnato danza a Rio de Janeiro e un giorno mi è
capitò di venire in Italia con Oba
Oba, nel 1984, con una produzione di Franco Fontana rimasta per molti anni in
tournée. La prima durò nove mesi: sei in Italia e tre in Spagna. Poi sono
tornai in Brasile dove sono rimasi per un anno prima di tornare da sola a Roma, dove avevo tenuto dei contatti. A Rio era difficile vivere
di sola danza, salire sul palcoscenico. Dovevo insegnare molto, dare molte lezioni e
continuare a vivere con i miei genitori. Durante la tournée in Europa ero
invece riuscita a guadagnare qualcosa e mi ero divertita molto. Quell'anno
il cartellone di Oba Oba prevedeva soltanto musica dal vivo in palcoscenico.
Insieme a me c'erano Jair
Rodrigues, Eliana Estevão, un elenco di percussionisti meravigliosi e una squadra di mulattas di
rango. Era un grande musical, con riferimenti alla macumba, alla schiavitù. Avevamo una buona colonna sonora,
eravamo in cinque ballerine e facevamo coreografie afro, jazz. Era veramente uno schema musicale tipo
Broadway».
E come fu che si trasferì a Milano?
«Dopo la tournée e un periodo trascorso in Brasile, tornai a Roma, nel febbraio del 1986.
Lì insegnai danza e lavorai con un coreografo. Poi venni a Milano perché mi
innamorai di un milanese dal quale ho avuto due figlie. Dopo 4 o 5 mesi che ero arrivata a Milano,
ricevetti un invito da Europa Radio per condurre una trasmissione dal vivo di un'ora e mezza alla settimana. Questa radio non esiste più, era in una piccola sede in via Tortona
e trasmetteva jazz. Era una radio non commerciale con pochissima pubblicità. Elda Botta, la creatrice della radio, è una persona di altissimo
livello».
Anche allora conduceva una trasmissione di musica brasiliana?
«Si, e facevamo anche musica dal vivo. Lì avevo una squadra, era diverso da
dove sono ora dove opero da sola. Con Europa Radio ho avuto l'opportunità di conoscere il top del jazz italiano. Dopo una pausa di 2 anni, periodo in cui ho avuto le mie due figlie, nel 1994 mi
richiamarono per condurre una trasmissione chiamata "Parole e Musica",
ma nel frattempo continuavo a lavorare con la danza, collaborando con la
scuola di "Quelli di
Grock". Poi appresi l'arte dello shiatsu dopo essermi
sottoposta a trattamenti che oggi a mia volta eseguo».
Ha notato un cambiamento nella percezione della musica brasiliana da parte del pubblico italiano da
quando è venuta ad abitare in Italia?
«Nelle mie trasmissioni ho sempre cercato di aprire più che potevo a
tutti i generi musicali. Certo a volte ci manca la musica brasiliana più
tradizionale, la bossa nova. Anch'io spesso ne sento la mancanza».
E riusciva sin dagli inizi a proporre la musica brasiliana più recente?
«Sì, e già dai tempi di Europa Radio, che era molto purista. Elda aveva una concezione assolutamente acustica della musica. Ma mi dava spazio e allora
riuscivo a trasmettere anche altri tipi di musica. Come quella di Jorge Ben, per esempio.
La presenza di Miriam Lake, con la quale ho iniziato la trasmissione che
conduco attualmente, mi ha aiutato ad aprire molto la gamma musicale perché lei
è sempre vissuta in una dimensione molto più vicina al Brasile. Ora ci è tornata,
e vive in Bahia. Mi manca molto: penso che "Avenida Brasil"
debba molto anche a lei».
Dopo la collaborazione con Miriam, è rimasta da sola a condurre la trasmissione?
«Sì, ma per diverso tempo ho potuto contare su altre collaborazioni e sono contenta, perché la
vena della trasmissione non si è mai esaurita, forse perché la amiamo molto. C'è molto amore in
"Avenida
Brasil"».
Come è composto il suo pubblico: ci sono italiani, brasiliani?
«Penso che vi siano entrambi, ma non ho la percezione di quanta audience la trasmissione
riesca a raggiungere. Io entro in una saletta con un microfono e sento musica, quasi parlo con me stessa. È una cosa molto intima.
"Avenida Brasil" esiste dal '95 e succede che a volte le persone per strada riconoscono la mia voce. È una sensazione meravigliosa. Mi sento riscaldata quando ciò succede ma nel momento in cui sto facendo la trasmissione non ho questa
percezione».
A che cosa si è appassionata in questo ultimo periodo?
«Sto
terminando la traduzione in italiano di un libro di Caetano Veloso, per
una importante casa editrice».
E'
il suo primo lavoro in questo campo?
«A questi livelli, sì. Ho già eseguito traduzioni di testi musicali, già dai tempi di Europa Radio e lavoro anche come interprete, qui
a Radio Popolare. Mi è molto piaciuto lavorare alla traduzione di un libro di
Caetano. Adesso sono già in fase di editing e credo che se il risultato piacerà
all'editore, il libro sarà pubblicato. Io mi identifico molto con
Caetano, anche quando non sono d'accordo su ciò che dice. Mi piace quando prende posizione, è sempre molto
autentico e provocatorio. Un'altra sua caratteristica con la quale mi
identifico è quella di divagare molto. Il suo libro è così, e lo
sono anch'io».
Che rapporto ha con gli altri artisti brasiliani a Milano?
«Kal dos Santos, Gilson Silveira, Nenê Ribeiro, Mestre Baixinho: tutti quanti noi siamo
arrivati in Italia più o meno nello stesso periodo, e abbiamo sempre collaborato gli uni con gli altri.
Tra l'altro Gilson era venuto a suonare già nella mia trasmissione ai
tempi di Europa Radio».
Quale attenzione si augura che il nuovo governo brasiliano darà alla cultura?
«Gil al ministero della Cultura potrà migliorare molto le cose. Il Brasile è già molto amato all'estero
grazie alla promozione farra dai propri artisti. Ritengo che Gil sia sempre stato un
"animale politico", molto integro. Caetano è più fragile. Ma
Gil ha una forza che forse è dovuta al colore della sua pelle. E la
struttura dei neri è più flessibile e più duratura allo stesso tempo. È un'energia
forte».
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
«Penso di essere una donna veramente poco ambiziosa. Non ho obiettivi stabiliti. Vivo bene il mio
giorno dopo giorno. Amo stare con le mie figlie, il mio essere presente,
il seguirle da vicino. Per me è questa la priorità da quando è arrivata la prima,
quattordici anni fa. Tutto il resto succede mentre camminiamo nella direzione
in cui vogliamo andare. Finche me ne sarà data opportunità e vi sarà interesse,
continuerò a fare questa trasmissione perché questo è uno spazio importante nella mia vita: la musica e il Brasile.
Metto molto affettività nel mio lavoro. Non riesco a strumentalizzarlo, è un settore del cuore, non metto insieme il denaro o altre cose. E
nel mio modo di esprimermi mi sento sempre più sicura, penso di avere qualcosa da
dire».
Che cosa ascolta in questo periodo?
«In questa fase sto vivendo un periodo molto musicale, sto ascoltando molta musica. Anche musica nuova e nuovissima. L'ultimo disco di Nação
Zumbi, ad esempio. Dj Dolores, di cui ora sono innamorata, penso sia una persona illuminata. E ascolto anche tutto quello che arriva dal
Nordeste. Penso che la musica brasiliana è viva, vivissima. Sto sentendo anche molta bossa
nova classica: Tom
Jobim, João Gilberto. E ci sono cose che ascolto sempre, some Caetano,
Gil e Chico, che per me è hors-concours. Ma vi sono anche molti altri che stano arrivando che mi piacciono tanto. Sono molto affezionata a
Lenine: penso che sia un ponte che attraversa il Brasile. E mi piacerebbe molto che tutta questa musica arrivasse in Italia, ma non è facile,
occorre un po' di pazienza. Quando guardo a Londra e a Parigi ci rimango male per Milano.
Ma sono certa che le cose miglioreranno anche qui».
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portugues)
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Há muitos anos a voz quente da carioca Monica Paes nos leva de volta pra
"casa" toda semana com o seu programa Avenida Brasil e nos faz viajar de norte a sul e de ontem até hoje através do "seu" enorme espectro musical
brasileiro. Fui encontra-la na sede da Radio Popolare de Milão, onde
trabalha, entre microfones, mixers e muitos CDs. O seu programa está sempre
aberto para quem se interessa pelo Brasil, exatamente como a Monica, que para esta entrevista me recebeu de braços abertos e demonstrou quanta
paixão tem pelo seu trabalho.
O que a trouxe para a Itália?
«Eu sou bailarina e cheguei aqui dancando. Dancei por 10 anos no Brasil, dei aula de dança no Rio de Janeiro e um dia aconteceu de eu vir pra Itália, com o Oba Oba, em 1984, com uma produção do Franco Fontana que ficou muitos anos em tournée. A primeira durou 9 meses, 6 na Itália e 3 na Espanha. Aí voltei pro Brasil, fiquei um ano e depois voltei sozinha pra Roma, onde tinha feito contatos. No Rio era difícil viver da dança, subir no palco. Eu tinha que dar muita aula e tinha que morar com os meus pais. Durante a tournée eu tinha ganho algum dinheiro e me divertido muito. Naquele ano o Oba Oba tinha só música ao vivo no palco, tinha trazido o Jair Rodrigues, a Eliana Estevão, um elenco de percursionistas maravilhosos e um time de mulatas de grande categoria. Era um grande musical, a gente falava da macumba, da escravidão. Tinha uma boa trilha sonora e eramos em cinco bailarinas, faziamos coreografia, afro, jazz. Era um esquema de musical tipo Broadway
mesmo».
E por que você se mudou de Roma pra Milão?
«Depois da tournée e do período no Brasil eu voltei pra Roma, em fevereiro de 1986. Dei aula e trabalhei com um coreógrafo de New York. Depois vim pra Milão porque me apaixonei por um milanês , com quem tive duas filhas. Após 4 ou 5 depois de ter chegado em Milão, recebi um convite da Europa Radio pra fazer um programa ao vivo de uma hora e meia por semana. Essa rádio não existe mais, era em uma sedezinha em via Tortona, que fazia Jazz. Uma rádio não comercial com pouquissima publicidade. A Elda Botta, a criadora da rádio, é uma pessoa de grande
categoria».
O programa era sobre música brasileira?
«Sim e também transmitiamos música ao vivo. Alí eu tinha uma equipe de apoio, era diferente do meu trabalho aqui na Radio Popolare onde faço tudo sozinha. Com a Radio Europa tive a oportunidade de conhecer a fina flor do jazz italiano. Depois de uma pausa de dois anos, período em que tive as minhas duas filhas, em 94 eles me chamaram de novo pra fazer uma programa chamado Parole e Musica", enquanto isso eu continuava a trabalhar com dança, dei aula a Quelli di Grock. Depois comecei a aprender shiatsu porque eu tinha me tratado muito com shiatsu quando eu dançava aqui e hoje eu trabalho com isso
também».
No teu programa, você as vezes apresenta ao público músicas muito novas, que às vezes ainda nem estão disponíveis no mercado italiano. Você tem contatos com artistas ou casas discográficas brasileiras?
«Não, não tenho contatos com canais oficiais, até tentei fazer alguns. Eu vou ao Brasil regularmente, uma vez a cada dois anos com as minha 3 filhas e tento ficar um pouco de tempo, uns 40 dias, menos que isso é muito
estressante».
E então como è que você consegue o material para o seu programa?
«Através de amigos, um pouco aqui na Itália, um pouco no Brasil. Me mandam muitos discos, me dão de presente mesmo. E alguma coisa também chega através da rádio mesmo, que tem outros contatos, com casas discográficas inclusive. Outras coisas eu consigo me informando mesmo, até através da internet. E também tenho amigos em Milão, o Roberto Romano, o Mauro, que também colaboram com Musibrasil. Eles trabalhavam na Buscemi e faziam importação de música brasileira e estavam sempre muito em dia. Eles me ajudaram e me ajudam muito
ainda».
Você notou alguma diferença na pecepção da música brasileira pelo público italiano desde que você começou a trabalhar com as rádios na Italia?
«Eu sempre procurei abrir o mais possível. Claro que às vezes sente-se saudades de escutar a música brasileira mais antiga, a bossa nova. Eu mesmo sinto
falta».
Mas desde o começo você já conseguia inserir músicas mais atuais do Brasil no seu programa?
«Conseguia, aliás já desde a Europa Radio, que era muita purista. A Elda (Botta) tinha uma concepção da música absolutamente acústica. Mas ela também abria porque eu colocava outras músicas, sempre coloquei Jorge Ben, por exemplo. A Miriam, (Lake) com quem eu comecei a fazer o Avenida Brasil me abriu muito porque ela sempre esteve em uma dimensão muito mais próxima do Brasil. Ela voltou pro Brasil e esta morando na Bahia agora. Eu sinto muito falta dela, ela me ajudou muito e eu acho que a Avenida Brasil é ela
também».
E depois da colaboração com a Miriam você ficou sozinha da condução do programa?
«Sim, mas tive várias colaborações e fiquei muito feliz que o programa não morreu porque acho que a gente o ama muito. Tem muito amor no Avenida
Brasil».
Quem te ouve? São brasileiros, italianos?
«Acho que um pouco de tudo mas na verdade não tenho a dimensão do alcance do programa, eu entro em uma sala sozinha com um microfone e ouço música, falo quase comigo mesma. É uma coisa muito íntima. O Avenida Brasil existe desde 95 e acontece que às vezes as pessoas na rua reconhecerem a minha voz. Isso me dá uma sensação de maravilha. Me sinto muito aquecida quando isso acontece, mas na hora em que estou fazendo o meu trabalho não tenho essa
percepção».
Você agora está acabando a tradução de um livro do Caetano Veloso. Este será o seu primeiro trabalho deste tipo?
«Neste nível, sim. Eu já trabalho com traduções de letras de música, já desde os tempos de Europa Radio e também trabalho como interprete aqui na Radio mesmo. Gostei muito de fazer este trabalho de tradução de um livro do Caetano, eu egora já estou na fase de revisão e acredito que se os editores gostarem do resultado ele será publicado. Eu me identifico muito com o Caetano, mesmo quando eu discordo das coisas que ele diz. Eu gosto da posição dele, que é sempre muito provocadora e autêntica. Outra coisa com a qual eu me identifico é que ele divaga muito. O livro dele é assim e eu
também».
Como você se relaciona com os artistas brasileiros em Milão?
«O Kal (dos Santos), o Gilson (Silveira), o Nenê (Ribeiro), o (Mestre) Baixinho, todos nós, viemos mais ou menos na mesma época e sempre colaboramos muito uns com os outros. O Gilson veio tocar no meu programa já na época da Europa
Radio».
Que atenção você espera que o novo governo do Brasil à divulgação da cultura brasileira?
«O Gil no ministério da Cultura pode melhorar muito. O Brasil já é muito amado no exterior justamente por causa dos artistas brasileiros. Eu acho que o Gil sempre foi um ser político, muito integro. O Caetano é mais frágil. O Gil tem uma forca que talvez venha da cor dele mesmo. A materia deles (N.R. dos negros) é mais flexível e duradora ao mesmo tempo. É uma energia
forte».
Quais os seus projetos para o futuro?
«Eu acho que eu sou uma mulher muito pouco ambiciosa. Eu não tenho objetivos estabelecidos. Eu vivo bem o meu dia a dia. Adoro estar com as minha filhas, estar presente, seguir elas de perto. Isso pra mim, desde que a primeira chegou a 14 anos atrás, virou prioridade. O resto vai acontecendo e a gente vai caminhando todo dia pra onde a gente quer ir. Não tenho planos para o futuro. Eu estou bem, fazendo coisas que eu gosto. Enquanto tiver espaço e houver interesse eu vou continuar fazendo este programa porque é um lugar importante da minha vida este espaço aqui, da música e do Brasil. Tem muita afetividade neste meu trabalho. Eu não consigo utilizar isso de outro modo, é um departamento do coração, não misturo com dinheiro ou outras coisas. E na literatura eu me sinto cada vez mais segura, acho que eu tenho alguma coisa a dizer».
E o que é que você tem escutado agora?
«Agora estou passando por um período muito musical, tenho ouvido muito. Mesmo músicas novas e novíssimas. O último disco de Nação Zumbi. O DJ Dolores, por quem eu me apaixonei agora, acho que é uma pessoa iluminada Ouço também tudo que vem do nordeste. Eu acho que a música brasileira tá viva. Ta' vissimima. E eu também tenho ouvido muita bossa nova, Tom Jobim, João Gilberto. E tem coisas que eu ouço sempre, o Caetano, o Gil e o Chico que pra mim é hors-concours. E tem muitos novos aí, gente chegando que eu acho legal. Sou uma grande fã do Lenine, acho que ele é uma ponte mesmo que atravessa o Brasil. E gostaria muito que essa música chegasse na Itália, mas não é fácil, aqui demora um pouquinho. Eu vejo Londres e Paris e fico morrendo de dó de Milão. Mas acho que vai
melhorar».
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