«Jazz, Brasile e musica colta, ecco le mie radici»

Intervista a Marco Pereira, uno dei più valenti chitarristi
brasiliani in questi giorni alla sua prima tournée italiana

 

di Mauro Montalbani

 

    

    Mentre è alle prese, proprio in questi giorni, con la sua prima tournée italiana, incontriamo Marco Pereira, uno dei chitarristi più valenti della scena brasiliana, autore di cinque dischi a proprio nome nei quali passa con disinvoltura dalla veste di interprete di classici dello choro e della bossa a quella di autore sensibile e dai molteplici riferimenti. Pereira ha inoltre partecipato alla realizzazione dei dischi più importanti della musica popolare brasileira degli ultrimi lustri: pensate a un nome importante, e lui probabilmente vi ha suonato assieme: Zélia Duncan, Edu Lobo, Cássia Eller, Zé Renato, Gilberto Gil, Gal Costa, Wagner Tiso, Daniela Mercury, Zizi Possi, Paulinho da Viola, Tom Jobim, Milton Nascimento, Zé Nogueira, Leila Pinheiro, Fátima Guedes e Nelson Gonçalves, tra gli altri. Nel 1994 ha inoltre ricevuto il "Prêmio Sharp" (nella categoria strumentisti) come "Migliore Solista", oltre a un riconoscimento per il disco "Bons Encontros" in duo con il pianista Cristóvão Bastos, che è stato giudicato migliore disco strumentale dellostesso anno. Nel 1993 aveva già ricevuto il "Prêmio Sharp" come "Migliore Arrangiatore di Mpb" per il disco "Gal" di Gal Costa. Ecco alcune domande a cui ha risposto dopo il suo concerto di Arenzano.  

 

Lei ha vissuto in Francia per diversi anni: ritiene che ciò abbia influenzato il suo stile musicale?

«Penso che i primi anni i cui ho vissuto a Parigi siano stati decisivi per la definizione del mio stile nel suonare la chitarra. In Brasile avevo cominciato a suonare a orecchio, in complessini da ballo, sono stato cantante confidenziale, e cose del genere. Così ebbi la mia prima base musicale. Era il periodo di fulgore della bossa nova e fu la mia prima scuola musicale. In seguito, cominciai a studiare più seriamente, e, per questo, seguii le lezioni del grande maestro Isaias Savio. Ancora non avevo deciso di scegliere la musica come carriera professionale, e fu Isaias Savio a convincermi a fare questa scelta. Con Savio mi immersi a fondo nella musica colta e, specialmente, nello studio della chitarra classica. Quando arrivai in Francia per la prima volta, era questo il mio background. A Parigi venni in contatto con alcuni musicisti jazz, e il linguaggio del jazz fu fondamentale perché, assieme alle mie radici brasiliane, sommato alle nozioni di musica colta, si formasse il triangolo perfetto per la definizione del mio stile musicale».

Quali sono i quattro punti cardinali della sua musica e della sua arte?

«Chiarezza nelle idee musicali - Originalità - Virtuosismo - Emozione».

Quali musicisti l'hanno influenzata di più? E quali compositori?

«Per quanto riguarda la chitarra, i musicisti che mi hanno influenzato di più sono stati senza dubbio Baden Powell e Cacho Tirao. Sono state due scuole chitarristiche molto importanti nel mio apprendistato. Sono cresciuto in un'epoca nella quale ancora non c'era tanto materiale didattico come al giorno d'oggi. L'unico modo era quello di imparare a ricavare le musiche a orecchio direttamente dal disco. Oggi, dopo quegli anni di pratica musicale vedo che, per la verità, quella fu la migliore scuola musicale. Tanto più che imparavo a orecchio tutto ciò che potevo, e i dischi di Baden e Cacho, con le loro composizioni e i meravigliosi arrangiamenti, sono stati per me una grande fonte d'ispirazione e apprendimento. Oltre a ciò, mi appassionano in particolare i pianisti. In particolare i pianisti di jazz, che ascolto molto di frequente. I primi tre che mi vengono in mente - ma la lista è infinita - sono: Chick Corea, Michael Camilo e Keith Jarrett. Riguardo ai compositori, posso dire di essere appassionato alla musica colta e anche in questo campo sono innumerevoli gli autori che ammiro e da cui ho imparato molto. A partire da Vivaldi, Bach, Mozart, Beethoven, Brahms, Mendelssohn, Schumann, , Chopin, R. Strauss, Mahler, Bruckner, Debussy, Ravel, Stravinsky, Schoenberg, Boulez, Berio... sono veramente tanti. Ad ogni fase della mia vita mi concentro di più su alcuni di loro. Al momento ascolto molto Debussy e Ravel».

Tra le decine di artisti con cui ha suonato, con chi in particolare ha sviluppato maggiormente il feeling artistico?

«Ho avuto la fortuna e l'opportunità di suonare con molti grandi nomi della Mpb, ma alcuni sono stati molto importanti per farmi comprendere meglio il "feeling", come lei dice, della nostra musica popolare. Potrei citare, senza fare torto a nessuno, i nomi di Gilberto Gil, Milton Nascimento, Zizi Possi, Edu Lobo e Gal Costa».

Nei suoi dischi ha spesso scelto composizioni di autori del passato come Ernesto Nazareth, Garoto, Dilermando Reis, Noel, Ary Barroso, Pixinguinha, e altri: pensa che il passato rechi un messaggio di modernità? O questa musica può già essere considerata "classica"?

«Il Brasile non ha una tradizione musicale colta come l'Europa. I nostri grandi compositori, i nostri "classici", sono autori di musica popolare. Non c'è da parte mia l'intenzione di "riscattare" o mantenere viva la memoria della musica brasiliana (cosa che in realtà sta già succedendo...). La mia scelta di questi compositori è stata esclusivamente per ragioni musicali, perché hanno composto musica di grande qualità. D'altro canto credo che, nel caso di autori già scomparsi, essendo la loro opera già "cristallizzata", sia più facile rileggere le loro composizioni, rispetto agli autori che stanno ancora producendo. Infine, potrei dire che, essendo anch'io compositore, mi interessa anche esplorare le mie stesse creazioni».

Può provare a descrivere se stesso e la sua arte in non più di 10 parole?

«Chitarra/Popolare/Colto/Jazzistico/Brasiliano/Conmoltoswing/BuonaTecnica/ Molta Energia/Emozione!»

Perché lo stile jazz è stato metabolizzato in Brasile in modo così diverso rispetto al resto del mondo? Il jazz vive nello choro, nella bossa nova, però il Brasile è l'unica importante scena musicale che ha sempre conservato una forte indipendenza dai modelli occidentali: la sua spiegazione?

«In Brasile ci siamo abituati all'influenza jazz dai tempi in cui Pixinguinha e i suoi Batutas si ispiravano ai gruppi di New Orleans. Intanto, abbiamo sempre avuto la capacità di servirci del jazz come di un linguaggio e non come di uno stile, cosa che in molti paesi europei non è accaduta. Vorrei dire che il modo di suonare e di comunicare musicalmente era totalmente jazzistico, ma lo stile, i ritmi e la malizia era totalmente brasiliana! Lo stesso è successo con la bossa nova e di nuovo con lo choro al giorno d'oggi».

Quali sono i libri nella sua valigia?

«Non ho libri nella mia valigia, ci tengo un portatile perché è molto più leggero... A parte gli scherzi, sto rileggendo i libri di Gabriel Garcia Marquez che avevo già letto in portoghese, e stavolta, nell'originale spagnolo. Durante il viaggio dal Brasile sono riuscito a leggere "Cronaca di una morte annunciata", e "La incredibile e triste storia della candida Erendira e della sua nonna snaturata". Adesso sto riassaporando quel capolavoro della letteratura che è "Cent'anni di solitudine"».

Qual'è il suo attuale progetto musicale?

«Ho sempre molti progetti in testa, e a volte mi sembra che la vita sia troppo corta per poterli seguire tutti. Alcuni li ho già terminati, e altri sono ancora nella fase finale di attuazione. Posso però descrivertene tre che usciranno nel 2003: "Original", un cd di chitarra solista, tutto di mie composizioni, che sarà lanciato in aprile per l'editrice americana Gsp (Guitar solo publications) di San Francisco. Sempre per la Gsp sto curando gli spartiti di gran parte delle mie composizioni.; le partiture già disponibili possono essere consultate al sito: http://www.gspguitar.com. Poi ci sarà "Chazz", un altro cd in trio con chitarra, basso e batteria. Progetto indipendente che sarà lanciato prima in Brasile, probabilmente, nel prossimo giugno. Come dicevo prima, sono sempre stato molto legato ai pianisti jazz, che spesso sono soliti suonare in trio. Questo cd propone la chitarra che cerca una fusione tra la scuola dello choro brasiliano con il linguaggio jazz. Infine, i "Quaderni di Armonia Funzionale": in Brasile sono stato docente di Armonia all'università per molti anni. Questa esperienza mi ha portato ascrivere questo metodo, quattro volumi dedicati all'insegnamento metodologico dell'Armonia, per chitarristi. Ciascun libro avrà allegato un cd audio con esempi pratici.