Zuco 103, suono globale in salsa brasiliana

Conversando  con  Lilian  Vieira,  cantante  del  gruppo  che  ha  da  poco
realizzato un disco in presa diretta con quasi assenza di elettronica

 

di Antonio Forni


(em portugues)

 


   
Amsterdam, anni ’90. I turisti si imbarcano sui battelli che percorrono i meravigliosi canali della “Venezia del Nord”, i bulbi dei tulipani sono pronti a sbocciare creando splendide macchie di colore, la città celebra il folle genio pittorico di Van Gogh, mentre in un ristorante indonesiano chi scrive è impegnato nella consumazione di un piccantissimo rijsttafel e dai tolleranti coffee-shops escono il fumo e l’inconfondibile aroma… del caffè. Un crogiuolo di culture, portate dai tanti suoi figli adottivi, che hanno trasformato l'Olanda in uno spaccato del mondo (eccola, la globalizzazione “buona”).

Ed è proprio qui che vivono e si incontrano tre musicisti accomunati dall’amore per la musica brasiliana. Lilian Vieira, carioca dalla voce calda e trascinante, Stefan Schmid, tedesco che esplora armonie con le sue tastiere e Stefan Kruger, batterista olandese, volante sì, ma sulle ali del ritmo. Dall’unione dei loro talenti nasce Zuco 103, un gruppo fuori dagli schemi, che propone una batucada a volte percorsa da lampi elettronici, rileggendo bossa nova e samba e permeandoli di funk e acid jazz. Creano un sound nuovo e difficile da descrivere (qualcuno ha detto che «scrivere di musica è come suonare un libro», o qualcosa del genere), affiancati da dee-jay, basso e percussioni, suscitando interesse da parte di chi non è “purista” e non è legato a divisioni delle correnti musicali a comparti stagni. Rivelati al grande pubblico da Beko Dranoff, l’ uomo che sta dietro ad alcuni dei nomi più rappresentativi della nuova musica elettronica brasiliana, come Suba, Bebel Gilberto, Da Lata, pubblicano due dischi (“Outro lado” e “Tales of high fever”) oltre ad una raccolta di remix (“The other side of outro lado”), che scrivono il nome di Zuco 103 sulla mappa musicale europea e americana. Oltre al successo, nel nuovo millennio arrivano i tour dal vivo ad aggiungere spessore al bagaglio musicale del trio. E proprio a conclusione delle loro più recenti date italiane, a Milano e Roma, abbiamo scambiato alcune battute con Lilian Vieira, brava ed impegnatissima front-woman di Zuco 103.

Lilian, lei è di Rio, ma anche i due “Stefan” sono cresciuti ascoltando musica brasiliana. Quali sono stati gli artisti o gli stili, brasiliani e non, che hanno maggiormente influenzato Zuco 103?

«I nomi sono talmente tanti», risponde Vieira, «che mi risulta difficile citarli tutti; comunque i più importanti sono stati Elza Soares, The Roots, Airto Moreira, Walter Wanderley, Gilberto Gil, Caetano, Marco Suzano, Dona Ivone Lara, Clementina de Jesus, Joao Nogueira… e tanti altri». 

Generalmente, Zuco 103 è “catalogato” tra i gruppi che fanno musica elettronica, rientrando nel cosiddetto genere “Brasilectro”. In realtà, e in particolare dal vivo, il vostro suono è, anche, acustico, sorretto da una poderosa sezione ritmica e con la sua voce a dare un tocco melodico importante. Accetta questa etichetta di gruppo “elettronico”?

«Perché non dovrei accettarla? Certo, l’elettronica è presente nei lavori del gruppo, ma la usiamo come un mezzo, uno strumento in più, non lasciamo che sia l’elettronica stessa a definire il nostro suono. Siamo musicisti che amano suonare dal vivo, è così che abbiamo cominciato… ed è importante saper rispettare e riconoscere le origini della nostra musica, prima di rendere elettronico il tutto».

In vari casi, il cantante rappresenta l’ immagine del gruppo, il leader. Nel caso di Zuco, si riconosce in questo ruolo?

«Cerchiamo di usare tutte le cautele perché ciò non avvenga, ma, alla fine, risulta in parte inevitabile. Dico sempre chiaramente che Zuco non sono io, bensì noi tre, che componiamo, produciamo, ci esponiamo e “mettiamo la faccia”, investendo moltissimo sotto questo profilo».

Qual è il valore della distribuzione, della divulgazione, della promozione, oggigiorno, per un artista? Ritiene che l’ artista debba essere coinvolto direttamente in tutto ciò o debba affidarsi alla casa discografica e concentrarsi solo sulla musica?

«Penso che ognuno debba fare il proprio lavoro e tutti debbano avere fiducia e credere che gli altri stiano facendo bene la loro parte. Il mio lavoro è cantare, creare, inventare e produrre ma se, per qualunque motivo, mi devo confrontare col fatto che una delle altre parti sta avendo delle difficoltà, allora me ne devo interessare. In fin dei conti, la nostra musica è come un figlio che  mettiamo al mondo, ma che poi cresce e non è più nostro. Dobbiamo, comunque e sempre, seguire questa crescita da vicino, sperando che i nostri colleghi della distribuzione trattino i nostri “figli” con lo stesso amore con cui noi li abbiamo fatti, perché alle spalle di ognuno c’è una storia di sudore e sacrificio…».

Oltre che brasiliana, si sente anche olandese, europea o cittadina del mondo? E come vive il successo, qui e in Brasile? 

«Dopo tanti anni all’estero, mi rendo conto di essere un po’ tutte queste cose. Mi identifico in particolare con il ruolo di essere vivente inserito nel mondo, ma questo già da prima di lasciare il Brasile... nasciamo nel mondo, perciò tutto il mondo è nostro, aldilà delle frontiere. Il destino, poi, mi ha fatto scoprire cosa voglia dire, in pratica, essere cittadina del mondo. D’ altro canto, è molto emozionante cantare nel mio paese, di fronte a persone che hanno le mie stesse radici culturali, che capiscono le cose che canto ed in esse si identificano, a volte dandomi ragione. E’ molto bello poter dividere tutto questo, anche se di fronte a qualunque pubblico, comunque, riesco sempre a farmi capire, usando la mimica, traducendo e dando “aquele jeitinho”!».

C’è qualcosa del Brasile che le manca?

«La mia famiglia, il buon umore, la frutta, il sole, il mare, la musica, la pioggia, le stelle (più facili da osservare perché c’è meno inquinamento luminoso), il samba, i “pasteis” di carne (“fagottini” di pastella fritta e ripiena, di carne o di tante altre cose, ndr), il succo di “caju” (frutta brasiliana intraducibile, ndr), la caipirinha, la feijoada, il “couve” (un tipo di cavolo, ndr), la “farofa” (contorno a base di farina, pancetta, uovo, verdure e altri ingredienti, ndr), la carne secca, il tardo pomeriggio, l’alba, il canto del gallo, la rugiada, le montagne, gli alberi centenari, le cascate, le persone, il folklore, gli anziani, le barzellette, lo “swing”, le signore delle chiese, i tessuti, le “paqueras” (paquerar è un verbo dalle mille sfumature che indica un momento di intima conversazione tra due persone, una specie di gioco della seduzione che, spesso, finisce lì o, più raramente, può condurre ad altro, ndr), le grigliate all’ aperto, le imperfezioni, le situazioni complicate, giocare a pallavolo sulla spiaggia, le persone che vanno a correre e camminare molto presto, il caffèlatte, le “medias” (pane caldo con burro, ndr), le ciabatte infradito, le insalate, le moquecas (piatto di pesce e/o crostacei di origine baiana, ndr)… che altro»? 

Vive ad Amsterdam? Possiede la bicicletta? Come si muove in città?

«La bicicletta me l’hanno appena rubata! Anche questo fa parte del folklore locale. Comunque, mi sto già allenando per passare ai pattini e, tra breve, mi chiameranno “la creola turbo”!… (ride). Metterò anche un motorino alle rotelle... scherzo!».

Oltre la musica, ama altre forme di arte? Qual è il suo rapporto con il computer e con Internet?

«L’ “arte” che più amo, oltre la musica, è quella di comunicare con le persone. Le persone mi intrigano e mi affascinano… Il mio rapporto con il computer è di amore e odio (ultimamente più di odio!), ma ringrazio in ginocchio per l’ esistenza di Internet, che ha reso il mondo meno “misterioso”… È bello sapere che c’è gente come noi in ogni luogo di questo pianeta».

Quali sono i progetti futuri di Zuco 103?

«Continuare a suonare e a fare musica fino a quando non avremo più ispirazione.. fino ad allora, andremo avanti così. Abbiamo appena finito di registrare un disco molto speciale, in “presa diretta” e realizzato in due giorni, con quasi totale assenza di elettronica e mostrando il nostro lato di musicisti “live”… è stato bellissimo farlo! Abbiamo anche inserito composizioni di autori nuovi e molto interessanti».

E i suoi progetti personali? Dove sarà e cosa farà Lilian Vieira tra 10 anni?

«Ho molta paura di fare progetti: se alcuni dei miei desideri passati si fossero realizzati, oggi sarei in una situazione completamente diversa… avevo in mente un figlio o una figlia, e se ciò fosse avvenuto, tra 10 anni lui o lei ne avrebbe compiuti 15, ma la mia vita ha preso un’ altra direzione… perciò non ne parlo più... capisce?». 


Link:

http://www.zuco103.com
http://www.zuco103.nl




 

 

 

 

 

 

(em portugues)

 

Zuco 103, som global ao molho brasileiro 

Conversando com Lilian Vieira, vocalista do grupo que acaba
de realizar um disco "ao vivo", com quase nenhuma eletronica

 

por Antonio Forni



Lilian, voce é do Rio e os dois "Stefan" tambem cresceram escutando musica brasileira. Quais foram os artistas e os estilos, brasileiros e estrangeiros, que mais influenciaram Zuco 103?

«Bom foram tantos artistas que fica muito dificil citar nomes... mas uns marcantes foram Elza Soares, The Roots Airto Moreira, Walter Wanderley, Gilberto Gil, Caetano, Marcos Suzano, Dona Ivone Lara, Clementina de Jesus, João Nogueira e tantos outros...».

Geralmente, Zuco 103 é "cadastrado" como band "Brasilectro". Na realidade, em particular ao vivo, o som do Zuco é, tambem, acustico, com percussoes e batucadas poderosas e a sua voz sempre dà um toque melodico importante. Voce aceita esta categorizaçao de band electronica?

«Porque nao aceitaria? A gente tem eletronica na banda sim... só que no nosso caso a eletronica é usada como uma ferramenta a mais, masi nao como a definiçao do nosso som... nos somos musicos que gostam de fazer muito ao vivo... assim agente começou.... mas é muito importante saber respeitar as origens da musica antes de eletrocutar tudo...».

Em varios casos, a/o vocalista é a imagem do grupo, a/o lider. No caso do Zuco, voce se identifica com este papel? 

«A gente toma muito cuidado pra que isso nao seja uma realidade nossa, mas ao final das contas acaba nao tendo jeito. Mas sempre deixo bem claro que Zuco nao sou eu, mas nós tres, que componemos, produzimos, damos a cara pros tapas, e investimos muitissimo».

Qual é o valor da distribuçao, da divulgaçao, da visibilidade, hoje em dia, para um artista? Voce acha que o artista deveria se envolver directamente com isto ou deveria deixar isto com a gravadora e se concentrar sò na musica?

«Eu acho que cada um deve fazer o seu trabalho...e os outros devem confiar e crer que cada um faz sua parte do trabalho bem.... meu trabalho é cantar criar, inventar, produzir mas se de uma forma ou de outra acabo sendo confrontada com comentarios de que alguma das partes nao esteja indo bem, entao agente tem que se meter sim... porque no final nossa musica é como um filho que agente poe no mundo e que cria pernas e nao é mais da gente... mas a gente tem que sempre estar acompanhando... e esperando que nossos colegas de trabalho em distribuiçao, ou seja o que for, tratem nossas crianças com o mesmo carinho com que estas foram feitas, pois cada uma delas tem sua estoria de muito suor e sacrificio...».

Alem de brasileira, voce se sente tambem holandesa, europeia ou cidada do mundo? Como vives o sucesso, aqui e no Brasil?

«Depois de tanto tempo fora, me dei conta de que sou todas elas... me identifico mais com a estoria de ser do mundo, mas isso ja muito antes de sair do Brasil.... a gente nasce no mundo, entao o mundo é nosso... independente das fronteiras que sao colocadas... foi o destino que me fez experimentar como é ser uma cidada do mundo na pratica... mas por outro lado, é muito emocionante cantar em meu país e ver que as pessoas com a mesma bagagem que eu entendem do que eu falo, e em alguns casos me dao razao... é muito legal dividir isso e saber que as pessoas realmente entendem sobre o que vc esta falando.. mas em outros casos uso a mimica ou traduzo... agente sempre da aquele jeitinho de se fazer entender».

Tem alguma coisa do Brasil que lhe faz falta?

«Minha familia, o bom humor, as frutas, o sol, o mar, a musica, ate mesmo a chuva, as estrelas que sao miuito mais faceis de ser vistas por nao haver tanta poluiçao luminosa, os sambas, os pastéis de carne, o suco de caju, a caipirinha, a feijoada, a couve a farofa, a carne seca, os fins de tarde, as madrugadas, o canto do galo quando o sol vem chegando, a garoa,as serras, as arvores centenárias, as cahoeiras,as pessoas, o folclore, os mais velhos, as piadas,o swing, as senhoras das igrejas, os tecidos, as paqueras, os churrascos, os buracos, o volei de praias, as pessoas fazendo caminhadas bem cedinho, o cafe com leite, as medias, os chinelos, saladas, as moquecas, que mais?».

Voce mora em Amsterda? Tem bicicleta, como anda pela cidade?

«Minha bicicleta acaba de ser roubada, isso tb é parte do folclore daqui, mas eu ja to treinando pois vou passar a usar os patins... em breve serei a crioula a turbo... hahahahahahah pois vou botar um motorzinho nas rodinhas (brincadeirinha, viu?)».

Alem da musica, voce curte outras formas de arte? Qual é o seu relacionamento com o computador e com a internet?

«A arte que eu mais curto fora da musica é a de me comunicar com pessoas, as pessoas me intrigam e me fascinam... meu relacionamento com o computador é de amor e ódio (ultimamente mais de ódio) por outro lado continuo agradecendo de joelhos o aparecimento da Internet, o mundo ficou menos misterioso... é legal saber que tem gente como a gente em todos os lugares desse planeta...».

Quais os projetos futuros do Zuco 103?

«Seguir tocando e fazendo musica até o momento em que um nao se sentir mais inspirado... ate entao agente vai indo... acabamos de gravar um cd bem especial, foi feito em dois dias, com quase nenhuma eletronica, mas mostrando mais o nosso lado de musicos ao vivo... foi super legal fazer.... temos mais composiçoes de gente nova e interessante...».

E os seus projetos pessoais? Onde estarà Lilian Vieira daqui a 10 anos? Fazendo o que?

«Eu tenho tanto medo de fazer projetos, se eu fosse seguir meus projetos eu teria uma vida completamente diferente do que a que tenho.... daqui a dez anos com certeza eu gostaria de ter um filho ou filha com mais ou menos 15 anos de idade. entendes? gostaria de ter tido um filho ha 5 anos atras sim e com certeza teria 15 em 10 anos... mas a vida caminhou de outra forma, por isso tenho medo de fazer planos ou dizer onde gostaria de estar.... a gente pode querer mil coisas mas planejar parece perigoso...tenho medo de planos....».