La favela di Salgueiro e la sua musica

 

 

di Luis Agudo

 

 

 

INTRODUZIONE

 

"Il morro per me una scuola di arte e di amore"

Luis Agudo racconta i suoi anni vissuti a Salgueiro

 

di Maria Grazia Pasin

 

 

      Ballabio (Lc) - Mentre lo aspettiamo, il cielo piange. Luis è in ritardo. Le piccole case, la strada, le montagne, niente ha colore. Poi eccolo, passo svelto, voce melodiosa e sorriso che fa tornare il sole. E allora dentro, veloci, in casa. La casa, impossibile descriverla. La sua è solo un cumulo di emozioni, niente di quello che vedo assomiglia a qualcosa di cui ho già fatto esperienza. E mentre percorro le stanze, rischiando a ogni passo di inciampare in un pezzetto di vita del mio ospite, cerco nei cassetti ordinati della mia mente qualche ricordo già catalogato che vi somigli. L'anima di Luis è lì, pronta a farsi conoscere. Non si nasconde, ti spalanca la porta, già è disseminata in tanti piccoli frammenti su pavimento, divano, appesa al muro. E quando egli inizia il suo racconto, ecco che si svela ancora e ancora...

Nel 1965, durante il carnevale nella sua città d'origine argentina, La Plata, era stata invitata la scuola di samba carioca di Salgueiro. Luis è già un appassionato percussionista dilettante, e la notizia lo esalta. Tanto briga che riesce a intrufolarsi nell'organizzazione dell'evento. E ecco il primo avvenimento incredibile. Una coincidenza a dir poco strabiliante. Luis attende con trepidazione insieme ad altri  l'arrivo del pullman che deve portare i musicisti. Quando finalmente è davanti a lui e si spalancano le portiere, egli rimane a bocca a aperta. Il primo, proprio il primo sambista che scende dal gradino dell'automezzo e salta a terra lo conosce, l'ha già visto da qualche parte. Non crede ai propri occhi, Luis. Purtroppo non sa parlare portoghese, e allora corre a casa, fruga in un cassetto, e lo trova. E' in un ritaglio di giornale, ormai vecchio, che chissà perché aveva sempre conservato. 

Eccola,  la foto di quel percussionista che sfilava con i suoi compagni della scuola di samba durante un carnevale di Rio. E ora, lo stesso musicista era sceso da quel pullman. Poteva non essere un segno del destino? Ritorna di corsa all'albergo dove la comitiva era alloggiata, lo cerca, lo trova e gli mostra a gesti il suo ritaglio di giornale. E' l'inizio di una grande, intensa amicizia, anche se purtroppo breve. E per Luis è anche l'inizio di una nuova vita.

George do Pandeiro, questo il nome del suo nuovo amico percussionista, deve subire un intervento urgente al cuore. Luis lo segue in Brasile, a Rio de Janeiro, si adopera perché possa essere curato nel migliore dei modi. E sopra tutto gli è vicino con il suo amore fraterno. Ma dopo pochi giorni George muore, durante l'operazione. Luis è completamente abbattuto, ma ormai ha chiuso con la sua vita precedente, se l'è lasciata alle spalle. E allora una mattina si avvia chiedendo informazioni per la strada in un portoghese improbabile, sulle tracce del suo caro amico che non c'è più. 

Cerca il morro di Salgueiro, una collina su cui è situata la favela che dà il nome alla "sua" scuola di samba. Lo trova, si inerpica per la salita poco agevole, osservato di sottecchi dai radi passanti. E ecco il secondo evento, un'altra coincidenza strabiliante che cambia nuovamente il corso della sua vita. Dalla finestra di una delle prime baracche si sente chiamare per nome. E' D'jalma, una passista della scuola di samba che aveva conosciuto alla Plata insieme a George. E proprio in quella casa insieme a D'jalma, a Donna Fia sua madre, a suo padre e ai suoi fratelli Luis passerà quasi 5 anni della sua vita. Un figlio anche lui, accolto in famiglia come Donna Fia aveva già fatto con altri. In una casa dove le uniche ricchezze erano l'amore e la musica. 

Luis trascorre in quella casa alcuni tra i più importanti anni della propria vita, è al morro di Salgueiro che conosce l'amore, la solidarietà, la musica dalla quale non riuscirà più a separarsi. E negli anni successivi entra a far parte a tutti gli effetti della Scuola di samba di Salgueiro. Il quotidiano "Globo" racconta la sua esperienza, perché in quegli anni fa ancora notizia che uno studente argentino sfili con una delle istituzioni più tradizionali del carnevale carioca. Ed ecco come Luis Agudo rivive per noi quegli anni, raccontando la sua esperienza di uomo e di musicista, formatosi a una scuola di vita senza eguali.

 

 

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La favela di Salgueiro e la sua musica

Radici e tradizioni di una storica scuola di samba 

di Luis Agudo

 

traduzione dallo spagnolo di Mabel Ghirardotti

"Quando un anziano muore, è come una biblioteca che si è incendiata". Proverbio africano

     Questo proverbio è significativo e molto valido per le culture nelle quali esiste soltanto la comunicazione orale e non scritta. Fortunatamente nel caso della storia sociale della favela di Salgueiro e della sua musica, si può contare su documenti scritti, discografici e alcuni testimoni oggi ancora in vita. Il morro di Salgueiro è stato comunque innervato da profonde radici africane. Ricordo ad esempio Maria Ceguinha. Esibiva come fossero decorazioni le dita della mano, deformate per i tormenti e le torture della schiavitù, ma ciò non le impediva di assistere come levatrice tante donne partorienti della comunità e di esercitare il suo ruolo di sacerdotessa nelle cerimonie di origine africana. 

Essendo a conoscenza della mia lunga permanenza nel morro di Salgueiro, Fabio Germinario mi ha suggerito di scrivere per questa rivista racconti come modesta testimonianza di quel periodo. Ho accettato questa sua proposta, spinto anche dalla consapevolezza di quanto oggi sia urgente la difesa e la conservazione di identità e tradizioni in un momento di perdite di memoria e alienazioni collettive. Non ho trovato né troverò parole per ringraziare il destino per tutto ciò che ho visto, ho udito e vissuto nel mio amato morro di Salgueiro, dove oltre a trovare una famiglia ho potuto formarmi a una profonda scuola d'arte e di amore. Convivere con i suoi abitanti nella più completa, genuina e poetica condivisione di vita e di musica è stata una esperienza che mi ha segnato per sempre. 

Ora il mio obiettivo non è solo quello di fare racconti personali in forma di aneddoto, ma di descrivere al lettore alcuni aspetti e di fargli conoscere alcuni dati che contribuiscono alla comprensione dell'esistenza della scuola di samba di Salgueiro e di alcune storie di vita all'interno del morro. Per me non è un compito facile poiché, come segnalavo precedentemente, vi è una intima fusione di fattori ed è complesso dare un ordine descrittivo al mio racconto perché mi si accumulano grandi quantità di immagini e cose vissute. Ma da qualche parte devo pur iniziare...

Nella parte nord della città di Rio de Janeiro si trova il quartiere di Tijuca. In lingua tupi, Tijuca vuol dire fango. In questo agglomerato urbano si trova la piazza Saenz Penha, da cui si diparte la via General Rocca. Al termine di questa strada si può notare la prima elevazione del morro di Salgueiro. Morro, in portoghese-brasiliano, è sinonimo di collina. Su questo morro si è sviluppata una favela. Il nome di favela deriva da quello di un fiore importato a Rio da immigranti provenienti dallo stato del Minas Gerais stabilitisi sui morros. A Salgueiro sono giunti, in cerca di fortuna, abitanti del Minas, di Bahia e del nordest del Brasile. La popolazione del morro di Salgueiro è costituita per lo più da persone di colore: lavoratori edili, lavandaie, domestiche e altre attività riservate alla classe più povera della società brasiliana. Da sempre la delinquenza è stata identificata a assimilata alla popolazione del morro, provocando e giustificando crudeli, costanti e assurdi atti di violenza poliziesca. 

Il grande poeta "salguerense" Geraldo Babâo, intercettato e maltrattato da una pattuglia della polizia mentre scendeva dal morro, perdendo la sua giornata di lavoro, ha composto il seguente samba:

 

 

 

Samba del lavoratore

Scendo di mattina presto
Ritorno di sera
Con il mio corpo stanco
Martirizzato
Non ho voglia
Di leggere il mio giornale.
Nel guardare la prima pagina
Ho un sentimento profondo
Nel vedere scritto
Chi abita nel morro è vagabondo.
Ragazzo dell'alta società
In questo samba
Io ti spiego la realtà
Nel morro non si vive
Soltanto di vagabondaggio
Neanche di malandrinaggio
Neanche di gioco di carte
Nel morro esiste capo di famiglia
Che scende ogni giorno
Alla ricerca di lavoro.



 

Samba do trabalhador

Desço de manhãzinha
Regresso a tardinha
Com meu corpo cansado
Martirizado,
Não tenho prazer
Em ler meu jornal.
Ao olhar a primeira pagina
Tenho um sentimento
profundo
Em ver escrito,
quem mora no morro è vagabundo
Moço de alta sociedade
Neste samba
Eu lhe explico a realidade
No morro não se vive
Sò de viagem
nem de malandragem
Nem de jogo de baralho,
No morro existe chefe de familia
Que desce todo dia
Em busca do trabalho

 

Il 3 aprile 1953 è stata fondata la Scuola di samba Accademici di Salgueiro, grazie alla fusione delle già esistenti "Uniti di Salgueiro", "Depois eu digo" e "Azul e branco". Come colori sono stati scelti bianco e rosso. Salgueiro, insieme a "Estação primeira da Mangueira", "Portela" e "Imperio Serrano" è la scuola più antica e tradizionale di Rio. Ognuna di esse con i propri colori, storie, morros, e quartieri. Durante il carnevale del 1954, Salgueiro ha sfilato con il Samba Enredo (intreccio).

Romaria a Bahia

compositori: Abelardo da Silva, Duduca e José Ernesto Aguiar

 

Festa amata e adorata
Benedetta dal Signore di Bonfim
Si ascoltava il "Catereté"
Cantavano perché
Questa festa ritorna così
Carnevale, fantasia
Belle feste, di Romaria
Presentiamo ciò che succede a Bahia
Là - Rà - Là - Là - Rà- Là
Oh Oh Oh Bahia
E' la terra del coco
E della buona baiana di acarajé
Oh Oh Oh Bahia
E' la terra del samba
E di gente "bamba"
E del candomblé
Bahia Bahia
Orgoglio di questa nostra melodia

Fin dai tempi dell'imperatore
Che questa festa si è glorificata
La maggiore che ancora esiste
Fino a oggi a Bahia
Per questo nel nostro intreccio di carnevale
Offriamo questo omaggio
Alla terra santa di San Salvador
Vedete, nostre baiane
Cantano così:
Salve a Bahia
E al Signore di Bonfim

Festa amada e adorada
Abençoada pelo Senhor do Bonfim
Ouvia-se o "Catereté"
Cantavam porque
Esta festa tornou-se assim
Carnaval, fantasia
Lindas festas, de Romaria
Apresentamod o que acontece na Bahia
Là - rà - Là - Là - Rà - Là
Oh Oh Bahia
E' a terra do coco
E da boa baiana do acarajé!
Oh Oh Bahia
E' a terra do samba
E de gente bamba
E do candomblé,
Bahia Bahia
Orgulho desta nossa melodia

Desde o tempo do imperador
Que esta festa se glorificou
A maior que ainda existe
Até hoje na Bahia
Por isso, em nosso enredo de carnaval
Prestamos
esta homenagem
A terra santa de são Salvador.
Vejam, nossas bahianas
Cantam assim:
Salue a Bahia
E o Senhor do Bonfim

 

BIOGRAFIA DI LUIS AGUDO

Luis Agudo nasce a La Plata (Argentina) nel 1940. Dall'età di 14 anni frequenta il conservatorio musicale della città di La Plata e studia percussioni sotto la guida del maestro Antonio Yepes. Nel 1965 parte per il Brasile e entra a far parte della "Bateria" della "Escola do Samba Academicos do Salgueiro", una delle quattro tradizionali scuole di samba di Rio de Janeiro. Vive in una favela (morro do Salgueiro), integrato in una famiglia locale e nel 1970 parte per Parigi dove si esibisce e registra con Paul Mauriat, Eddie Louiss, Jo Maka, Maria D'Aparecida, Bernard Loubat, Christiane Legrand, Daniel Humair, Alby Cullaz, Michel Gaudry, Jean Charles Capon, André Cecarelli, Cesarius Alvim, George Ben, Hector "Costita" Bisignani. Nel 1972 torna in Sudamerica accompagnando George Moustaki in Venezuela e in Brasile. Al ritorno in Europa forma un proprio gruppo di musica e danza portando spettacoli in molte città della Germania. Il tour termina in Svezia, dove Agudo soggiorna per due anni insegnando musica presso la Orebro Music School e dove suona e registra con Bem Rossengren, Palle Danielson, Red Mitchell, Eje Thelin e altri. Nel 1974, sempre in Svezia, incontra e registra un album con Elvin Jones. Nel 1977, a Roma, con altri musicisti e insegnanti di musica fonda la Scuola di musica del Testaccio. Dal 1985 al 1987 è in Africa per studiare il folklore musicale di quel continente, con lunghi soggiorni in Costa d'Avorio. Con il rappresentante per l'Europa di Nelson Mandela, Beni Nato, si esibisce in dimostrazioni contro apartheid in Sud Africa, per conto dell'Associazione Frees Des Hommes. Nel 1989 suona con il maestro del folklore argentino Athaualpa Yupanqui al Piccolo Teatro di Milano. Registra con Paul Motian, Bill Evans, Michel Formand, Danny Gottlieb per "Soul note" e "Nowo". Nel 1990 forma un duo con il pianista italiano Franco d'Andrea, con il quale incide il cd "Enronsadira" e nel 1995 registra a Buenos Aires il cd "South of the world" con il chitarrista Pablo Bobrowicky e il percussionista Norberto Minichillo per la casa discografica italiana Red Records. Nel 1996 forma "Afrorera", un duo di percussioni con il musicista argentino Norberto Minichillo. Dal 1991 alla primavera del 1998 Luis Agudo ha vissuto in Cile, a Santiago. Nel 1998 si ristabilisce in Italia e l'anno successivo, in primavera, si trasferisce al Nord Italia e in settembre si concretizza il progetto della mostra multimediale e itinerante "Le radici africane della musica latinoamericana" (realizzato con il contributo della Comunità Europea). In questo ambito Agudo contribuisce alla realizzazione di un cd rom e gestisce lo "Spazio Percussivo". Nei luoghi dove la mostra viene portata tiene laboratori e concerti, suonando da solo o con musicisti come il pianista Franco d'Andrea, il sassofonista Xavier Giretto e il chitarrista Irio De Paula. Nel dicembre 1999 collabora con Dino Saluzzi, erede spirituale di Astor Piazzolla, in un tour con il coro "Canto Sospeso" di Martinho Lutero. Nel 2000 continua la collaborazione con D'Andrea e il Trio De Paula, e è presente in svariate situazioni jazzistiche e non, alternando l'attività concertistica a quella didattica. Luis Agudo si è esibito in 24 nazioni e è menzionato nel dizionario spagnolo "I Grandi del Jazz", edizioni Sarpe, e in quello italiano di Musica, edito dalla Curci. Ha depositato 53 composizioni originali. 

DISCOGRAFIA 


1971 - BADEN POWELL (Barclay)
1972 - GEORGES MOUSTAKI "L’ame de" (Polydor)
1972 - BADEN POWELL "Le coeur de" (Musidisc Europe)
1972 - BADEN POWELL "Le genie de" (Musidisc Europe)
1972 - BADEN POWELL (Musidisc Europe)
1972 - BADEN POWELL "L’art de" (Musidisc Europe)
1972 - EDDIE LOUIS "Porgy and Bess" (Barclay)
1974 - ELVIN JONES "Mr.Thundeer" (East West Records)
1975 - LUIS AGUDO "Viera" (Horo Records)
1977 - GIORGIO GASLINI "Live Teatro Lirico Milano" (Dischi della Quercia)
1984 - LUIS AGUDO "Afrosamba" (Red Records)
1985 - LUIS AGUDO "Afrorera" (Red Records)
1985 - BETTI VAN DER NOOT "Here comes spring time" (Soul Note)
1986 - BETTI VAN DER NOOT "They cannot know" (Soul Note)
1988 - BETTI VAN DER NOOT "A change for a dance" (Innowo)
1989 - BETTI VAN DER NOOT "Space blossmos" (Soul Note)
1992 - FRANCO D’ANDREA - LUIS AGUDO "Enrosadira" (Red Records)
1993 - LUIS AGUDO & FRIENDS "Dona Fia" (Red Records)
1997 - PABLO BOBROWISKY - NORBERTO MINICHILLO - LUIS AGUDO "South of the world" (Red Records) 

 

 

continua nel prossimo numero