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portugues)
Non saranno mai famosi come i calciatori
Ronaldo o Romario e neppure come la pallavolista Isabel
o il tennista Guga. Anzi, in Brasile i più non sanno neppure della loro esistenza. Eppure sono entrati nella storia.
Stiamo parlando degli atleti della "seleção" che ha rappresentato il Brasile alle Olimpiadi invernali di Salt Lake: sì proprio quelle che consacrano, ogni quattro anni, le gesta degli uomini dei ghiacciai: norvegesi, finnici, svedesi. Il barone De Coubertin sarebbe orgoglioso di loro. Intanto a essere felice è
Carlos Arthur Nuzman, il presidente del Cob, Comitato Olimpico Brasileiro, che con orgoglio ha dichiarato: "Eravamo più numerosi degli irlandesi e degli spagnoli!".
Non erano in tanti, per la verità, però era la maggiore delegazione che il Brasile abbia mai mandato ad un'olimpiade invernale. Undici atleti in quattro specialità. Un grande gruppo. Da togliersi il cappello, come
si dice in Brasile. E se a Salt Lake avessero assegnato l'oro della simpatia, sul gradino più alto ci sarebbero salite i
"bananas congeladas", ovvero le banane surgelate, come sono stati soprannominati i nostri.
Sono arrivati al Villaggio Olimpico senza speranze di conquistare medaglie, ma ben equipaggiati: un
cavaquinho (un chitarrino a quattro corde), un rebolo, due
pandeiros (tamburelli con sonagli) e una bella dose di samba nei piedi. E così lo spirito brasiliano ha conquistato i tifosi del ghiaccio che si domandavano come mai il Brasile fosse finito in una olimpiade invernale.
Ma andiamo a loro, gli atleti, cominciando dall'équipe del Bob. Cristiano Paes,
Edson Bindilatti, Eric Maleson, Matheus Inocêncio e
Rodrigo Plladino erano gli atleti della formula uno del del ghiaccio. Non tanto in forma, forse, ma con molte attenuanti. Tutti hanno in comune la passione per lo sport. Il bahiano
Bindilatti è stato tre volte campione brasiliano di decatlon. I "paulisti "
Cristiano e Matheus, praticavano atletica. Rodrigo ha fatto successo nei 110 metri a ostacoli.
Qualche giorno prima della prova Le banane surgelate hanno mostrato come ci si concentra per una prova di Bob, quando non si ha molta esperienza. Con
pandeiro e cavaquinho hanno cantato samba e pagode in una
churrascaria brasiliana, ripresi in diretta per tutti gli Stati Uniti attraverso la CBS, una delle più grandi reti di televisione americana.
Ovvio, era il 12 febbraio e il carnevale in Brasile stava per finire...
Bob? Neve? Per loro erano, soltanto, storie di babbo natale e foto da cartoline. Tranne
Eric, capitano dell'équipe e fondatore della Associazione Brasiliana di Bob (in Brasile c'è una associazione, sissignori) gli altri non avevano mai visto neve prima di cominciare ad allenarsi. Ma anche così sono entrati nella storia. Hanno conquistato il 27° posto su 33 partecipanti. E' stato il migliore risultato del
bob brasiliano nella storia delle olimpiadi invernali. "Lassù il cuore va a mille, ma
quando siamo entrati nel bob la concentrazione ha avuto il sopravvento e tutto è
andato come ci aspettavamo", racconta Eric. I brasiliani hanno festeggiato distribuendo banane ai tifosi.
Nello slittino colpisce la storia di due "paulisti" che hanno lasciato il lavoro per scendere le piste ghiacciate di Salt Lake.
Renato Mizoguchi vive in Giappone e Ricardo Raschini negli Stati Uniti. Tutti e due hanno lavorato 60 ore alla settimana per risparmiare
e dedicarsi così agli allenamenti. Renato ha cominciato a prepararsi per le olimpiadi nell'89 e Ricardo
nel dicembre 2001. Quest'ultimo è arrivato 45°, la migliore partecipazione brasiliana nella prova… con i complimenti del
principe Alberto di Monaco.
Mirella Arnhold, di San Paolo e Nikolai Hentsch, metà brasiliano, metà svizzero, sono stati i brasiliani dello Sci Alpino. Mirella ha cominciato a praticare lo sport a cinque anni, quando è andata in vacanza con la famiglia in Argentina. Lei confessa che all'inizio aveva paura e soffriva molto il freddo. Ha insistito per anni e, alla fine, ha conquistato il 48° posto nella prova di
slalom gigante.
L'équipe di sci di fondo è fatta di "atleti per caso". Alexander
Penna, di cittadinanza brasiliana e americana, ha cominciato a praticare la disciplina l'anno scorso, dopo avere accompagnato un amico. Il suo impegno ha impressionato alcuni europei che
lo hanno incoraggiato a continuare. Il Comitato Olimpico Brasiliano divulga la sua classifica: 59°. C'erano 64 inscritti. Tre non hanno partecipato e due non sono arrivati fino
al termine della prova. In compenso è stato considerato, da un giornale norvegese, come l'atleta più intelligente dalle olimpiadi. Alexander parla 10 lingue e sta studiando il finlandese e l'islandese.
Per Franziska Becskehazy, due anni fa era impossibile immaginare che, un giorno, avrebbe partecipato a un'olimpiade. Fu motivata dalla bilancia. Dopo il matrimonio con un norvegese e dopo la nascita della figlia, era ingrassata di 18 chili. Per tornare alla forma, la "carioca" comincio a praticare il
cross country. Si allenava 3 ore al giorno e a dicembre ha conquistato il posto per partecipare dalle
olimpiadi invernali. E stata l'ultima ad attraversare la linea, 18 minuti e 40 secondi dopo la vincitrice: "Ho fatto il migliore tempo della mia vita e posso dire che la mia missione qui è stata realizzata.
Ho vinto su me stessa".
La partecipazione del Brasile è stata più di un sì allo spirito olimpico.
Eric Maleson, del bob, ha voluto dire di sì alla sua fidanzata, Lisa Mary Papandrea, nel
villaggio olimpico. Si sono sposati nella cappella del villaggio un giorno dopo la cerimonia di conclusione dei giochi. "Sposarci qui è, veramente, simbolico per noi. Abbiamo realizzato il nostro sogno."
Alla fine di tutto i brasiliani sono stati i migliori a Salt Lake e i migliori
sambistas, i migliori verdeoro di sempre nelle Olimpiadi.
Eliane Oliveira è giornalista e laureata in Comunicazione sociale. In
Mato Grosso do Sul, da dove proviene, ha collaborato per numerose testate cartacee e televisive (tra cui Rede Cultura e Rede Bandeirantes). Ha inoltre esperienze di comunicazione e marketing politico. Attualmente risiede a Milano.
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Eles nunca serão famosos como Ronaldinho ou Romário e nem como a Isabel do volei ou o tenista Guga. Ou melhor: no Brasil a maioria das pessoas nem sabe da existência deles. Mesmo assim entraram para a história.
Estamos falando dos atletas da seleção que representou o Brasil nas Olimpíadas de Inverno di Salt Lake. Essa mesmo que a cada quatro anos consagra o trabalho e a dedicação dos homens do gelo; os noruegueses, filandeses e suecos. O barão De Coubertin teria orgulho deles. Feliz, mesmo, estava Carlos Arthur Nuzman, presidente do Comitê Olímpico Brasileiro. Cheio de orgulho declarou: "formavamos um grupo maior do que o dos irlandeses e dos espanhóis."
Não eram em muitos, è verdade, mas era a maior delegação que o Brasil já mandou para as Olimpíadas de inverno. Onze atletas em quatro modalidades. Um grande grupo. Daqueles de tirar o chapéu, como se diz no Brasil e se em Salt Lake algum deles tivesse ganho o ouro pela simpatia, teria sido os bananas congeladas, como ficaram conhecidos os nossos atletas do Bob.
Eles chegaram à Vila Olímpica sem esperanças de medalhas mas bem preparados tecnicamente … um cavaquinho, um rebolo, dois pandeiros e uma boa dose de samba no pé. Era o espírito olímpico brasileiro para conquistar uma torcida de gelo que se perguntava como o Brasil tinha ido parar nas Olimpíadas de Inverno.
Então, vamos aos nossos atletas, começando pela equipe de Bob. Cristiano Paes, Edson Bindilatti, Eric Maleson, Matheus Inocêncio e Rodrigo Palladino eram os atletas da Formula 1 do gelo… talvez não tão em forma mas com muitas atenuantes. Todos eles têm em comum a paixão por esportes. O bahiano Bindilatti è tri campeão brasileiro de decatlo. Os dois paulistas, Cristiano e Matheus, praticavam atletismo. Rodrigo fazia sucesso nos 110 m. com barreiras.
Alguns dias antes da prova, os bananas congeladas mostraram como se concentrapara uma prova de Bobseld, quando não se tem muita experiência. Com pandeiro e cavaquinho eles cantaram samba e pagode em uma churrascaria brasileira, ao vivo para todos os Estados Unidos, através da CBS, uma das maiores redes de televisão americana. Afinal de contas era 12 de fevereiro e o carnaval no Brasil estava terminando!
Trenó? Neve? Pra eles eram apenas histórias de papai noel e fotografias de cartão postal. Com exceção a Eric, capitão da equipe e fundador da Associação Brasileiro de Bobseld (o Brasil tem uma Associação, sim senhor!), nunca haviam visto neve antes de começar a praticar o esporte. Por isso, e mesmo assim, entraram para a história. Conquistaram o 27° lugar entre os 33 participantes.
Foi a melhor colocação do Bobseld brasileiro na história das olimpíads de inverno. Um bom resultado para Eric, o piloto da equipe. "Lá em cima da montanha o coração vai a mil. Mas depois que a gente entra no trenó a concentração fala mais alto e tudo saiu como a gente esperava." Os brasileiros comemoraram jogando bananas para a torcida.
No Luge, a história de dois paulistas que deixaram o emprego para descer as pistas geladas de Salt Lake. Renato Mizoguchi vive no Japão e Ricardo Raschini nos Estados Unidos. Os dois atletas trabalharam uma média de 60 horas por semana para economizar dinheiro e depois se dedicarem aos treinamentos. Renato começou a se preparar para as olímpiadas em 89 e Ricardo em dezembro de 2002. Ele ficou em 45° lugar, a melhor participação brasileira na prova… com cumprimentos do príncipe Albert, de Mônaco.
Mirella Arnhold, brasileira de São Paulo e Nikolai Hentsch, metade brasileiro, metade suiço, foram os brasileiros do Ski Alpino. Mirella começou a praticar o esporte aos cinco anos, quando viajou de férias com a família para a Argentina. Ela confessa que no início tinha medo e sofria muito com o frio. Insistiu por anos e conquistou o 48° lugar na prova de slalom gigante.
A equipe de Cross Country è feita de "atletas por acaso". Alexander Penna, de cidadania brasileira e americana, começou a praticar o esporte no ano passado, depois de ter acompanhado um amigo. Seu desempenho impressionou alguns europeus que o incentivaram a continuar. O Comitê Olímpico Brasileiro divulga a sua classificação: 59°. Eram 64 atletas inscritos. Três não participaram e dois não chegaram ao fim da prova. Em compensação foi considerado, por um jornal norueguês, o atleta mais inteligente das Olimpíadas. Alexandre fala 10 línguas e está estudando o filandês e o islandês.
Para Franziska Becskehazy, há dois anos seria impossível imaginar que, um dia, participaria de uma olimpíada. Foi motivada pela balança. Depois do casamento com um norueguês e do nascimento da filha, em fevereiro do ano passado, Franziska engordou 18 kilos. Para voltar a forma, a carioca começou a praticar o cross country. Treinava 3 horas por dia e em dezembro conquistou a vaga para participar das Olimpíadas de Inverno. Atravessou a linha de chegada em último lugar, 18m40s depois da vencedora. "Este foi o melhor tempo da minha vida. Posso dizer que a minha missão aqui foi realizada. Eu ganhei de mim mesma."
A participação do Brasil foi mais do que um sim ao espírito olímpico. Eric Maleson, do Bobseld, resolveu dizer sim a sua namorada, Lisa Mary Papandrea, dentro da Vila Olímpica. Os dois se casaram na capela da Vila um dia depois da cerimônia de encerramento dos jogos. "Casar aqui è realmente simbolico para nós. Realizamos o nosso sonho."
No final das contas os brasileiros foram os melhores em Salt Lake. Os melhores sambistas e os melhores verde e amarelo de sempre nas Olimpíadas.
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