LETTURE BRASILIANE De Andrade antiviaggiatore curioso
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Nel maggio 1927 Mário de Andrade salpa da São Paulo con destinazione Amazzonia. I primi giorni è tutta una lamentela: "non sono fatto per viaggiare", "dentro di me c'è un pentimento ombroso", "non mi sono goduto nessuna delle sensazioni che mi proponevo in questa partenza, ero completamente distratto dalle mie inquietudini", "vita di bordo. Ci sono troppi bambini, ho addirittura sognato la strage degli innocenti", e via dicendo. Anche nella prefazione postuma, l'autore si confessa un "antiviaggiatore (...), che viaggia sempre malandato, allarmato, incompleto, sempre a immaginarsi sgradito all'ambiente estraneo che percorre". Eppure dopo pochissimi giorni di navigazione il miracolo accade, cosicché de Andrade viene rapito e affascinato completamente dalla maestosità delle terre che visita. Dapprima sono rapide visioni, una festa sulla spiaggia di Rio, o l'incontro di acque della foce del Rio delle Amazzoni, a scatenare la fantasia creativa dello scrittore, a trascinarlo in descrizioni spumeggianti che prendono solo spunto dalla realtà, per trasformarla in un quadro, un'epopea, un misto di personaggi epici e reali. Poi, sarà più che sufficiente l'osservazione della realtà. E di questa realtà così variegata, de Andrade coglie ogni sfumatura. Regno animale e regno vegetale. Vita vissuta e speculazioni filosofiche. Ironia e dramma. Un mondo popolato da aironi, caimani, scimmie, delfini reali e delfini leggendari, pappagalli coloratissimi, api, buoi, i pesci cucinati, le zanzare che non danno pace e tante razze umane. Duranti i vari scali, de Andrade incontra poeti, storici, musicisti del suo tempo, e da pochi appunti su questi incontri si può ricostruire la vita intellettuale e artistica degli anni Venti in Brasile, con i protagonisti dell'epoca che vengono citati qua e là, o anche sognati o ricordati in varie occasioni, sempre con arguzia. Ma c'è anche la realtà umana dei compagni di viaggio, dei pescatori e degli abitanti dei villaggi, e soprattutto degli indios, con le loro leggende e i loro costumi. Interessanti e approfondite le annotazioni su varie tribù, tra le quali i Pacaás Novos che considerano immorale il suono e la parola e si esprimono, tenendo ben celati orecchie bocca e naso, tramite il movimento degli arti, soprattutto le gambe e le mobilissime dita dei piedi. Più volte ripresa nel libro, la concezione della vita degli Indios Do-Mi-Sol, con il loro linguaggio fatto di suono puro. La lingua, scritta o orale, insegnata nelle scuole sul fiume, parlata o cantata, affascina de Andrade. C'è la lingua degli uomini, i vari dialetti, le canzoni udite e trascritte; le avventure di Lampião si sovrappongono al canto soave della sirena Iara e alla colta produzione delle accademie letterarie, ai giochi di parola, alla etimologia dei tanti modi di dire che rendono unica la lingua brasiliana. Lingua mischiata alla musica (de Andrade fu pianista e musicologo, oltre che scrittore e critico d'arte): assistiamo a processioni religiose e feste all'aperto, le feste del boi-bumbá e del bumba-meu-boi, feste di nozze danzanti, orchestre improvvisate accompagnate da vari tipi di ballo. Tutto viene annotato, e molto fotografato, in immagini in bianco e nero che stupiscono per la loro attualità: il barcaiolo o la bambina seduta sulla riva del fiume sembrano appartenere ai nostri giorni, e non al secolo scorso. Attento alla natura, all'uomo e anche alle costruzioni degli uomini, in questo viaggio lo scrittore incontra di tutto: dalle più precarie palafitte allo splendore delle cattedrali, e poi ospedali (lebbra e malaria sono sempre in agguato), orfanotrofi, musei, biblioteche e tante fazendas descritte con episodi curiosi, a volte buffi, a volte drammatici. De Andrade prova meraviglia per Salvador e Recife e perde la testa per Bélem: "Siamo stati in giro per tutto il giorno e mi sono già fatto intimo di ogni cosa. Sono luccicante di felicità. (...). Bélem mi entusiasma sempre di più. Il mercato oggi era fantastico, per quanto era accogliente. (...) Bélem è stata fatta per me e mi sta come un guanto". Tutto è immerso nel maestoso regno della natura amazzonica. Emozionante la descrizione della ninfee enormi (e la vita di un giorno solo del fiore più grande del mondo, la vittoria regia) e l'entusiasmo provato di fronte al Rio delle Amazzoni e ad altri fiumi: il Rio Caripi viene descritto in modo così meraviglioso, che viene voglia di partire subito per andare a conoscerlo. Tra tempeste sul fiume e alberi giganti, il caldo. "Infinita varietà del caldo amazzonico. Faceva un caldo rinfrescante, quando attraversavamo il canale. Ieri, dopo la pioggia, ha fatto un caldo così freddo che le donne si sono dovute coprire, e dicono che quando saremo di fatto nel cuore dell'immenso fiume -dentro, proprio dentro- la notte è così umida che si battono i denti dal gran caldo. (...) E' interessante il desiderio di vento rinfrescante che si nota in
certi nomi: Canto da Viração, Chapéu Virado...". Sottotitolo di questo libro: "Viaggi per il Rio delle Amazzoni fino al Perù, per il rio Madeira fino alla Bolivia via Marajó fino a dire basta". Un viaggio compiuto e descritto attraverso i sensi, l'intelligenza e le emozioni.
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