Il
punto della situazione sulla Capoeira in Italia Lo
Zen e l'Arte di Arrangiarsi, ovvero:
diffidate dalle imitazioni di Andrea Liberati (Professor) * |
Quando
tra la fine degli '80 e i primi Anni '90 ha iniziato a diffondersi la capoeira
tra palestre e centri sociali italiani, quei pochi che ne avevano sentito
parlare la dipingevano come una "danza brasiliana". Chi
invece la conosceva un po' meglio e tentava di spiegarne la storia e le
origini ne evidenziava il suo aspetto di lotta, farfugliando di storie di
schiavi africani in Brasile con mani e piedi legati che si difendevano con
movimenti animaleschi, e sostenendo che la musica era subentrata per
camuffarla in danza ed aggirarne l'illegalità. Da quei tempi, in Italia e
nel mondo (compresa la madrepatria Brasile) molto è cambiato nel modo di
intendere la capoeira. Sulla sua natura e la sua storia si sa, insomma,
molto di più. Il
“bagaglio culturale” riportato e trasmesso agli allievi dai primi
maestri di capoeira in Italia si è arricchito rapidamente con l'aumento
di informazioni disponibili (libri, registrazioni audio e video, internet)
e la televisione ha avuto importanza quasi determinante per il successo di
quest'arte permettendo a molte persone, mediante passaggi televisivi in
trasmissioni di grande ascolto di percepirne, anche se solo per pochi
secondi e forse in maniera un po' troppo spettacolare e “alterata”, il
fascino singolare che la contraddistingue. Un fascino, forse è inutile
sottolinearlo, esaltato dalla varietà di forme di espressione combinate
che la caratterizzano: danza, musica, acrobazia,
lotta, teatro, poesia, e chi più ve ne riconosce più ne elenchi... Ebbene,
proprio questo grande fascino si è tradotto in un successo sorprendente
che ha fatto si che in Italia proliferassero in breve tempo le scuole
(palestre, centri di fitness, etc.) nelle quali viene proposta come
disciplina sportiva. Negli anni '90 proporsi come insegnante di capoeira
era ancora difficile per gli stessi maestri brasiliani con anni di studio
ed insegnamento in Brasile alle spalle, ma con nessuna garanzia di
successo economico per le palestre. Oggi, di contro, questa disciplina è
stata “recepita” dallo sport-business come fonte di guadagno, e tutto
di un tratto ecco saltare fuori una miriade di insegnanti ed istruttori di
Capoeira e di numerose "variazioni sul tema": aero-capoeira, cardio-capoeira,
fitness-capoeira, acqua-capoeira... Inutile
tentare di riscontrare in tali proposte l'originale matrice
filosofica-culturale di quest'arte che in questi casi viene sminuita e
trasformata in uno dei tanti prodotti per il business: oramai sembra sia
sufficiente qualche mese di allenamento presso qualche gruppo di capoeira
(o talvolta, purtroppo, la sola esperienza di breakdance), un buon fisico
e molta faccia tosta per potersi proporre come insegnante e rischiare di
compromettere l'ottima immagine di un'arte tanto faticosamente trasmessa
in Italia per anni da parte di pochi coraggiosi maestri. E'
quasi inevitabile che nell'attuale modello economico seguito in Italia
aumentando la richiesta debba aumentare l'offerta, ma se questo va a
discapito della qualità... Con
più di dieci anni di tradizione “italiana” alle spalle (nel caso di
Mestre Canela di Viterbo gli
anni sono addirittura venti) le scuole di Capoeira italiane hanno oramai
cominciato a “sfornare” istruttori e eanche maestri: ne sia d'esempio
Mestre Coruja di Viterbo, allievo proprio del Mestre Canela, italianissimo
ma con molti anni di esperienza come studente ed insegnante di Capoeira.
Tutti istruttori qualificati con anni di esperienza ed ormai permeati di
cultura capoeiristica e brasiliana, C'è
chi dispera per il dilagare delle “imitazioni” citate poc'anzi. Io,
sinceramente, sono ottimista: in Italia una base di “vera” Capoeira già
c'è, e le imitazioni alla lunga dovranno fare i conti con le offerte di
qualità. Però, per poter ottenere risultati sempre validi e stare al
passo con la “concorrenza” dobbiamo continuare a crescere tecnicamente
e culturalmente, sostenendoci a vicenda seppure appartenendo a gruppi
diversi. Credo
che nel mondo ci sia posto per tutti e per tutto, anche per le
“imitazioni” e per qualche “impostore” (in fin dei conti non era
forse proprio l'impostura una delle “arti” preferite dei vecchi
“malandros capoeiras”?). Credo
che l'importante sia mantenere sempre elevato il livello qualitativo della
nostra preziosa Capoeira per poter garantire il dovuto rispetto a lei ed
ai maestri che ce l'hanno portata e “donata” con tanta passione ed
entusiasmo. E'
a loro che dedico questo articolo, in attesa che ciascuno di loro si
presenti a modo suo su queste pagine, come hanno già cominciato a fare contra-mestre Pudim
di Roma e mestre Baixinho di Milano. Saravà! * Andrea Liberati è insegnante di capoeira del Grupo Soluna di Roma e moderatore della lista di discussione "Clubecapoeira"
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