L'inutile riapertura del processo Senna A sei anni dall'assoluzione la Corte di cassazione ha annullato
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La
tentazione principale è di pensare: lasciatelo in pace dov’è ora.
Sono passati quasi nove anni dall’incidente che costò la vita al più
grande campione di Formula Uno della storia, Ayrton Senna, e ancora si
riparla di aprire il processo conclusosi il 16 novembre 1997 - quasi sei
anni fa - con l'assoluzione di tutti gli imputati. Dell’inchiesta, del processo non si è mai venuti a capo di nulla, se
non che il povero Senna non poté più calcare le piste di F1 lasciando La Williams fu ritenuta colpevole in primo grado, ma in
appello fu assolta. Se davvero si riaprirà il processo non sarà
certamente per dare finalmente una motivazione certa ad uno degli
incidenti più gravi della storia della F1 - tanto più che per evitare
inutili polemiche la famiglia Senna non ha mai fatto ricorso -, ma per una
mera questione di denaro, di quali assicurazioni devono pagare e quali
invece essere a loro volta risarcite. Il punto da risolvere rimane sempre
il famoso piantone dello sterzo, che secondo varie ricostruzioni
dell’incidente, si sarebbe rotto prima dell’impatto e Nessuno prese mai in considerazione che quella curva-rettilineo molto veloce poteva essere assassina, fino a che non ci scappò la vittima illustre. Nel ’95 fu modificata e resa meno pericolosa, perdendo il suo fascino originale, ma aumentando in sicurezza. Oltre tutto non si poteva lasciare un muretto praticamente nudo, senza almeno tre file di barriere di gomme, utili ad attutire il colpo. Non ci sembra giusto a questo punto continuare a ferire Ayrton, che riposa in pace ormai da molti anni nel cimitero di Morumbi a San Paolo. Processi o polemiche non lo riguardano più da tempo. L’attuale F1 certamente non gli piacerebbe, perché Ayrton è sempre stato più umano che tecnico, mettendo in campo la sua dote naturale e quell’estrema forza di volontà che lo rendeva invincibile. Nessun processo potrà ridarci Senna, che pur non avendo vinto cinque o sei mondiali rimane il più grande, perché l’amore della gente nei suoi confronti non vale nessuna classifica o statistica. Ayrton sarà sempre in mezzo a noi, perché ha raggiunto quell’immortalità che solo gli eroi riescono a conquistarsi.
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