Riforma
agraria ancora lontana A causa degli
errori dei governi precedenti, in Brasile
di Raoni Guerra |
La
ragione del poco uso della terra è principalmente storica. Il sistema dei
grandi latifondi in mano a poche persone incentiva il sottosfruttamento
delle risorse, e per molti secoli (e ancora oggi in alcune zone rurali),
l’accumulo di terre non produttive è stato considerato una forma
d’investimento. Soltanto negli ultimi anni, con i disincentivi fiscali e
la legge di depropriazione (creata nel ’64 ma regolamentata soltanto nel
’93) la riforma agraria è stata affrontata sul serio. Negli otto anni di
governo Cardoso sono stati insediate tre volte più famiglie che negli
ultimi trenta, e Lula ha promesso di finire la riforma. L’insuccesso della
riforma agraria è dovuto alla strategia del governo di disincentivare il
possesso di terre non produttive attraverso l’aumento delle imposte. La
misura non ha tenuto conto che l’evasione fiscale nel
settore arriva ai 90% tra i grossi proprietari, e che le tasse sono
spesso “perdonate” a causa delle pressioni dei ruralisti nel
congresso. Mercato
in potenziale Un altro motivo del sottosfruttamento della terra è la necessità di trovare nuovi consumatori. Il mercato domestico ha un enorme potenziale di crescita. Una miglior distribuzione dei redditi genererebbe un aumento considerevole nella domanda per alimenti. La povertà non soltanto è una vergogna, ma toglie dal mercato milioni di consumatori in potenziale. In Brasile si è gia osservato un fenomeno simile all’inizio del “Plano Real”, nel ’93. La fine dell’inflazione ha creato un aumento reale del reddito dei più poveri, i quali non riescono a proteggersi dall’inflazione galoppante, che in un mese ha consumato il 40 per cento del loro stipendio. Un’altra possibilità è l’espansione verso l’estero, che nel caso brasiliano è una necessità. Negli anni del governo Cardoso l’economia è diventata più dipendente dalla moneta estera, principalmente dal dollaro. Nei primi anni di governo, l’aumento esponenziale dei debiti privati e statali in dollari e delle importazioni sono stati sostenuti dai grossi investimenti di capitale estero principalmente nel mercato finanziario nello stesso periodo. Con
la crisi della Russia, nel ’98 il mercato ha perso la fiducia nei paesi
emergenti; da allora si è verificata una fuga di capitali che ha
contribuito a generare la crisi Argentina e quella del cambio in Brasile.
Senza la fiducia degli investitori, le esportazioni sono diventate
essenziali per ottenere valuta estera per pagare i debiti privati e
statali, non essendovi ulteriori prestiti da parte del Fmi (Fondo
monetario internazionale). Le politiche di Cardoso hanno minato le
esportazioni tra ’95 e 2000, e in questi anni il Brasile ha avuto una
bilancia commerciale (data dal saldo di importazioni e esportazioni) molto
negativa. Negli ultimi due anni, incentivate dal basso valore del Real che
rende i prodotti Brasiliani più competitivi, finalmente la bilancia
commerciale ha segnato valori positivi. Questo è l’inizio della ripresa
del ruolo di paese esportatore che il Brasile ha sempre avuto. Trincea
dei Paesi Ricchi Il
blocco alle importazioni dei prodotti agricoli è stato un grande ostacolo
nel cammino del Brasile. I meccanismi che creano questi ostacoli sono vari
e complessi. I principali sono: quote nelle importazioni, sistema
tariffario e sussidi alla produzione ed esportazione.
Il Doha Round, un giro di negoziazioni proposto
dall’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001 ha creato speranze
che le barriere fossero giunte agli ultimi giorni. I 144 paesi membri
hanno firmato un accordo che prometteva «migliorie sostanziali
nell’accesso al mercato» (ovvero riduzione nelle tariffe, ndr),
«riduzione con prospettiva di eliminare di tutte le forme di sussidio
alle esportazioni», e «sostanziale riduzione nelle distorsioni degli
scambi domestici». Il risultato invece è stato deludente.
Il primo sabotaggio è venuto dalla Comunità europea. Chirach e
Schroeder hanno firmato un accordo per mantenere fino a 2013 la Cap
(Common agricultural police). La Cap fa parte del trattato di Roma (1957),
e aveva l’obbiettivo di garantire l’approvvigionamento di cibo in
un’Europa resa al suolo dalla guerra. Da allora ci sono stati molti
tentativi falliti di riformare un sistema che costa il 3 per cento del Pil
(prodotto interno lordo) dell’Ue, e rappresenta il 38 per cento del
valore della produzione. Gli Usa a loro volta nei prossimi cinque anni
vogliono finire con i sussidi delle esportazioni, tagliare i sussidi alla
produzione fino a 5 per cento di essa (oggi ammonta al 22) e di ridurre le
tariffe d’importazione per non più del 25 per cento. Bush però, invece
di diminuire i sussidi ha appena approvato un aumento di 70 per cento per
il 2003. Perdono
tutti I
sussidi all’agricoltura portano problemi anche ai paesi che la
praticano. Fenomeni come la desertificazione e la salinizzazione sono
sempre più comuni in paesi che praticano l’agricoltura intensiva. Solo
in Italia il 25 per cento delle terre agricole ed il 35 di quelle a
pascolo sono a rischio. Da una parte
i paesi ricchi precludano ai più poveri un maggiore sviluppo perché
riducono l'accesso dei loro prodotti (meno cari), ma d'altro canto esigono
dai paesi poveri che aprano i loro mercati ai loro beni e servizi.
Un ulteriore problema che spesso non viene preso in considerazione
è che il prezzo finale degli alimenti in Europa e negli Usa è molto più
caro rispetto al resto del mondo. I consumatori pagano quindi due volte i
loro alimenti: una volta attraverso il finanziamento del sussidio (in
tasse) e una seconda volta a causa dell'alto prezzo pagato al dettaglio.
OOO
Bibliografia The
Economist: The Doha squabble - 27 Mar 2003 The
Economist: Coming unstuck - 31 Ott. 2002 The Economist: Can Lula finish the job? - 3 Ott. 2002 http://www.dsonline.it/partito/autonomie/agricoltura/documenti/dettaglio.asp?id_doc=4883 http://www.ossimoro.it/global2.htm http://lanazione.quotidiano.net/art/2000/02/17/582306 http://www2.ibama.gov.br/proarco/riscoseameacas.pdf http://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/it.html http://www.fao.org/WAICENT/FAOINFO/ECONOMIC/ESS/census/wcares/5itatb.asp http://www.greencrossitalia.it/ita/acqua/risorse_acqua/acqua_009.htm http://www1.folha.uol.com.br/folha/especial/2002/governolula/presidente-opiniao-19960602.shtml
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