La Seleção intimorisce
ancora. Intimorisce la Colombia, che prima prenota e poi elude l'amichevole del
6 marzo. E intimorisce anche il Cile, sconsigliato dalle convenienze a rimpiazzarne il ruolo. Divario eccessivo, rischio evidente di passivo pesante: meglio evitare. Lo
sparring-partner è un ripiego tenero e imbarazzato: la versione di scorta
dell'Islanda, ranking modesto e qualità spuntata, affonda nei trentasette gradi di Cuiabá e cede arrendevolmente (6-1), offrendo pochi spunti di conversazione. Eppure i problemi restano: per
Felipe Scolari, innanzi tutto. Il pubblico di Cuiabá applaude l'Islanda, non apprezza il Brasile e invoca Romário.
Il commissario tecnico è sempre più pressato: dalla stampa,
dall'opinione pubblica e dallo stesso presidente della Cbf, Ricardo Teixeira.
L'obiettivo è dichiarato: sponsorizzare la punta del Vasco, spingerlo verso i
Mondiali di Giappone e Corea, affiancarlo a Ronaldo. Scolari, anche in occasione del match con
l'Islanda, non lo convoca, però tutto lascia pensare che, già contro la Jugoslavia, il ventisette del mese a Fortaleza, Romário ci sarà. Questione di compromessi. O di convenienze. Qualcuno deve cedere: cede il trainer.
Romário e Teixeira, peraltro, hanno incrociato le proprie opinioni, in privato: con piena soddisfazione di entrambi. Certamente, però, il novanta per cento dei convocati per Brasile-Jugoslavia guadagnerà i Mondiali: le scelte definitive arrivano ora, arrivano subito.
Ma c'è di più: la Seleção avrebbe trovato il nuovo coordinatore delle rappresentative
nazionali in Paulo Roberto Falcão, che potrebbe accettare l'incarico sulla base di trecentomila reais mensili o poco meno. Il lavoro
dell'attuale coordinatore, Antônio Lopes, è già seriamente minacciato. Scolari,
all'oscuro dell'operazione, avrebbe gradito conoscerne in anticipo i dettagli e fatica a nasconderlo. Tempi duri. E ancora:
Antônio Roque Cittadini, vice presidente del Corinthians, attacca il commissario tecnico:
"Offre l'opportunità della Seleção solo ai suoi compari, preferisce quelli del São Paulo. Se Romário finirà in tricolore, arriverà la convocazione anche per lui.
E' una lobby". Parole taglienti, malumori diffusi e neanche troppo sotterranei.
Sintomi di crisi. La crisi che avanza. Anche in campo. La crisi delle squadre carioca, ad esempio. Nel torneo Rio-São Paulo, uno dei classici, le formazioni fluminensi occupano le posizioni più scabrose. Unica eccezione il Botafogo. Il Flamengo langue e
Zico accusa: "La disorganizzazione della dirigenza e le denunce di corruzione sono determinanti e spiegano il momento. Il presidente
Dos Santos Silva e il suo vice dovrebbero pronunciarsi su qualche recente operazione di mercato e fare chiarezza. Il Flamengo lo
merita". La crisi che potrebbe acuirsi, pure finanziariamente: la Globo vuole rescindere il contratto sui diritti di trasmissione delle gare del
campionato carioca del Flamengo stesso, ma anche del Botafogo, del Vasco e della Fluninense. Una clausola obbligherebbe i club a disputare i match del torneo Rio-São Paulo in date diverse da quelle del Campionato: cosa che, puntualmente, non avviene.
Ma, intanto, il futebol si aggiorna: dal ventisei marzo i calciatori brasiliani, attraverso la legge
Pelé, potranno impugnare e rompere i contratti stipulati con le società. I contorni della nuova normativa sono tuttora illeggibili, ma chi non percepirà puntualmente lo stipendio si svincolerà: né più, né meno di quanto accade in Italia. Eppure
Rinaldo Martorelli, presidente del sindacato calciatori, tranquillizza:
"Proteggeremo sempre i giocatori, ma non accetteremo che i club vengano danneggiati. Le società dovranno ridurre i compensi, difenderemo la tesi del tetto
salariale". Prove tecniche di equilibrio.
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Maurizio Mazzacane
è nato a Taranto nel 1965 e risiede in provincia di Bari, a Castellana Grotte. Giornalista
dal 1986, attualmente collabora con il Corriere del Giorno di Taranto e la Gazzetta del Sud di Messina, ricoprendo il ruolo di coordinatore
del settimanale sportivo "Corriere Rossoblù".
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