Il Brasile non è certo famoso per la
produzione di vini, ma tra i mille motivi di interesse per questo paese
può essere interessante porre l'attenzione sull'espansione e
l'affermazione dell'attività vinicola brasiliana, che sta riscotendo
successi e ottenendo riconoscimenti anche all'estero.

L'introduzione
della coltivazione della vite
La
prima registrazione storica della coltura della vite in Brasile si ebbe nel Rio Grande do
Sul e venne datata 1626, quando il padre gesuita Roque Gonzáles da Santa
Cruz,
venendo da Buenos Aires attraversò il fiume Uruguay per fondare la prima
missione in Brasile. Con la costruzione del convento ebbe inizio anche la
coltivazione della vigna, che si adattava bene alle caratteristiche del
terreno e quindi anche alla produzione di vino. Ma fu solo verso il 1870/1875
che la vitivinicoltura prese una svolta decisiva grazie all'incremento
della colonizzazione italiana che portava nella sua tradizione agricola
anche questa attività. La produzione di vino restava però solo locale,
per il consumo interno delle comunità italiane o argentine della
zona del Rio Grande do Sul. Solo verso il 1970, con il miglioramento della
tecnologia di produzione, l'utilizzo di botti in acciaio, lo sviluppo
delle tecniche di vinificazione anche del vino bianco ed il miglioramento
del sistema di coltivazione si ebbe una prima
commercializzazione del vino
come prodotto agricolo. A partire dagli anni '80 si verifica un aumento di
consumo di questa bevanda e l'aumento di importazioni di prodotto estero
produce un
effetto positivo, spronando la produzione di vino brasiliano. Le case vinicole
sono spinte all'incentivazione della produzione e al miglioramento
qualitativo a un
prezzo più accessibile. Parte così la vitivinicoltura brasiliana,
che si è evoluta in
modo straordinario in queste due ultime decadi.

Le zone di diffusione
La
produzione vinicola brasiliana è localizzata per il 90% nello stato di
Rio Grande do Sul, sulla Serra Gaúcha. La parte restante è da dividersi
tra le
regioni vitivinicole nello stato di Santa Catarina (Urussanga e São
Joaquim),
São Paulo (Jundiaí e São Roque) e Minas Geraes (Andradas, Caldas, Poços de Caldas e Santa Rita de
Caldas). Nel quadro descritto, una felice eccezione è rappresentata da una zona del
Nordest brasiliano, la Vale do São Francisco, le cui acque irrigano
felicemente la terra dando uve fine e vino di qualità. La regione di
maggior produzione è quella della città di Santa Maria da Boa Vista,
vicino a Petrolina e Juazeiro, alla frontiera tra il Pernambuco e Bahia.
La
Sérra Gaúcha
La
regione della Serra Gaúcha è situata tra le montagne del nord-est dello
stato del Rio Grande do Sul, e fa la parte del leone nella produzione
vinicola brasiliana, tanto da essere chiamata la stella della
vitivinicoltura brasiliana, sia per
qualità che quantità di vino prodotto. Questa regione è
vicina alle condizioni climatiche delle migliori zone vinicole mondiali,
tra i paralleli 30 e 50 del globo, ma ha come svantaggio l'eccessiva quantità
di pioggia annuale che cade esattamente nell'epoca che precede la
raccolta, periodo cruciale per la maturazione dell'uva. Questo fattore rende la
vita molto difficile ai viticoltori della Serra con l'effetto di
sottoporli a un duro
lavoro e di impegnarli alquanto anche nel miglioramento della
tecnologia della coltivazione. I risultati sono però sorprendenti e
incoraggiano un miglioramento continuo.
Bento
Gonçalves
Impossibile
non citare la principale città della Serra Gaúcha: Bento Gonçalves.
Situata a 120 km da Porto Alegre, Bento è definita la capitale brasiliana
del vino fondata da immigranti italiani, che portarono dal loro paese
l'amore per la vigna. La terra a quei tempi veniva lottizzata e
distribuita equamente tra gli immigranti. Quelli che ricevettero i lotti
della zona sud della città ne percepirono subito le buone caratteristiche
per la coltivazione della vite, tanto da dedicarsi quasi esclusivamente a
questa attività. Quella zona fu così chiamata la Vale dos Vinhedos
(Valle dei Vigneti). Il luogo garantisce una produzione di vino di ottima
qualità e tutta la zona è un festival di colori, aromi e sapori in uno
scenario geografico di impronta europea. Con i suoi vigneti e cantine, la
zona è di importanza rilevante oltre che per la produzione vinicola e anche come meta di un agriturismo di impronta enologica. Qui risiedono le
principali aziende vinicole brasiliane dai nomi a noi familiari: la Marco
Luigi la cui denominazione viene dai nomi di padre e figlio. L'azienda
Miolo, fondata da Giuseppe Miolo nel 1897,
possiede un'ottima "Osteria Mamma Miolo" dove si possono assaporare
deliziosi piatti italiani. La Casa Valduga è nota per l'annesso bel
ristorante di cucina italiana e una accogliente pousada per gli amanti
della tranquillità. Oltre che sede di case vinicole, a Bento ci sono due
istituzioni della massima importanza per la ricerca e l'insegnamento delle
tecniche enologiche: la Embrapa - eccellente centro di ricerche - e la
"Escola Agrotécnica Federal Presidente Juscelino Kubitschek",
che da molte generazioni sforna tecnici in enologia e dal 1995 tiene il
"Curso Superior de Tecnologia em Viticultura e Enologia",
il primo centro di formazione enologica del Brasile e uno dei rari
esistente nelle
Americhe.
Altre
città sedi di importanti case vinicole sono: Garibaldi, città
bucolica e
ospitale della Serra Gaúcha, molto conosciuta per essere la capitale
dello champanhe, il vino spumante brasiliano. In questa città hanno
infatti sede varie case specializzate nella produzione di questo tipo di vino,
tra i migliori del paese. Un'altra importante città è Caxias
do Sul, sede di aziende famose come la Remy-Lacave, il cui edificio è
nientemeno che la replica di un castello medioevale. Degna di nota è
senz'altro l'azienda Juan Carrau - Velho Museu, con il suo annesso Atelier do
Vinho,
vinicola non di grande quantità, ma la cui produzione particolarmente
accurata è fonte di un vino di altissima qualità.
Oltre
a Bento Gonçalves, Garibaldi e Caixas do Sul, il panorama produttivo della
Serra Gaúcha consiste in altri circa 35 centri minori la cui produzione
vinicola è più rivolta verso il normale vino da tavola.

La produzione
brasiliana
Il
Brasile produce oggi vini di ottima qualità che spesso raggiungono il livello di molti
vini stranieri famosi e partecipano a manifestazioni ricevendo consensi
e premi anche all'estero. Forse non si può ancora affermare che la
produzione includa vini eccellenti, ma il 1991
è da ricordarsi come l'annata migliore per qualità del prodotto. La
viticoltura brasiliana vede prevalere per quantità e qualità il vino bianco, favorito dalla
tipologia del terreno
e dalle condizioni climatiche.
I
vini brasiliani sono classificati in:
1. Vinho de Mesa - vino di qualità inferiore, elaborato con varietà di
uve più comuni (Concord, Herbemont, Isabel, Seyve Willard, Niagara, etc.)
di specie americane (Vitis labrusca, Vitis rupestris, etc.).
2. Vinho Fino de Mesa - vino da tavola differenziato, elaborato con
varietà di uve nobili (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Pinot Noir, Merlot,
Chardonnay, Riesling, Sauvignon Blanc,etc.) di specie europea (Vitis vinifera).

Le
principali tipologie di prodotto ottenuto sono: le varietais, cioè
provenienti da un tipo predominante di uva, minimo il 60% del totale del
prodotto (alcune aziende raggiungono il 100%) e che possono essere bianchi
(da uve Chardonnay o Riesling o Sauvignon Blanc, etc.) e rossi (da uve Cabernet Sauvignon
o Merlot, etc.). I vinhos de Corte (o di assemblage) sono quei vini
ottenuti elaborando diversi tipi di uva ed anche qui possono essere
bianchi (ad esempio miscelando uve Chardonnay
con Flora e Riesling) o rossi (con uve Cabernet
Sauvignon, Merlot e Tannat). Nel panorama mondiale senza dubbio
i migliori vini rimangono gli italiani, i francesi, gli spagnoli e i
portoghesi in Europa, e gli ottimi vini cileni in Sud America; ma sarebbe
un errore mettere a confronto prodotti di differenti zone climatiche ottenuti con
sistemi di vinificazione differenti. Il vino brasiliano
sta acquistando il suo spazio e possiede proprie caratteristiche precise. I
bianchi sono adeguati al clima: i fruttati, rinfrescanti e fatti per essere
consumati giovani; i rossi, già di buon livello e comparabili ai
migliori vini giovani europei. La difficoltà maggiore nella produzione
vinicola brasiliana la si ha infatti nell'invecchiamento che non
raggiunge, causa il clima, quello delle nostre produzioni. Però alcuni
vini
dell'annata 1991, la migliore nella storia vitivinicola brasiliana, hanno
raggiunto un sorprendente grado qualitativo e stanno migliorando con
l'invecchiamento in bottiglia che ha ormai superato i 10 anni, tempo prima
inimmaginabile per questi vini. Dal settembre del 1995 il Brasile è membro
dell'Oiv (Office International de la Vigne e du Vin), l'organismo
che regola le norme internazionali della produzione di vino, testimonianza
dell'alta qualità del vino brasiliano. Il prossimo passo sarà la
creazione della Denominazione di origine controllata brasiliana, analoga a
quella esistente in Europa.

Il
Brasile nel panorama mondiale
Nel
mercato internazionale il Brasile si caratterizza come paese importatore.
Sino alla metà degli anni '80 le esportazioni erano insignificanti, e a essere preso in
considerazione era per
lo più il succo di uva.
Nella metà degli anni '90
si è però manifestato un aumento di richiesta
estera che è salita dai 9,8 milioni di dollari del 85-90 ai 30 milioni del
95-00. Di contro si è però avuto un notevole aumento di importazione,
che si aggira intorno ai 94,3 milioni di dollari con un bilancio
deficitario di 63,4 milioni di dollari.
A rallentare lo sviluppo della vitivinicoltura brasiliana vi sono però due
problemi cruciali. Il primo è senza dubbio il modesto consumo interno che
non arriva a 2 litri pro capite all'anno (l'Italia è al secondo posto
mondiale con 59,37 litri, prima la Francia con 60), risultato della
mancanza di tradizione vinicola brasiliana. Il secondo è il prezzo del
vino nazionale, che è relativamente caro in conseguenza di una imposta elevata. Questo
fattore pone il vino in posizione svantaggiata rispetto ad altre bevande più a buon mercato, come la birra, sia rispetto ad
alcuni vini d'importazione di qualità inferiore. Purtroppo la maggior
parte dei consumatori brasiliani, non avendo una cultura del vino di
qualità, continua
ad acquistare questi prodotti di bassa levatura che sono scelti, oltre che per il prezzo,
anche per via del nome generalmente altisonante, di difficile pronuncia, o
perché richiamato dallo charme di bottiglie
dai colori insoliti.

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