Le canzoni della nostra coscienzaOmaggio ai testi di Jorge Amado musicati da grandi compositori
Tre canzoni di Amado con testo a fronte
|
||||||
A
Sylvia, lei sa perché
A
un anno dalla morte, la statura di Jorge Amado, il peso della sua voce
nell’anima brasiliana, la lirica armonia dei suoi testi rigogliosi
continuano a crescere nella nostra coscienza. E’ quasi inevitabile un
omaggio postumo in forma di canzone. O meglio, in forma di lista di
canzoni, di riscoperta di brani e testi autografi, in una selva di
dediche, personaggi musicati, sorrisi cantati. Come quello indimenticabile
della sera del 6 agosto, quando, alla notizia della sua scomparsa, Caetano
ammutolì per l’emozione sul palco del Teatro Castro Alves e poi si
sciolse in un tributo commovente, intonando all’unisono col pubblico la
melodia di Tieta, il sorriso riconoscente a fior di labbra. Nessuno
fu più consapevole di lui nell’intessere la musica brasiliana
all’interno dell’ordito romanzesco, tra le pieghe della trama. Nessuno
più intransigente nell’abbattere le barriere tra suono erudito e suono
popolare. Lo storico e critico José Ramos Tinhorao ne ha ricostruito i
complessi rapporti con la musica, dissezionando novelle, testi e romanzi
alla caccia di figure storiche, chitarristi inventati, sambisti
indiavolati. E nel suo “A Musica Popular no Romance Brasileiro” non può che concludere
che amò visceralmente la musica della sua terra e che “avrebbe
desiderato ascoltare, più di quanto non ascoltò,
i suoi testi trasformati in canzoni”. D’altronde,
se lo stile di Amado è eminentemente visivo e la sua tecnica narrativa
cinematografica nel montaggio delle scene, la sua parola è canzone,
modinha, acalanto, rondò, samba de roda. Lo deve sapere bene Dorival
Caymmi, che fu il suo parceiro di sempre: insieme scrissero pagine
bellissime, alcune delle quali ingiustamente trascurate. Vorrei ricordarne
alcune versioni, in un itinerario dolce-amaro tra le luci e le ombre della
loro Bahia magica e ancestrale. Si può partire da “E’
doce morrer no mar”, il brano più celebrato, che riecheggia le dure
vicende dei pescatori di “Mar Morto”. Ascoltatelo dalla scura voce di
Caymmi, accompagnato dalla nuda chitarra, oppure nella sensuale,
malinconica versione di Marisa Monte che duetta con Cesaria Evora. Brividi
nella schiena, puro rapimento… E’
tempo di passare alla solarità di Gabriela, color di garofano e cannella.
Djavan ne canta ispirato l’indole libera e gioiosa in “Alegre Menina”, dalla colonna sonora dell’omonima novela. Le
armonie di Caymmi sono avvolgenti, piene di aggraziato rimpianto, e si
diffondono nell’intera descrizione sonora del personaggio, anche in
quella “Modinha para Gabriela”
che il canto di Gal Costa innalza a ineguagliabili vertici espressivi
color pastello. Giunge in questa immaginaria processione Teresa Batista,
scalza, danzando al battito dei ritmi di Iansà, furia di femminilità
primordiale: è Joyce che le presta la voce nella più dolce, maliziosa e
delicata “Modinha para Teresa
Batista” che sia dato ascoltare. Intermezzo
al chiar di luna, nostalgica luna tropicale che riempie l’orizzonte
dell’Atlantico, come in un quadro di Rousseau. Il carezzevole timbro di
basso profondo di Danilo Caymmi, alternato a quello cristallino della
sorella Simone, rompe la quiete notturna in un languido lamento,
elegantemente orchestrato. Sono i “Beijos
pela Noite”, vagheggiati, rimembrati, struggentemente rievocati. Un
vero gioiello nascosto questa canzone, di rarissima esecuzione. E poi la “Cantiga
de Cego”, per la novela “Terras sem fim”, “Retirantes”,
i quattro Acalantos para Gabriela,
recitati dal maestro in persona fedelmente accompagnato da Dorival alla
chitarra, in un disco fuori catalogo da ormai ben quaranta anni… Ma
Jorge Amado non è solo sinonimo di Caymmi per quel che riguarda la
musica. La sua onnivora curiosità per la tradizione come per le novità
– purché di schietto sapore popolare - hanno portato la sua traiettoria
a incrociare più volte quella di Vinicius de Moraes, che conobbe a Rio
negli anni ’30, quella di Joao Gilberto (fu testimone delle sue nozze
con Astrud e lo cita in Dona Flor), quella di Antonio Carlos e Jocafi (fu
ammiratore esplicito della coppia nel film “Bahia de Todos os Santos”,
con parole di ammirazione per “Voce abusou” e ne ebbe in cambio un sentito omaggio: un album
di canzoni ispirate ai suoi romanzi nel 1996). Non poteva mancare il suo
riconoscimento ai due grandi tropicalisti di Bahia: Caetano e Gil
compaiono nel finale di Teresa Batista e, fusi insieme (strano ma
suggestivo ircocervo) nel buffo Caetano Gil, in “Tenda dos Milagres”.
E Veloso, il Veloso compositore, ricambia da par suo dedicandogli la
colonna sonora di Tieta, il film di Cacà Diegues. Tra gli ospiti: Gal
Costa, Zezé Motta, Didà Banda Feminina. Sarebbe
impossibile elencare qui tutti gli artisti che diedero
un’interpretazione musicale alla sua opera, nel mare magno delle
riduzioni cinematografiche e televisive (si contano ben tre Gabrielas, per
esempio). Sono praticamente tutti i maggiori nomi della Musica Popular
Brasileira di varie generazioni, da Chico Buarque a Moraes Moreira, da
Jobim a Elba Ramalho, da Maria Bethania a Edu Lobo, da Joao Bosco a Alceu
Valença. L’ultimo capitolo di questo corale omaggio di cantanti e
musicisti - la sua gente prediletta - è del 1999. L’etichetta “Sons
da Bahia” (nata su intervento del governo locale in sinergia con la
Secretaria da Cultura e Turismo) pubblica un album collettivo dal semplice
titolo “Jorge Amado”, in
cui compaiono tra gli altri Gilberto Gil, Dominguinhos, Sandra de Sa, Fafà
de Belem. Nessuno ancora poteva sapere che da lì a due anni il Maestro ci
avrebbe lasciato, e che le sue ceneri sarebbero state disperse sotto una
vecchia mangueira del suo giardino, nella pace del quartiere Rio Vermelho. Amado
tentò altre avventure musicali, di cui ci restano tracce sparse e un
po’ nascoste: il maxixe “Gabriela”
con Gilvan Chaves e Mauricio Sherman, la ballata “Lamento da Gloria” con Dulce Nunes, la satira “Histórias para duas irmãs que foi censurada e descensurada no
programa fantástico” con
Juca Chavez. E non mancano neanche gli incontri con il mondo della musica
erudita, a testimonianza di un amore incondizionato per ogni forma di
sonorità, dalla più umile alla più colta e raffinata. Esemplare è il
personaggio di Borges, violinista virtuoso che in “Tenda dos Milagres”
perde il suo lavoro di musicista nella sala del cinema di Bahia per essere
sostituito da un grammofono, trasparente omaggio al grande pianista di
tangos Ernesto Nazareth, che dal Cinema Odeon di Rio fu scacciato per
cedere il passo ad un rullo meccanico. I compositori più celebri ricambiarono l’affetto: César Guerra-Peixe lo omaggiò, Claudio Santoro firmò con lui nel 1956 la partitura orchestrale di "Não te digo adeus", nel 1988 l’Orchestra Sinfonica da Bahia presentò un lavoro del maestro paulista Francisco Mignone ispirata a “A morte e a morte de Quinquas Berro Dágua”, Egberto Gismonti trasse un balletto dall’“ABC de Castro Alves” eseguito nel 1982. E ancora lo stesso Gismonti registrò con lo scrittore una versione sonora di “Bahia de Todos os Santos – Guia de Ruas e Misterios”, in un rarissimo album del 1980. Mi piace concludere questa passeggiata musical-narrativa con l’indimenticabile immagine di Vadinho, scherzosamente stilizzata come l’Exù dipinto dall’inseparabile amico di Amado, Carybé, che seduce Dona Flor sotto le sue finestre, accompagnato dalla chitarra sospirosa di Caymmi, il flauto arpeggiante del dottor Walter Silveira e il violino languido di Edgard Coco.
Notte alta, cielo ridente
Sensualità, struggimento, ironia malandrina… Tenera rievocazione della serenata di Amado (con Caymmi) alla tanto amata compagna Zelia Gattai, in una lontana e romantica notte carioca degli anni ’30. Quale contrasto col goffo e bonario fagotto accademico di Teodoro Madureira! Esse texto vai pra voce mestre
Jorge. Obrigado pelos sonhos que nos fez de imortal presente. Axé.
OOO
Tre canzoni di Amado con testo a fronte traduzione di Giangiacomo Gandolfi
|