Vinicius "scienziato" dell'amore
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Mi piace Vinicius de Moraes quando canta la donna e l'amore con tutti i sentimenti e le sfumature a esso collegati. Lo fa con garbo e rispetto e anche con una certa conoscenza diretta dell'argomento, avendo egli amato molto le donne. Nella donna trova dettagli eloquenti, viene affascinato dal mistero e dalla grazia, intravede attraverso le sue forme le inclinazioni dell'amata, osserva, ascolta, intuisce e capisce. Si pone insomma nella condizione ideale per poter amare: senza timori, senza paura della diversità dell'altro sesso, anzi traendo proprio dalle specificità femminili quegli elementi che l'uomo, da solo, non arriverebbe a conoscere. In "Una donna chiamata chitarra" questo strumento, che è "musica in forma di donna", rappresenta la donna ideale soprattutto perché richiama l'amore nel suo "meraviglioso abbandono". La chitarra si lascia suonare, richiede quasi di essere suonata affettuosamente: "persino nel modo in cui viene suonata - contro il petto - ricorda la donna che si accoccola tra le braccia del suo amato e, senza dirgli nulla, sembra supplicare con baci e carezze che lui la prenda tutta, la faccia vibrare nel più profondo di se stessa, e la ami al di sopra di tutto, poiché altrimenti non potrà mai essere totalmente sua". La fusione con la musica, l'immersione in un mondo sconosciuto e quasi stordente non è altro che metafora dell'amore. E Vinicius de Moraes ha capito molto bene non solo l'essenza dell'amore, ma che la richiesta di tale tipo di amore è il vero e unico indicatore di quanto una donna sia innamorata. Una donna che ama vuole essere amata, deve essere amata profondamente e intimamente, deve sentirsi parte del suo uomo e, in questo modo, sentirsi sua. Solo questo legame di anima, cuore, emozioni e carne può portare a un amore totale, a un arrendersi completo, a un trasformarsi attraverso l'altro e insieme all'altro in qualcosa di nuovo e unico. E per fare questo è necessario aprirsi, con iniziale cautela e sempre crescente desiderio, alla vita e a quanti ci stanno intorno. In "Della solitudine" Vinicius descrive molto bene la condizione opposta all'amore, e cioè la chiusura alle emozioni, la paura dei sentimenti, l'allontanarsi dal mondo. Il poeta si chiede se vi sia solitudine maggiore del sopravvivere a chi si ama (più volte in queste brevi prose egli si augura di poter morire insieme alla sua amata, per poter essere sepolti insieme e poter continuare a stare vicini anche dopo la vita) e si risponde che "no, la più grande solitudine è quella dell'essere che non ama. La più grande solitudine è quella dell'essere che si assenta, che si difende, che si chiude, che si rifiuta di partecipare alla vita umana. La più grande solitudine è quella dell'uomo rinchiuso in se stesso, e che non dà a chi chiede ciò che lui può dare in termini di amore, amicizia e aiuto. Il più grande solitario è colui che ha paura di amare, colui che ha paura di ferire e di ferirsi, colui che rifugge dalla donna, dall'amico, dalla gente, dal mondo. Costui brucia come una lampada triste, il cui riflesso rattrista tutto intorno. Egli è l'angoscia del mondo che lo riflette. E' colui che ricusa le vere fonti dell'emozione, quelle che sono il patrimonio di tutti e, rinchiuso nel suo duro privilegio, semina pietre dall'alto della sua fredda e desolata torre." Al contrario, la forza del sentimento porta alla vita, e dà vita. Le più belle parole di questo breve libro le ho trovate non riferite alla donna amata, per quanto raramente si incontrino frasi tanto sentite e incantevoli. Quanto di più commovente l'ho letto in "Susana, fiore d'agosto". Susana è figlia di Vinicius e in lei egli coniuga tutta l'essenza dell'amore: amore per la vita, rispetto, attenzione, sorpresa, vincolo segreto che ci lega a chi amiamo. Un amore quasi triste e fatale, essendo senza rimedio. Incanto e stupore di fronte all'intensità del proprio stesso sentire amore per qualcuno. "Susana, una vita estratta da me, una bambina che io ho fatto per amare con la più grande dolcezza del mondo: Susana, fiore d'agosto, figlia mia tanto amata, per la quale ho cantato i miei più sentiti canti e sul cui piccolo viso addormentato ho sfogliato i più bei petali del mio affetto."
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