IL BRASILE IN ITALIA
Una Casa di Candomblé in Piemonte Fa capo a un'associazione che diffonde la religione afro-brasiliana
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Una
"casa" di Candomblé in Piemonte, a pochi chilometri da
Vercelli. Da poco più di un anno anche in Italia adepti e studiosi di
questa importante religione afro-brasiliana possono contare su un luogo dove professare
il proprio culto o partecipare a incontri divulgativi, o semplicemente presenziare a una delle feste
organizzate dall'Adica, Associazione per la diffusione del Candomblé
cui fa capo
il nuovo terreiro.
L'attività dell'associazione, che è stata fondata nel 1996, è ancora allo stato nascente, ma a essa fanno già capo un centinaio di persone
sparse in tutto il paese e concentrate soprattutto nel triangolo compreso tra Milano, Torino e
Genova. Tra gli associati, docenti, professionisti, studiosi, ma anche
persone comuni che si sono avvicinate al candomblé dopo un viaggio in
Brasile, ammaliate dalla magìa di suoni, colori e altre suggestioni che
è possibile apprezzare durante le feste. Il Piemonte come la Bahia,
dunque, nel senso che tra le risaie del vercellese trova finalmente rappresentanza
anche in Italia una
importante religione della quale finora non si era vista traccia. Le
rispondo in primis con una citazione, da Susanna Barbàra in “Danzando
con gli Dei”, rivista Missioni della Consolata, numero di ott-nov. 2000.
“Cos’è il Candomblé, madre mia? - E’ danza e Come è nata l’idea di costituire in Italia un’associazione fondata sullo studio e la pratica del Candomblé? L’idea
non è nata dal nulla. Il terreiro - parola portoghese che significa casa,
come l’equivalente termine yoruba Ilè - e l’associazione sono la
conseguenza naturale della presenza in Italia di persone sia brasiliane
che italiane praticanti il Candomblé, conosciuto in Brasile o nella
stessa Italia, Ma
perché occuparsi di una religione apparentemente lontana, geograficamente
e culturalmente? Non
è stata una decisione di occuparsene, non è stata per nessuno di noi una
scelta di occuparsi di qualcosa, vicina o lontana: lo abbiamo conosciuto e
vi abbiamo liberamente aderito, perché evidentemente ciascuno di noi vi
ha trovato una risposta o una soluzione, è stato un’incontro, diverso
per ognuno, incontro in cui molti si sono ritrovati con se stessi.
Culturalmente lontana? Non ne sarei così certo. Trova così lontana la
musica latino-americana, il samba, il jazz, Jorge Amado, Obà dell’Ilè
Axè Opo Afonjà in Salvador e attraverso il quale io personalmente ho
scoperto per la prima volta questa realtà e me sono innamorato? La musica
del carnevale Brasiliano, del resto, deriva molto dai gruppi legati ai
terreiros di Bahia, che in occasione del carnevale sfilavano per strada
con le loro percussioni. E che dire di Gal Costa, Dorival Caymmi, Clara
Nunes? L’Afoxe, la banda Olodum (è un nome legato al candomblé),
quello che come europeo trovi in Brasile a Cuba, Santo Domingo, spesso ha
legami con le antiche credenze degli schiavi che in parte hanno salvato la
loro cultura. Definirebbe culturalmente lontana la capoeira? Per
lo In
Brasile, come del resto a Cuba e nelle Americhe in genere, non esiste un
riconoscimento formale nelle forme che possiamo pensare noi europei.
Esiste una Federazione che raccoglie le case storiche e le case che da
queste discendono, preservando la trasmissione del sapere e delle
conoscenze. Tale Federazione è in grado di conoscere l’esistenza dei
membri in qualsiasi casa in ogni parte del mondo e è referente, ad
esempio, delle realtà culturali del paese (Università), e in certa
misura dello stato brasiliano. Generalmente un praticante può raggiungere
un livello che lo autorizza (abilita), lo rende in grado di svolgere la
funzione di babalorixà o yialorixà. A questo punto è libero, se lo
desidera, di aprire una sua casa, ma in ogni caso, tendenzialmente
conserva i rapporti con la sua casa originaria, in una sorta di costante
filiazione che si sviluppa nel tempo. Il membro di un terreiro è come il
membro di una famiglia o di una tribù, e conserva rapporti di
parentela-filiazione non solo con il suo Pai, ma anche con la famiglia
allargata da cui il suo Pai discende. Ed esistono forme rituali, saluti
appropriati, convenzioni sociali che regolano i rapporti fra i membri di
case affiliate, come se si trattasse di fratelli, cugini, zii, nipoti,
nonni, bisnonni, antenati, e membri di una famiglia allargata. Ha
visitato altre case di Candomblé? Conosco non solo la casa di cui faccio parte e in cui sono stato iniziato, ma la casa a San Paolo del Brasile da cui discendiamo, l’Ilé Axé Odù, la casa di Pai Taunderà, e via via fino all’Ilé Axé Oxumaré, casa oggi retta da Pai P.C. (Pesse) in Salvador di Bahia, che è stata dichiarata Patrimonio Universale da parte dell’Unesco e in cui mi sono recato, accolto come un nipote giunto da lontano per conoscere le sue radici. In Brasile i terreiros sono comunque registrati come tali dallo stato, cosa ancora impensabile in Italia. Ma
il candomblé può essere praticato da chiunque senza aver frequentato
corsi di formazione corrispondenti al catechismo cristiano? Sì, esiste solo la pratica assolutamente libera, ciascuno secondo le proprie necessità Perché avete scelto una sede situata in provincia e lontano da grandi centri? E’
stato scelto un luogo in campagna perché un terreiro è completo se può
disporre di spazi. Inoltre è molto importante l’aspetto della natura:
nel Candomblé la terra, l’acqua, i corsi d’acqua, Avete avuto difficoltà a far accettare la vostra presenza dalla popolazione del luogo e a integrarvi con essa? Non vi sono stati problemi particolari: ottimi i rapporti con il sindaco, e i carabinieri del paese sono invitati a tutte le feste, anche se purtroppo sono troppo impegnati per intervenire. Per il resto normali amori e avversioni, tipiche di tutte le piccole comunità rurali. I vostri membri praticano anche la religione cattolica o aderiscono esclusivamente al Candomblé? Se si vuole considerare il candomblé come una religione (per me, ad esempio è una veltanchau, cioè uno stile di vita), si deve comunque sgomberare il campo da equivoci. In ogni caso non è una “religione” totalitaria, liberi tutti di praticare il cattolicesimo o quant’altro, come del resto è ampiamente praticato nell’America latina. Ci si può accostare al candomblé in molti modi e tutti validi ed accettabili: per una ragione estetica, per curiosità, per necessità o per risolvere un problema. Anche per fede, se si vuole, per curiosità intellettuale; non vi sono dogmi o condanne, ci si può rimanere per tutta la vita o per un giorno: l’importante è trovarvi una soddisfazione e una propria armonia, ritrovare se stessi. In che modo organizzate la vostra attività di divulgazione? Realizzate conferenze, incontri, corsi o iniziative analoghe? Poche attività di divulgazione, per ora. Da una parte non siamo una “religione” militante, non abbiamo la verità rivelata e per questo dover convertire necessariamente gli altri. Per chi non lo sa non abbiamo l’inferno (né i roghi dell’inquisizione, né le lapidazioni islamiche), e quindi il proselitismo, inteso come tale, non è per noi un obbligo come per altre religioni. Tuttavia da un punto di vista diciamo sociale nulla abbiamo in contrario a organizzare conferenze, incontri, corsi e altre attività. Qualcosa abbiamo già fatto, ma siamo solo agli inizi, e ci basiamo solo sulle nostre forze. Non dimentichiamo che le nostre feste così come in Brasile, sono feste pubbliche a cui chiunque è invitato. Riuscite ad organizzare anche vere proprie feste religiose? Sono analoghe a quelle di terreiros brasiliani e in che cosa eventualmente differiscono? Ogni terreiro organizza le feste degli Orixas, che come ho già detto sono feste pubbliche e quindi anche noi le organizziamo. Ma più che analoghe sono proprio le stesse, e eventuali differenze dipendono unicamente dalle capacità organizzative e dalle possibilità economiche o in termini di personale da parte di chi le organizza. Per una casa la festa è comunque un momento sociale importante, anche come presentazione all’esterno. Qual è la collocazione sociale e culturale del vostro frequentatore medio? Tra membri della casa e associati o amici c’è di tutto, dal professore universitario al disoccupato, dall’intellettuale all’analfabeta, dal benestante al povero. Come vi finanziate? La casa è completamente autofinanziata, non sono richieste somme ai visitatori o agli amici di altre case. Ogni membro della casa paga come può le feste che sono dedicate al suo Orixà, e che quindi possono risultare più o menoappariscenti. Per le spese correnti di gestione i membri della casa si autotassano come quota associativa per l’incredibile cifra di 10 Euro al mese, e tutto il resto è lasciato al loro buon cuore.
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