Recensioni cd |
Eu vim da Bahia |
NO' EM PINGO D'AGUA & C.BASTOS Domingo na Geral
|
Contraditorio
|
Velho Retrato |
||
|
|
|
AA.VV. - "Eu Vim da Bahia" E' tempo di ricordi per l'industria discografica a quanto pare, tempo di rievocazioni, di lembrancas. Il 1965 può sembrare un anno buono come tanti, ma in realtà una sua importanza particolare ce l'ha e lo scopriamo con piacere da questa compilation di vecchie incisioni dell'archivio RCA. Si tratta di un anno di lavoro seminale per i padri del tropicalismo, poco prima del lancio in grande stile del loro manifesto antropofagico, e non a caso Gal, Bethania, Caetano, Gil e Tom Zé campeggiano nella foto di copertina in versione praticamente adolescente, volti carichi di personalità e ricchi di promesse appena giunti sulla scena discografica. Cosa scopriamo dunque in questi brani un po' impolverati ma significativi e rivelatori? Come prima cosa che il loro fervore rivoluzionario è molto relativo, a confermare il carattere eminentemente borghese da cui emerge e di cui è espressione la nuova cultura tropicalista. Niente chitarre elettriche al limite della distorsione ancora, nessun impulso a scalzare i padri, a promuovere utopie universalistiche. Tutto è molto "cool" e ben inserito nella tradizione: la bossanova è ancora fresca nelle orecchie dei nostri eroi e si sente, si sente eccome. Gal e Caetano suonano ancora come epigoni gilbertiani (ascoltare "Eu vim da Bahia" e "Samba em Paz" per credere, se non fosse sufficiente il loro ben conosciuto "Domingo"), Gil pesca piu' nel folclore baiano, ma non si è ancora aperto al sincretismo afro (l'inedita "Ÿemanja" presenta d'altro canto chiarissimi echi caymmiani). Diverso è il discorso per Bethania, già ben lanciata nello star-system grazie alla sua sostituzione televisiva della first lady della mpb, Nara Leao: "E' um tempo de guerra" si innalza drammatica, così come "Missa Agraria/Carcara'", ambedue fortemente impregnate di denuncia sociale a testimoniare la fase giovanile dell'artista, una fase in cui veniva identificata essenzialmente come "cantora de protesto". Più particolare è la situazione di Tom Zé. Ancora lontano dalle sperimentazioni zappiane ma già ironico e pieno di idiosincrasie, il più anziano rappresentante della truppa baiana a caccia di successo a Rio e São Paulo mostra in queste incisioni un mood soft e una predisposizione precoce alla critica di costume e alla satira. Il suo lavoro non ha mai incontrato un grande successo, e anzi ha conosciuto lunghi periodi di ostracismo fino alla riscoperta ad opera di David Byrne, ma come si vede da questa antologia il suo contributo al movimento tropicalista è stato tutt'altro che secondario ed episodico. Con la testimonianza di Tom Zé si chiude l'archeologica collection e l'impressione che resta è quella di una epoca d'oro in cui energie incredibili andavano addensandosi e maturando rapidamente. Voci e arrangiamenti ancora acerbi, questo è vero, ma in retrospettiva ipnoticamente affascinanti e capaci di rievocare l'inizio di una avventura storica e incredibilmente fertile per la musica brasiliana.
|
|
Paradigma del nuovo jazz-choro carioca, la band dei No' em Pingo d'Agua torna sulla scena con un CD a dir poco elettrizzante, in compagnia di un pianista-arrangiatore di lusso come Cristovao Bastos. Non c'é che dire: si tratta di un capolavoro che dimostra ancora una volta la classe immensa e il buon gusto di questo sestetto di straordinari innovatori del genere. Musica strumentale di livello eccelso, che ha dato il la a una generazione di gruppi creativi e sofisticati como i Rabo de Lagartixa e i Pagode Jazz Sardinha's Club; in questo Domingo na Geral c'è di tutto, dal samba al maxixe, dal frevo al baiao, dalla valsa agli immancabili chorinhos, in un impasto sonoro che esalta la fusione di sax e bandolim e pulsa irresistibile al ritmo del pandeiro. Le musiche sono tutte di "autoria" dei componenti del gruppo, fatta eccezione per la bellissima "Um sarau para Rafael" (Rabello naturalmente), composta dal mitico Paulinho da Viola, che interviene efficacemente con violao e cavaquinho. Vanno segnalate inoltre la struggente "Oraçao", la quasi-gnattaliana "Perspectivo", che si distende in una sequenza entusiasmante di assoli, il sambinha in punta di piedi "Merci Nanci" e la romanticissima "Valsa dos Peixes". Rispetto ai lavori precedenti lo standard è, se possibile, ancora più elevato. Il basso fretless di Papito palpita per tutto il CD che è una gioia per le orecchie e il sax e il flauto di Mario Seve si involano sempre eleganti sugli intrecci chitarristici e mandolinistici degli ottimi Rodrigo Lessa e Rogerio Souza. Ma stavolta a dare un tocco di colore discreto e sapiente svetta il piano di Bastos, uno degli strumentisti piu' interessanti delle ultime generazioni. Morale della recensione: procuratevi a tutti i costi questo cd se amate la musica strumentale brasileira!
|
Dj
Dolores - "Contraditorio"
|
Gabriele Mirabassi / Sergio
Assad - "Velho Retrato" Gabriele Mirabassi, eccellente clarinettista di cui è uscito ultimamente un disco interamente basato sul grande repertorio dello choro (vedasi recensione sul n.1/ott.2001), incise nel 1999 questo ottimo disco assieme al chitarrista Sergio Assad, contitolare assieme al fratello Odair della premiata ditta di chitarristi Sergio & Odair Assad, che hanno riscritto con accurata calligrafia tante pagine della mpb, oltre a brani originali sempre finemente intessuti. Le composizioni qui sono quasi tutte di Sergio Assad, e si ha l'impressione di una grande libertà formale, e di un'intesa immediata che si è sviluppata tra i due artisti. Il lessico musicale passa dallo choro, alla ballata, fino a una forma moderna di madrigale medievale, come nel brano che dà il titolo al disco (#6). In filigrana si intravedono anche tracce di Gershwin, qua e là. La parte improvvisativa è sostenuta prevalentemente da Gabriele Mirabassi, che passa senza scomporsi dai frenetici fraseggi e accelerazioni brucianti che inseguono le partiture di choro di Sergio Assad, ai delicati contrappunti, tocchi e pennellate dei brani più meditativi, come "Menino" (#2) , o "Violetas Azuis" (#4). Queste discese ardite e risalite del resto si erano già potute apprezzare nel corso dell'ultima tournée di Guinga, quando Gabriele è salito sul palco allestito nella piazzetta di un piccolo paesino medievale per duettare ad altezze stratosferiche con Paulo Sergio Santos. Una menzione speciale per l'eccellente qualità di registrazione, e per il luogo in cui il disco è stato inciso, la chiesa di S. Agostino a Perugia, i cui riverberi sonori impreziosiscono ancor più il documento di questo dialogo sonoro.
|
|
|