"Scolari meritava la panchina della Seleção" Intervista a Darwin Pastorin, direttore sportivo di "Stream"
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Del Brasile ha conservato un leggero
accento che gli conferisce un particolare fascino latino. Ma soprattutto
possiede l'istinto del poeta, quasi più sudamericano che brasiliano purosangue, che lo pone vicino
per stile a uno dei suoi idoli della scrittura, l'argentino Osvaldo
Soriano. Darwin Pastorin, svelato chi è il nostro personaggio, direttore
sportivo di "Stream", ha anche nel sangue quel Dna che contraddistingue un brasiliano dal resto del pianeta: il futebol. I libri
che ha scritto sono sempre ispirati da grandi e piccole storie che escono dai campi di uno stadio,
come "Le partite non finiscono mai" e "Tempi Supplementari", entrambi editi da Feltrinelli. A dicembre, per Mondadori, uscirà "Lettera a mio figlio sul calcio".
Ma del Brasile Pastorin conserva anche quella solarità, quell'apertura
nei confronti del proprio interlocutore in grado di mettere a proprio agio
il cronista nel rompere il ghiaccio con la rituale domanda sulle sue
origini italiane: Mi sono trovato subito bene, anche grazie all'amore dei miei genitori. Torino era nel pieno della luce e delle contraddizioni del
boom economico. Cominciai le elementari con la maestra Esterina Unia, che ancora porto nel cuore. E mi innamorai subito della scrittura. Grazie ai racconti di Emilio
Salgari. Tornerei domani.
Tenga presente che ho ancora il passaporto brasiliano, proprio come mio figlio Santiago. Il
Brasile per me è memoria, favola, culla, racconto, saudade. Amo l'Italia, ma sento quella terra la mia terra. Sì, non ho mai avuto dubbi sul Brasile campione. Troppo forte la Seleçao in ogni reparto, e poi quell'attacco: Ronaldo-Rivaldo-Ronaldinho. Sembrava di essere tornati ai tempi di Didì-Vavà-Pelè. Avrei dato fiducia a Scolari, eccome! Un tecnico vincente, dalle idee chiare e dalle strategie tecnico-tattiche vincenti. Scolari è adatto, per mentalità e competenza, al nostro campionato. E' un ottimo psicologo, duro il
giusto, inoltre ha saputo recuperare ai massimi livelli Ronaldo. E non è stata fatica da poco.
Rivaldo appartiene alla cerchia dei rari fenomeni di questo calcio. Non deve temere la concorrenza: lui è una stella di prima grandezza. E che coppia con il mio amico Filippo Inzaghi! Mi dispiace per Moratti, per dispiace per Ronaldo. E' una storia sbagliata, una favola con un finale triste. Peccato. Stiamo pagando un periodo di transizione, tutto qui. Sono in contatto con il vice-presidente
Alfonso Dalla Monica, mio amico fraterno: mi ha assicurato che, prestissimo, il
Verdão ritornerà a dominare la scena paulista e nazionale. E' tornato Zinho: sarà lui il protagonista della riscossa. Ricordo che sono, con vanto, il Console
unico onorario del Palmeiras, in Europa. Il Brasile del calcio deve imparare a tenersi i
propri campioni: solo così si riconquistano i tifosi. Barrichello ha tutto per diventare campione del mondo, non lo vedo inferiore al "mostro" Schumacher. La Ferrari, comunque, crede nel mio
connazionale: sono convinto che, prima o poi, anche Barrichello si toglierà la soddisfazione più grande. Quella di conquistare il titolo iridato. Massa deve crescere. Potenzialmente possiede la stoffa dell'asso. Vedremo. Ayrton Senna manca a tutti noi. Manca la sua bravura, manca il suo sorriso, manca la sua dolce tristezza. Piansi quel maledetto
primo maggio del '94, ma Ayrton vive ancora nel cuore di chi non smetterà mai di volergli bene. Più che dei nuovi vorrei parlare dei "vecchi". A chi ama la musica brasiliana consiglio di risentire Vinicius, Jobim, Toquinho, Caetano, Chico. Poesia allo stato puro. Bellezza superba e infinita.
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