Un bicchiere di buon vino Doc brasiliano In Brasile la produzione vitivinicola è in netto aumento
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Il Brasile non è certo famoso per la produzione di vini, ma tra i mille motivi di interesse per questo paese può essere interessante porre l'attenzione sull'espansione e l'affermazione dell'attività vinicola brasiliana, che sta riscotendo successi e ottenendo riconoscimenti anche all'estero.
L'introduzione
della coltivazione della vite
La produzione vinicola brasiliana è localizzata per il 90% nello stato di Rio Grande do Sul, sulla Serra Gaúcha. La parte restante è da dividersi tra le regioni vitivinicole nello stato di Santa Catarina (Urussanga e São Joaquim), São Paulo (Jundiaí e São Roque) e Minas Geraes (Andradas, Caldas, Poços de Caldas e Santa Rita de Caldas). Nel quadro descritto, una felice eccezione è rappresentata da una zona del Nordest brasiliano, la Vale do São Francisco, le cui acque irrigano felicemente la terra dando uve fine e vino di qualità. La regione di maggior produzione è quella della città di Santa Maria da Boa Vista, vicino a Petrolina e Juazeiro, alla frontiera tra il Pernambuco e Bahia. La Sérra Gaúcha La regione della Serra Gaúcha è situata tra le montagne del nord-est dello stato del Rio Grande do Sul, e fa la parte del leone nella produzione vinicola brasiliana, tanto da essere chiamata la stella della vitivinicoltura brasiliana, sia per qualità che quantità di vino prodotto. Questa regione è vicina alle condizioni climatiche delle migliori zone vinicole mondiali, tra i paralleli 30 e 50 del globo, ma ha come svantaggio l'eccessiva quantità di pioggia annuale che cade esattamente nell'epoca che precede la raccolta, periodo cruciale per la maturazione dell'uva. Questo fattore rende la vita molto difficile ai viticoltori della Serra con l'effetto di sottoporli a un duro lavoro e di impegnarli alquanto anche nel miglioramento della tecnologia della coltivazione. I risultati sono però sorprendenti e incoraggiano un miglioramento continuo. Bento Gonçalves Impossibile non citare la principale città della Serra Gaúcha: Bento Gonçalves. Situata a 120 km da Porto Alegre, Bento è definita la capitale brasiliana del vino fondata da immigranti italiani, che portarono dal loro paese l'amore per la vigna. La terra a quei tempi veniva lottizzata e distribuita equamente tra gli immigranti. Quelli che ricevettero i lotti della zona sud della città ne percepirono subito le buone caratteristiche per la coltivazione della vite, tanto da dedicarsi quasi esclusivamente a questa attività. Quella zona fu così chiamata la Vale dos Vinhedos (Valle dei Vigneti). Il luogo garantisce una produzione di vino di ottima qualità e tutta la zona è un festival di colori, aromi e sapori in uno scenario geografico di impronta europea. Con i suoi vigneti e cantine, la zona è di importanza rilevante oltre che per la produzione vinicola e anche come meta di un agriturismo di impronta enologica. Qui risiedono le principali aziende vinicole brasiliane dai nomi a noi familiari: la Marco Luigi la cui denominazione viene dai nomi di padre e figlio. L'azienda Miolo, fondata da Giuseppe Miolo nel 1897, possiede un'ottima "Osteria Mamma Miolo" dove si possono assaporare deliziosi piatti italiani. La Casa Valduga è nota per l'annesso bel ristorante di cucina italiana e una accogliente pousada per gli amanti della tranquillità. Oltre che sede di case vinicole, a Bento ci sono due istituzioni della massima importanza per la ricerca e l'insegnamento delle tecniche enologiche: la Embrapa - eccellente centro di ricerche - e la "Escola Agrotécnica Federal Presidente Juscelino Kubitschek", che da molte generazioni sforna tecnici in enologia e dal 1995 tiene il "Curso Superior de Tecnologia em Viticultura e Enologia", il primo centro di formazione enologica del Brasile e uno dei rari esistente nelle Americhe. Altre città sedi di importanti case vinicole sono: Garibaldi, città bucolica e ospitale della Serra Gaúcha, molto conosciuta per essere la capitale dello champanhe, il vino spumante brasiliano. In questa città hanno infatti sede varie case specializzate nella produzione di questo tipo di vino, tra i migliori del paese. Un'altra importante città è Caxias do Sul, sede di aziende famose come la Remy-Lacave, il cui edificio è nientemeno che la replica di un castello medioevale. Degna di nota è senz'altro l'azienda Juan Carrau - Velho Museu, con il suo annesso Atelier do Vinho, vinicola non di grande quantità, ma la cui produzione particolarmente accurata è fonte di un vino di altissima qualità. Oltre
a Bento Gonçalves, Garibaldi e Caixas do Sul, il panorama produttivo della
Serra Gaúcha consiste in altri circa 35 centri minori la cui produzione
vinicola è più rivolta verso il normale vino da tavola.
Il Brasile produce oggi vini di ottima qualità che spesso raggiungono il livello di molti vini stranieri famosi e partecipano a manifestazioni ricevendo consensi e premi anche all'estero. Forse non si può ancora affermare che la produzione includa vini eccellenti, ma il 1991 è da ricordarsi come l'annata migliore per qualità del prodotto. La viticoltura brasiliana vede prevalere per quantità e qualità il vino bianco, favorito dalla tipologia del terreno e dalle condizioni climatiche. I vini brasiliani sono classificati in: 1. Vinho de Mesa - vino di qualità inferiore, elaborato con varietà di uve più comuni (Concord, Herbemont, Isabel, Seyve Willard, Niagara, etc.) di specie americane (Vitis labrusca, Vitis rupestris, etc.). 2. Vinho Fino de Mesa - vino da tavola differenziato, elaborato con varietà di uve nobili (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Pinot Noir, Merlot, Chardonnay, Riesling, Sauvignon Blanc,etc.) di specie europea (Vitis vinifera).
Le principali tipologie di prodotto ottenuto sono: le varietais, cioè provenienti da un tipo predominante di uva, minimo il 60% del totale del prodotto (alcune aziende raggiungono il 100%) e che possono essere bianchi (da uve Chardonnay o Riesling o Sauvignon Blanc, etc.) e rossi (da uve Cabernet Sauvignon o Merlot, etc.). I vinhos de Corte (o di assemblage) sono quei vini ottenuti elaborando diversi tipi di uva ed anche qui possono essere bianchi (ad esempio miscelando uve Chardonnay con Flora e Riesling) o rossi (con uve Cabernet Sauvignon, Merlot e Tannat). Nel panorama mondiale senza dubbio i migliori vini rimangono gli italiani, i francesi, gli spagnoli e i portoghesi in Europa, e gli ottimi vini cileni in Sud America; ma sarebbe un errore mettere a confronto prodotti di differenti zone climatiche ottenuti con sistemi di vinificazione differenti. Il vino brasiliano sta acquistando il suo spazio e possiede proprie caratteristiche precise. I bianchi sono adeguati al clima: i fruttati, rinfrescanti e fatti per essere consumati giovani; i rossi, già di buon livello e comparabili ai migliori vini giovani europei. La difficoltà maggiore nella produzione vinicola brasiliana la si ha infatti nell'invecchiamento che non raggiunge, causa il clima, quello delle nostre produzioni. Però alcuni vini dell'annata 1991, la migliore nella storia vitivinicola brasiliana, hanno raggiunto un sorprendente grado qualitativo e stanno migliorando con l'invecchiamento in bottiglia che ha ormai superato i 10 anni, tempo prima inimmaginabile per questi vini. Dal settembre del 1995 il Brasile è membro dell'Oiv (Office International de la Vigne e du Vin), l'organismo che regola le norme internazionali della produzione di vino, testimonianza dell'alta qualità del vino brasiliano. Il prossimo passo sarà la creazione della Denominazione di origine controllata brasiliana, analoga a quella esistente in Europa.
Il Brasile nel panorama mondiale Nel mercato internazionale il Brasile si caratterizza come paese importatore. Sino alla metà degli anni '80 le esportazioni erano insignificanti, e a essere preso in considerazione era per lo più il succo di uva. Nella metà degli anni '90 si è però manifestato un aumento di richiesta estera che è salita dai 9,8 milioni di dollari del 85-90 ai 30 milioni del 95-00. Di contro si è però avuto un notevole aumento di importazione, che si aggira intorno ai 94,3 milioni di dollari con un bilancio deficitario di 63,4 milioni di dollari. A rallentare lo sviluppo della vitivinicoltura brasiliana vi sono però due problemi cruciali. Il primo è senza dubbio il modesto consumo interno che non arriva a 2 litri pro capite all'anno (l'Italia è al secondo posto mondiale con 59,37 litri, prima la Francia con 60), risultato della mancanza di tradizione vinicola brasiliana. Il secondo è il prezzo del vino nazionale, che è relativamente caro in conseguenza di una imposta elevata. Questo fattore pone il vino in posizione svantaggiata rispetto ad altre bevande più a buon mercato, come la birra, sia rispetto ad alcuni vini d'importazione di qualità inferiore. Purtroppo la maggior parte dei consumatori brasiliani, non avendo una cultura del vino di qualità, continua ad acquistare questi prodotti di bassa levatura che sono scelti, oltre che per il prezzo, anche per via del nome generalmente altisonante, di difficile pronuncia, o perché richiamato dallo charme di bottiglie dai colori insoliti.
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(São Paulo)
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