PILLOLE DI STORIA IN MUSICA

Le grucce della sofferenza

 

 

di Alessandro Andreini

    Pau-de-arara, letteralmente “gruccia di pappagallo”. Ma non è a uno dei simboli del Brasile che il maestro Guio de Morais e il re del baião Luiz Gonzaga fanno riferimento in questo brano datato 1952: e nemmeno a uno dei mezzi di tortura più comuni nelle varie dittature susseguitesi nella storia brasiliana. Grucce di pappagallo sono chiamati gli automezzi, generalmente camion, sui quali gli emigranti delle zone più povere del Nord-est brasiliano si aggrappano, come fanno i pappagalli sulle proprie grucce a cui sono legati, per raggiungere le grandi città e cercare di avere una vita più dignitosa. La canzone non narra, quindi, un fatto specifico, né racconta le gesta di un personaggio famoso: è la storia fatta di tante, troppe, storie anonime e tragiche. Ma fortunatamente, almeno in questo caso, la sofferenza, la speranza, la tristezza di queste persone non viene dimenticata: il mondo della musica popolare riesce a farci entrare in questa cruda realtà, quasi accompagnando questi sventurati nel loro lungo e difficile viaggio verso un sogno.

Ed ecco che un emigrante racconta non tanto il proprio viaggio, ma ciò che porta con sé. O meglio: ciò che non porta, dato la condizione di estrema povertà. E la lingua adottata, non è certo la lingua ufficiale, ma un miscuglio di portoghese – indio – africano: come nel caso di bodocó, che è sì una città pernambucana, ma ha il significato di “luogo di origine” in lingua kariri. I testi delle musiche che provengono da questa parte del Brasile parlano spesso di questa sofferenza dovuta alla siccità di quei luoghi; siccità che costringe gli abitanti ad andarsene per cercare di sopravvivere.

Quante canzoni sono intrise di questa triste realtà! Molte recano l'antinomia musica-allegra / testo-triste, come “Asa branca”, dello stesso Gonzaga in parceria con Humberto Teixeira, che è considerato l’inno del Nord-est brasiliano. Addirittura la stessa canzone può diventare allegra o triste a seconda dell’interpretazione, indipendentemente dal testo: per rimanere ad “Asa branca”, basta ricordare la stupenda versione strumentale di Toquinho e la triste versione di Caetano Veloso da esiliato.

Ancora una volta la canzone brasiliana ci porta a pensare alla realtà nella quale nasce e si sviluppa, per oltrepassare spesso i propri confini. Non sono testi scritti per autocommiserazione, ma il più delle volte per denunciare gravi e prolungate situazioni di disagio. Ne abbiamo la prova nella stupenda “Carcará” (João do Vale José Cândido) interpretata da Maria Bethânia nel 1965: nella canzone, la baiana denuncia con dati certi, il problema dell’emigrazione interna brasiliana. Nel 1950 (epoca della nascita proprio di “Pau-de-arara), dodici milioni di nordestini vivevano fuori dai propri stati di origine: il 10 per cento dei Cearensi, il 13 dei Piauiensi, il 15 dei Baiani e il 17 per cento degli Alagoani.

La discografia in cui il termine pau-de-arara figura nel titolo del brano o nel testo dello stesso è sterminata, ma non sempre conosciuta, soprattutto dai brasiliani più giovani. Proprio all’inizio di quest’anno tuttavia è accaduto un evento importante che ha fatto conoscere questa canzone anche a chi ne ignorava l’esistenza: durante la festa per l’inizio del mandato presidenziale di  Luíz Inácio “Lula” da Silva, il nuovo ministro della cultura Gilberto Passos Gil Moreira, Gilberto Gil, ha proposto un mini concerto nel quale il brano di apertura è stato proprio “Pau-de-arara”, in onore al più famoso retirante nordestino brasiliano di oggi. In onore a lui e in omaggio ai milioni che come lui sono stati costretti a fuggire dalle proprie terre. E che continuano a credere in un sogno che può trasformasi in realtà…

 

   

PAU-DE-ARARA 

(Guio De Morais – Luiz Gonzaga)  

 

Quando eu vim do sertão, seu moço, 
Do meu bodocó 
A malota era um saco 
E o cadeado era um nó 
Só trazia coragem e a cara 
Viajando no pau-de-arara 
Eu penei 
Mas aqui cheguei 
  
Trouxe um triângulo 
Trouxe um gongê, no matulão 
Trouxe a zabumba dentro do matulão 
Xote, maracatu e baião 
Tudo isso eu trouxe 
No meu matulão 

Quando sono venuto dal sertão (1), ragazzo mio,
dal mio paese
La valigia era un sacco
E la chiusura era un nodo
Portavo solo il mio coraggio e la mia faccia
Viaggiando in un pau-de-arara (2)
Ho penato
Ma sono arrivato
  
Ho portato un triangolo,
Ho portato un gongê (3), in valigia
Ho portato una zabumba (3) nella valigia
Xote, maracatú e baião (4)
Tutto questo ho portato
Nella mia valigia

 

(1) : zona siccitosa nell’interno del nord-est brasiliano.
(2) : letteralmente “gruccia di pappagallo”, designa, tra l’altro, il mezzo di trasporto con il quale gli emigranti nordestini fuggivano dalle loro terre. Generalmente sono camion su cui queste persone stanno attaccate come, appunto, pappagalli sulle loro grucce.
(3) : strumenti musicali di origine africana tipici del nord-est.
(4) : tipici ritmi nordestini.


     

OOO

 

La canzone “Pau-de-arara” di Guio de Morais e Luíz Gonzaga è contenuta nei seguenti album:  

· “Autentico! – Bola Sete and the new brazilian trio” – Bola Sete, 1966 
· “A Feira” – Quinteto Violado, 1974 
· “Alvorecer” – Clara Nunes, 1974 
· “Heraldo do Monte” – Heraldo do Monte, 1980 
· “A vida do viajante – Luíz Gonzaga & Gonzaguinha” – Gonzaguinha / Luíz Gonzaga, 1981 
· “Consertão – Elomar, Arthur Moreira Lima, Paulo Moura e Heraldo do Monte” – Arthur Moreira Lima, Elomar, Heraldo do Monte, 1982 
· “Elba ao vivo” – Elba Ramalho, 1990 
· “As eternas cantoras do rádio – Carmélia Alves, Ellen de Lima, Nora Ney, Violeta Cavalcanti, Zezé Gonzaga e Rosita Gonzalez” – Carmélia Alves, Nora Ney, Zezé Gonzaga, 1991 
· “Vesúvio” – Oswaldinho, 1993 
· “A viagem de Gonzagão e Gonzaguinha” – Gonzaguinha / Luíz Gonzaga, 1994 
· “Pernambuco falando para o mundo” – Antonio Nôbrega, 1998 
· “As canções de “Eu, tu, eles” “ – Gilberto Gil, 2000 
· “Nação nordestina” – Zé Ramalho, 2000 
· “Luíz Gonzaga ao vivo – volta pra curtir” – Luíz Gonzaga, 2001 
· “São João vivo” – Gilberto Gil, 2001 
· “Um banquinho, um violão…” – Daniel Gonzaga, 2001 
· “Maricotinha ao vivo” – Maria Bethânia, 2002