La transizione conservatrice del Pt

Ferve il dibattito tra le numerose correnti del partito di
Lula recentemente passato dall'opposizione al governo

 

di Andrea Zeccato

 

 

     In una intervista al quotidiano "O Estado de São Paulo" del 27 gennaio scorso João Pedro Stédile, leader del Mst (Movimento dei sem terra) definiva il governo Lula come governo em disputa (governo in discussione) e spiegava così la situazione: «Il Pt (Partito dei lavoratori, ndr) ha vinto le elezioni perseguendo una tattica di alleanza elettorale con settori della classe dominante che, preoccupati dalla crisi economica e dal rischio che il Brasile diventasse un'altra Argentina, hanno puntato sul riciclaggio del modello economico. Il popolo, da parte sua, ha votato Lula per vedere cambiamenti in questo modello. La composizione del governo di Lula è un riflesso di questa ambiguità. Abbiamo ministri ancora legati al modello neoliberista e ministri che rappresentano il programma del Pt, che non è neoliberista». Inoltre Stedile aggiungeva che anche nei discorsi del neo-eletto presidente si notano ambiguità: «Lula riafferma che la priorità è il sociale, la lotta alla fame, la riforma agraria, il lavoro, ma allo stesso tempo dice che continuerà a rispettare gli accordi internazionali, non romperà con il Fmi (Fondo monetario internazionale, ndr). Nel governo vi sono persone che vogliono mettere in programma i temi della fame, del lavoro e della riforma agraria e altri, l'indipendenza della Banca centrale, la previdenza, la riforma tributaria».

Queste affermazioni - e in particolare la definizione di governo em disputa - non sono isolate all'interno del Partito dei lavoratori - le cui correnti di sinistra sono riuscite a eleggere circa il 30 per cento dei 91 deputati - e anche tra i movimenti sociali che hanno contribuito al successo di Lula nelle elezioni di ottobre. E a questa situazione abbiamo accennato nei precedenti articoli pubblicati sui numeri di gennaio e febbraio, facendo riferimento al disagio della sinistra e dei movimenti sociali sia nel dover accettare alcune nomine fatte da Lula - come quelle dei ministri-imprenditori Rodrigues e Furlan e del governatore della Banca centrale Mereilles-, sia riguardo alla politica economica del ministro dell'Economia Palocci.

Il fulcro della questione si riassume in questo interrogativo: il Pt, da sempre abituato a svolgere il ruolo di oppositore intransigente nel denunciare gli scandali che si sono susseguiti negli scorsi anni (anche al prezzo di essere tacciato, a volte, di mancanza di spirito collaborativo verso governi non certo conservatori come, per esempio, nei confronti del governo Cardoso) riuscirà a trasformarsi in un partito di governo? Riuscirà, in altre parole, a tradurre il dibattito interno – a volte anche aspro - in linee di azione adatte a risolvere i problemi del Paese, cercando, da una parte, di non deludere le aspettative dell'elettorato e, dall'altra, dovendo presumibilmente ricorrere a cure non indolori, sia per motivi di equilibri di coalizione sia per impegni internazionali?

Il Pt è un partito che, per natura e storia, ha molte sfaccettature ideologiche (v. scheda) e, di conseguenza, le sue correnti sono, per certi versi, abbastanza differenti tra loro. In particolare alcuni gruppi della sinistra petista propongono la realizzazione di mutamenti economici piuttosto profondi (in senso socialista) che si scontrano con le posizioni rappresentate da alcuni dei partiti che fanno parte della coalizione che appoggia il governo di Lula al Congresso. Attualmente la maggioranza del PT appartiene al gruppo Articulação, che ha il 55% dei membri della direzione. Questa corrente raccoglie i moderati del partito e i suoi esponenti di spicco sono (oltre a Lula): i ministri José Dirceu (Casa Civil), Antonio Palocci (Economia) e Ricardo Berzoini (Previdenza). Appoggia la maggioranza la Democracia Radical (Dr); tra i suoi esponenti ci sono il neo-presidente José Genoino e Tarso Genro (Ministro-segretario dello sviluppo economico e sociale). Dr, partita da posizioni massimaliste, si è con il tempo avvicinata molto al gruppo Articulação. 

La principale corrente di sinistra si chiama Democracia Socialista (Ds) e conta tra i suoi esponenti la già menzionata senatrice Heloísa Helena. Altre correnti di sinistra sono: Força Socialista - gruppo ideologicamente tuttora di ispirazione marxista-leninista - che, nel dibattito pre-elettorale dello scorso anno, ha contestato l'alleanza con il PL di Alencar (noto imprenditore tessile); Articulação de Esquerda, molto vicina al Mst (Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra); Trabalho, che, con le sue posizioni trotzkiste, si situa all'estrema sinistra nel Pt. A questa corrente, molto critica perfino con Lula, aderì in passato anche Palocci. Infine ci sono gli indipendenti, che a volte si coalizzano con le une o le altre delle correnti citate; tra essi il più famoso è il senatore Eduardo Suplicy.

Aumento del tasso di interesse, revisione delle mete economiche del 2003 (anche oltre i "desiderata" del Fmi), riforma previdenziale, questione dell'autonomia del Banco central: questi i principali temi su cui la sinistra del Pt si è contrapposta alla dirigenza del partito, tacciata di continuismo rispetto alla passata amministrazione di Cardoso (“transição conservadora”, ovvero "transizione conservatrice" è stata l'espressione usata più spesso per definire l'azione del governo). Già a gennaio, nella prima riunione dell'esecutivo del partito dopo le elezioni, il sindaco di São Paulo, Marta Suplicy, e la senatrice Heloísa Helena (Al) criticarono alcune scelte del governo in tema di lotta alla fame (si stava infatti mettendo a punto il Programma "Fome Zero", poi avviato alcune settimane dopo) e circa le priorità nell'attuazione delle riforme. 

In particolare la senatrice alagoana giunse a non votare per Sarney alla presidenza del Senado, prendendo anche le distanze dal tentativo della dirigenza petista di portare il Pmdb nella maggioranza. Così agli inizi di febbraio la direzione del Pt ha deciso che saranno sottoposti a sanzioni (tra le quali è prevista pure l'espulsione) i parlamentari che voteranno in modo difforme da quanto deciso dai gruppi. Ma - va detto subito -, nessuna decisione è stata presa contro la senatrice Helena, anche per non dare eccessivo risalto alla sua posizione di forte critica verso la dirigenza petista. Allo stato attuale, infatti, come avverte il politologo Aldo Fornazieri (le cui dichiarazioni sono state riportate dall'Estado on-line) la maggioranza non ha interesse a usare le maniere forti verso i radicali per non correre il rischio di restare scoperta a sinistra, mentre alle correnti radicali non conviene pensare affrettatamente alla scissione, per non diventare un partito di mera testimonianza (come è successo per esempio al Pstu, v. scheda).

Per i prossimi 15 e 16 marzo è prevista una riunione del Direttivo nazionale del Pt nel quale sarà discussa la linea del partito su vari temi del dibattito parlamentare e in particolare sull'atteggiamento da assumere in relazione alla riforma previdenziale. Il deputato Nélson Pellegrino (capogruppo alla Câmara e egli stesso membro della corrente di sinistra Força Socialista) ha recentemente affermato: «O Pt é como uma família italiana: a gente briga, discute, xinga, mas depois fica tudo bem» (Il Pt è come una famiglia italiana: litiga, discute, impreca, ma poi tutto si ricompone). Si verificherà ancora una volta quanto ha descritto il neo-capogruppo petista, sia pure ricorrendo a una immagine stereotipata della famiglia italiana?

 

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Scheda: cronologia istituzionale del PT

Il Partido dos Trabalhadores (PT) fu fondato a São Paulo il 10 febbraio 1980 da Luiz Inácio da Silva (allora il soprannome Lula non era stato ancora ufficialmente aggiunto al nome del sindacalista pernambucano) insieme a un gruppo di sindacalisti, intellettuali, politici e rappresentanti di movimenti sociali e religiosi. Il partito si espanse in quasi tutto il territorio nazionale e giunse ad avere circa 400.000 militanti.

In vista delle elezioni del 1982 il regime militare allora al potere concesse libertà di organizzazione ai partiti e così agli unici due che la dittatura aveva lasciato in vita (uno governativo, Arena, e uno di opposizione, l'Mdb) se ne sostituirono altri, tra cui – appunto - il Pt, «di fatto il primo partito di classe nella storia brasiliana», come afferma lo storico Angelo Trento nel suo saggio "Il Brasile: una grande terra tra progresso e tradizione 1808-1990" (pg. 164).

Nelle elezioni del 1982 il Pt ottenne 2 sindaci, 8 deputati federali e 12 statali, mentre - dopo il ritorno alla democrazia - in quelle per l'Assemblea costituente del 1986, Lula fu il candidato più votato in tutto il Brasile e insieme a lui altri 15 furono i deputati ottenuti dal partito. Alle elezioni amministrative del 1988 il Pt riportò un importantissimo successo a São Paulo: Luiza Erundina fu eletta "prefeita" (sindaco), ma altre 34 città furono governate da sindaci petisti e tra queste la oggi ben nota, a livello mondiale, Porto Alegre (RS), che diverrà la città simbolo della capacità del Pt di essere patito di governo.

Il 1989 fu l'anno della prima candidatura di Lula alla presidenza del Brasile e anche della prima sconfitta (al secondo turno, contro Collor). Ma il Pt proseguiva ad affermarsi elettoralmente: il paulista Edoardo Suplicy fu eletto senatore nel 1990 (oltre a 35 i deputati. federali e 81 statuali).

Dopo gli sconvolgimenti politici mondiali della fine degli anni '80, il congresso del 1991 a São Bernardo do Campo (SP) segnò l'accettazione da parte del Pt della democrazia rappresentativa e dell'economia di mercato, nel frattempo erano sorte in Brasile due organizzazioni che influiranno molto sul Partido dos Trabalhadores: la Cut (Central Única dos Trabalhadores) e il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (Mst). Elettoralmente nel 1992 giunsero una conferma importante (Porto Alegre) e una sconfitta (São Paulo), anche se complessivamente il partito si radicava sempre di più nel Brasile, in particolare nel Sud e nel Sud-Est. E' di quegli anni l'assunzione della lotta alla fame come obiettivo primario dell'pazione politica di Lula, infatti il Pt consegnò al presidente "ad interim" Itamar Franco un piano per la sicurezza alimentare, che suscitò ampio dibattito nel Paese e in particolare l'azione del sociologo Herbert de Souza, detto Betinho.

Nel 1994 (elezioni politiche e presidenziali) il Pt per la prima volta ottenne 2 governatori, oltre a 4 senatori e 50 deputati federali, anche se Lula venne sconfitto da Cardoso nella corsa alla presidenza della Repubblica (e lo stesso avverrà nel 1998); l'anno successivo Lula diventò presidente d'onore del partito e a lui successe José Dirceu, che però prevalse di poco nei confronti della corrente di sinistra del partito, rafforzatasi nel corso degli anni '90. Il partito sconta però il conflitto con l'ala trotskista che sarà espulsa e darà vita al Pstu (partito tuttora esistente e presente anche alle ultime con un proprio candidato). Alle amministrative del 1996 il Pt conquistò anche Belém e altre 110 città, oltre Porto Alegre, alle politiche dell'anno successivo conquistò inoltre il governo in tre Stati (AC, RS, MS) e portò in Congresso 3 senatori e 59 deputati.

Negli ultimi anni ci sono state importanti affermazioni: Marta Suplicy sindaco a São Paulo (2000), ennesima conferma a Porto Alegre, riconquista di Belém e, per la prima volta affermazione nelle elezioni municipali di una grande città nordestina, Recife. Infine alle elezioni dell'ottobre scorso il Pt porta Lula alla presidenza del Brasile, con il consenso di 39.443.765 elettori nel primo turno e di 52.793.364 nel secondo. Sull'onda di questo risultato il partito diventa il primo alla Câmara, con 91 deputati, e il terzo al Senado, con 14 eletti.