L'altra faccia dei graffiti L'insegnante Pietro Bagnariol coniuga arte e volontariato
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Pfffffffffft!!! Lo spray esce dalla bomboletta… sul muro, sul vagone, sulla saracinesca apparirà un’opera d’arte? Non sono qui a riaprire il dibattito sull’arte metropolitana contemporanea, ma sono certo che in taluni casi sia un fortissimo catalizzatore di energie positive oltre che un veicolo di recupero nell’ambito del disagio sociale. Le righe che seguono sono il breve ed emozionato racconto di un giorno di “ordinaria” attività dell’amico Piero Bagnariol in una favela storica: la “Pedreira Prado Lopes”, tra le più pericolose di Belo Horizonte, capitale dello stato di Minas Gerais, in Brasile.Mentre il maggiolone azzurro-cielo ci scarrozza per le vie sali e scendi della città, Piero mi racconta come ormai da circa sei anni si sia trasferito dal Veneto in Brasile. Nato ad Alleghe, giramondo per urgenza genetica ben testimoniata dai ricordi fotografici che spaziano dal Perù al Giappone, con in tasca studi d'arte e grafica compiuti a Venezia, eccotelo servito come fondatore di una rivista di fumetti nel calore tropicale di Belo Horizonte. L'America latina è particolarmente affezionata a questo genere di racconto visuale e Piero, con l’appoggio di qualche risorsa pubblica, dà vita insieme ad un nutrito gruppo di autori locali a “Graffiti-76% de quadrinhos”, un progetto coinvolge e promuove parecchie energie nell'ambito giovanile della città. Bagnariol insegna disegno in corsi comunali e il passo verso la realtà disagiata e marginale delle favelas è breve: è stato lo stesso comune a coinvolgerlo nell'insegnamento di arte murale e pittura indirizzato ai “meninos de rua” locali. In tre anni questo appuntamento che all’inizio sembrava una missione senza speranza ha dato i suoi frutti: un nutrito gruppo di allievi dai sei ai venticinque anni si è appassionato alla gestualità artistica e attraverso quest'ultima esprime una vitalità positiva che ribalta il mito negativo e violento della favela. Il nostro maggiolone svolta a un incrocio come tanti, ma all'improvviso tutto cambia ritmo, cambiano gli odori, i colori, cambia la gente intorno e veniamo catapultati in una diversa "città nella città". E' qui che ci incontriamo con i “graffitari apprendisti” che in taluni casi si presentano persino con prole al seguito, ragazzi-padre che tentano di recuperare pezzi di vita che là “fuori” vengono negati e che sul muro o sulla tela divengono colore e forma, segnali intatti di una profondità interiore e di una sensibilità che altrimenti resterebbe nascosta o negata. Per un attimo piccoli e grandi apprendisti dimenticano che lo spaccio é all’angolo stesso della casa/laboratorio che li ospita, un avamposto all’interno della “Pedreira” che vive del volontariato degli abitanti stessi e di contributi pubblici e privati. Qualcuno di loro è già diventato assistente di Piero e lo aiuta a coordinare i meno esperti. Il gruppo tenta anche di proporsi all’esterno con piccoli lavori di decorazione. E oggi alla "Pedreira" è un giorno speciale perché è sbarcata anche Rede Minas, una rete locale che li riprende all'opera. Il servizio è frutto di un progetto che come primo passo ha visto donare al gruppo grandi tele che una volta dipinte andranno ad abbellire la nuova sede e gli uffici dove la stessa tv si sta trasferendo. Trovare nuove risorse economiche per continuare ed estendere l’esperienza è importante, e un passaggio in tv può aiutare. Inoltre vedere come un pennello possa sostituire una pistola in mano a questi “meninos” e anche come “sparano” uno spray color arcobaleno al ritmo musicale del rap latinoamericano di un radiolone a tutto volume mi fa intuire che questa sia una delle strade attraverso le quali farli uscire indenni da lì consentendo a noi di entrare senza aver paura. Della giornata resta anche il sorriso dolce e aperto di Maia, la piccola bimba di sei mesi che Piero ha avuto con Tomoko (chiamata pure Lucilene), brasileira di chiara origine giapponeseche vive al suo fianco. In fondo il grande Brasile è tutto qui: una meravigliosa mescola di genti, incredibilmente riuscita.
Guido Boletti è artista autodidatta dal 1988, trova nella musica la sua prima fonte d'ispirazione per dedicarsi alla pittura. Oltre alla pittura il suo lavoro trova altre forme espressive come la tecnica della vetrofusione, della serigrafia, della ceramografia, happening pittorici televisivi e teatrali. Trovano posto anche copertine per CD musicali e illustrazioni di testi per l'infanzia. Hanno scritto di lui, tra gli altri: Carlo Munari, Renzo Margonari, Pierre Santos, Morgan da Motta, Giovanni Schialvino.
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Outra cara do graffiti Professor Pietro Bagnariol mistura arte e voluntariado
por Guido Boletti
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Pffffft!!! O spray sai da bomba…no muro, no trem, na porta da loja aparecera uma obra de arte? Não estou aqui para reabrir a polemica sobre a pintura metropolitana contemporânea, mas estou certo que em alguns casos seja um fortíssimo catalisador de energias positivas e um veiculo para ajudar a concertar os problemas sociais. As linhas que seguem são o breve e emocionado resumo de um "normal" dia de trabalho do amigo Piero Bagnariol em uma favela famosa a Pedreira Prado Lopes, uma entre as mais perigosas de Belo Horizonte capital do Estado de Minas Gerais no Brasil. Enquanto o Fusca azul céu nos leva pelas ruas sobe e desce da cidade, Piero me conta como 6 anos atras se transferiu do Veneto ao Brasil. Nascido em Alleghe na montanha italiana, giramundo por uma urgência genética bem testemunhada das lembranças fotográficas de viagens que vão do Peru ao Japão, com no bolso estudos de arte e gráfica feitos em Veneza, fundador de uma revista em quadrinhos no calor tropical de Belo Horizonte. A América Latina è particularmente ligada a este tipo de estória visual e Piero graças também ao apoio de alguma verba publica da vida a "Graffiti" 76% de quadrinhos, junto com numerosos autores locais, o projeto ganha espaço na cidade. Professor de desenho em alguns cursos públicos, o passo em direção a realidades necessitadas e marginalizadas das favelas è breve, a prefeitura o emprega como professor de arte mural e pintura para os famosos "meninos de rua". Em 3 anos este empenho que ao inicio parecia uma missão sem esperança deu bons frutos, um grupo consistente de alunos de idade entre 6 e 25 anos se apaixonaram ao gesto artístico e através deste exprimem uma boa vitalidade que derruba o mito negativo e violento da favela. O nosso Fusca vira uma esquina como tantas e ao improviso muda todo o ritmo, mudam os cheiros, as cores, mudam as pessoas e caímos em uma diferente "cidade" na cidade. E aqui encontramos com os alunos do grafite que se apresentam as vezes com toda a prole, jovens pais que tentam de recuperar pedaços de vida que la "fora" é negado e que no muro ou na tela transformam cores e forma que viram sinais intactos de uma profundidade interior e de uma sensibilidade que sem esta oportunidade seriam negadas ou ficariam escondidas. Por um momento crianças e adultos se esquecem que o trafico é na esquina da escola/laboratório deles e que esta é uma verdadeira primeira linha no fronte interior da pedreira, feito por voluntários, contributo publico e privado. Alguns deles já viraram assistentes de Piero ajudando-o a coordenar os iniciantes, o grupo tenta também de se propor ao externo com pequenos trabalhos de decoração. Hoje e um dia especial, tem a TV (Rede Minas) que filma as obras. Esta televisão deu -lhes grandes telas brancas, que deverão ser pintadas e o trabalho ira decorar a sede da Rede Minas. Surreal e fantástico o cenário que sai dos pincéis e das mãos durante a entrevista, mostra a vida da favela o um estúdio televisivo imaginado por eles. Encontrar novas ajudas econômicas è importante para continuar e alargar esta experiência, aparecer na televisão pode mostrar a todos como um pincel substitui uma arma na mão destes "meninos" e o gesto de como "atiram" com a bomba spray cor do arco Íris ao ritmo musical do rap latino americano de uma radio a todo volume me faz intuir que esta seja uma das estradas para que possam sair dali livremente, talvez ate para convidar-nos a entrar sem temor. Desta jornada fica também o sorriso doce e aberto de Maia, a pequena filha de 6 meses que Piero teve com Tomoko (chamada Lucilene), brasileira de clara origem japonesa que vive ao seu lado; o grande Brasil è no fundo simplesmente todo aqui: uma maravilhosa mistura de gente que deu incrivelmente certo.
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