La
capoeira ha fatto boom. Approdata in sordina in Italia a metà Anni '80 e dopo aver vegetato all'ombra di caritatevoli centri sociali e associazioni
filo-brasiliane, l'arte marziale che mescola danza e lotta è ormai una
realtà molto diffusa: corsi di capoeira "Regional" -la più
praticata in Brasile- e di "Angola" -di provenienza africana-
sorgono come funghi presso scuole, palestre, fitness-club e apposite sedi
che si riproducono come succursali in numerose città. Giovani e meno giovani che si avvicinano a questa disciplina
continuano ad aumentare, per lo più attratti dalle esibizioni di strada
improvvisate in cui frequentemente si imbattono nei centri più
grandi, sulla scorta di quanto avviene normalmente in Brasile, nello stato di Bahia
dove la capoeira è più diffusa. Oppure trascinati da amici e
conoscenti che già la praticano per una dimostrazione che quasi sempre
lascia il segno. Superati gli equivoci sulla sua natura (moda esotica,
sport per fricchettoni), la capoeira si avvia a diventare una delle
principali opportunità per avvicinarsi alla cultura del Brasile, insieme
alla musica. Ma a che cosa è dovuta la sua grande, improvvisa
popolarità? Lo abbiamo chiesto a contra-mestre Pudim, al secolo Osvaldo
Henrique Pereira da Silva, insegnante di capoeira e fondatore del
Gruppo Soluna di Roma, uno dei più importanti d'Italia e affiliato all'Aics,
Associazione italiana cultura e sport.
"Secondo me il fascino è determinato dal concorso di diversi ambiti
spettacolari -esordisce Pudim-: la capoeira non è soltanto un'arte marziale, ma contiene aspetti legati alla danza, alla musica, alla rappresentazione, all'interazione con un'altra persona, alla comunicazione con il corpo, al gioco e quindi, in generale, al divertimento. E' meno severa di altre discipline per l'atmosfera di serenità nella quale la si pratica, che indubbiamente facilita i contatti
interpersonali".
Come dire che aiuta a interagire e a comunicare...
Di questo aspetto ce ne rendiamo conto durante gli spettacoli all'aperto, osservando il progressivo avvicinarsi a noi di persone inizialmente chiuse, timide, bloccate. Inoltre sembra interessare un po'
a tutti, e la sua trasversalità sociale facilita il contatto tra persone di ceti differenti.
A quale tipo di capoeira tradizionale si ricollega la vostra scuola?
Al gruppo Oxòssi, che è uno dei più importanti e conosciuti, presente in Bahia, a sud del Brasile e attivo in altri paesi anche europei come Germania e Francia.
Quanto
tempo fa e in quale occasione
ha deciso di venire in Italia a insegnare la capoeira?
Sono arrivato da Porto Alegre, in Brasile, dove sono nato, nel '93 per cambiare vita, conoscere l'Italia e trovare
lavoro. A Roma abitava già un mio amico brasiliano, professore di capoeira, che mi ha aiutato durante i primi tempi difficili. Come molti stranieri, anch'io all'inizio ho svolto diversi
lavori, ma poiché sono laureato in educazione fisica ho iniziato a lavorare in varie palestre
facendo conoscere un po' per volta la capoeira e a insegnarla. Nel frattempo il mio amico, dopo due anni dal mio arrivo in Italia,
se ne è tornato in Brasile.
Ai tempi esisteva già un gruppo che in Italia praticava la capoeira?
Sì, ce n'era uno a Viterbo e poi un altro più piccolo a Roma che questo mio amico aveva formato. E' stato lui a aiutarmi e a mettermi in
condizione di poter lavorare attraverso l'insegnamento della capoeira. Quando è tornato in Brasile, al gruppo che avevo
iniziato a formare si sono aggiunti gli allievi del suo. Uno di questi
ultimi frequenta ancora la nostra scuola.
Un'"eredità", quella lasciatale dal suo amico, che le ha facilitato il
percorso.
Diciamo che oltre al suo sostegno, il quale faceva capo più che altro a luoghi dove si insegnano arti marziali, l'intuizione che più mi ha aiutato è stata di introdurre la capoeira nelle palestre, nelle quali c'è un'utenza
più predisposta a questa disciplina.
E dopo quanto tempo ha fondato la scuola attuale?
Nel '95, a un paio di anni dopo il ritorno in Brasile del mio amico. Oggi la situazione si è consolidata, perché oltre che nella scuola l'insegnamento della capoeira continua in diverse palestre. Ci sono più spazi a disposizione, grazie anche alla presenza dell'università di educazione fisica. Oltre all'insegnamento abbiamo un gruppo di spettacolo per portare la capoeira nelle strade. Inoltre abbiamo iniziato a lavorare con i bambini, con i quali inizieremo un importante progetto dal prossimo marzo.
In che cosa consiste?
Si tratta di un piano realizzato in collaborazione con un'associazione sportiva per introdurre la capoeira nelle scuole medie. Attualmente ci siamo convenzionati con due
istituti.
E in Italia come siete strutturati?
A Roma operiamo io e un altro contra mestre, mentre a Cagliari e Taranto abbiamo un professore.
Che differenza esiste tra contra mestre, mestre e professore?
Come altre arti marziali, praticare capoeira prevede gradualità sia da parte di chi la
esercita che da chi la insegna. E il training è possibile solo dopo aver
concluso un percorso con avanzamenti di grado, in genere distanziati di tre, quattro anni uno
dall'altro, rapportati all'esperienza, alla qualità del lavoro svolto, e
dopo aver costituito un proprio gruppo. Si inizia dal professore, gradino più basso della scala gerarchica,
per arrivare al mestre, qualifica che richiede grande esperienza, abilità e anche un certo carisma.
Ma sono attendibili gli insegnanti che si propongono ai corsi che stanno sorgendo un po' ovunque?
Sull'onda di questa affermazione vi sono tante persone, anche italiane, che si sono improvvisate insegnanti di capoeira senza avere formazione né titolo adeguato. Anche noi abbiamo istruttori che ci aiutano, ma sono sempre supportati dalla nostra organizzazione. Il rischio è quello di ricondurre tutto a una moda, come
ad esempio nei casi in cui la disciplina viene proposta come capoeira-fitness: un modo per ridicolizzarla svilendone significato e contenuti che invece sono profondi e significativi.
Anche per il contesto storico nel quale questa pratica è maturata.
Come è possibile per un profano avvicinarsi in modo ortodosso alla capoeira?
E' importante informarsi, cercare più indicazioni possibili senza soffermarsi sulla prima opportunità. Guardarsi in giro, insomma, come
si fa con tutto il resto.
Esiste una federazione, così come per altre discipline?
Ancora no, purtroppo, per problemi organizzativi legati alla difficoltà di
inserire la capoeira tra le altre arti marziali e per una certa rivalità tra le stesse scuole. Ma grazie al lavoro che stiamo svolgendo e al ramificarsi sul territorio dei gruppi più accreditati, pensiamo che in un futuro non troppo lontano potremo dar vita a qualcosa di simile.
Sarà un'organizzazione nella quale potranno confluire tutti i gruppi?
Non credo. Del resto anche in Brasile non esiste una federazione complessiva a causa delle peculiarità che ogni gruppo storico
vanta e intende mantenere. Noi brasiliani siamo forse particolari in questo aspetto. Però in altri paesi, come ad esempio l'Italia, non sarebbe impossibile pensare a una federazione che raggruppi le scuole di orientamento
analogo, e noi stiamo già lavorando a un simile progetto.
Che cosa organizzerà il vostro gruppo nell'immediato futuro?
In dicembre terremo un batizado, ovvero un raduno di maestri che si tiene in occasione del passaggio di grado di alcuni alunni del gruppo. Nel prossimo aprile ve ne sarà uno più
importante, con maestri provenienti anche dal Brasile. Ma tutti i mesi organizziamo feste, eventi, spettacoli e dimostrazioni per far conoscere
la capoeira a più persone possibili. Da qualche tempo un nostro
istruttore ha iniziato a lavorare anche a
Macerata.
Nel nostro sito (http://www.soluna.it) abbiamo comunque ricavato un'apposita sezione dedicata a eventi e corsi organizzati dalla nostra scuola.
Chi può praticare la capoeira?
Non esistono indicazioni specifiche, e ogni richiesta deve essere valutata e autovalutata in rapporto ai propri limiti: è comunque necessario fare attenzione perché nella capoeira vi sono movimenti acrobatici
effettuati con rapidità che mettono in gioco le articolazioni. Potrebbe essere rischioso praticarla senza conoscerla e senza
contare su un supporto adeguato. Osservate le dovute precauzioni, chiunque può praticarla, anche perché i movimenti di base sono molto semplici. Vi sono persone che non fanno movimenti acrobatici e spettacolari, ma "giocano capoeira", si divertono e sono capoeiristi come gli altri che si cimentano in rodas più complesse. L'importante è avere un training adeguato, conoscere i propri limiti e lavorare per estenderli.
Da quale età è possibile praticarla?
In Brasile non è raro vedere bambini di 5 o 6 anni che iniziano a cimentarsi in questa disciplina.
A nostro avviso l'età migliore per iniziare è tra gli otto e i dieci iniziando però sempre dal ritmo, dalla musica e
dal piacere di stare insieme divertendosi. In fondo è proprio questa la filosofia profonda della capoeira che sta determinando la sua affermazione anche lontano dal Brasile.
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