Effetto Guimarães Rosa
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Questa è la storia. Andava un bambino, con gli zii, a passare dei giorni nel luogo in cui si costruiva la grande città. Era un viaggio inventato nel felice; per lui, si svolgeva in circostanze di sogno. Uscivano ancora col buio, l'aria fina di odori sconosciuti. Così comincia il primo racconto de "Le sponde dell'allegria" (Primeiras Estórias) di Joäo Guimarães Rosa. Leggere Guimarães Rosa è per me come prepararmi per un lungo viaggio e poi andare, senza destinazione precisa. Andare. Comincio a organizzare la partenza. Solo uno zaino leggero: un talismano per quando mi perderò, qualche medicina, un quadernino e una matita, le scarpe più vecchie e comode, dei regali per i compagni di strada, qualche sacchetto per raccogliere la sabbia e la terra, e tanto spazio vuoto. Prendo in mano il libro, e l'avventura comincia. Questo libro me lo sto rivivendo per la quarta volta in 9 anni. E' talmente intenso, quasi stordente, che lo maneggio con molta cautela. I panorami di questo viaggiare sono così tanta cosa che strada facendo devo fermarmi per poterli assorbire. Quando credo di aver assimilato tutto, mi accorgo che questi posti io lo ho già visti, queste persone già conosciute. E allora comincia un altro viaggio. Quindi,
sapendo già qual è l'effetto-Guimarães Rosa su di me, mi sono
soffermata soprattutto su un solo racconto "Nessuno, nessuna".
L'ho cominciato di pomeriggio, ma non lo riconoscevo, o meglio non mi
riconoscevo, non riuscivo a ritrovarlo, a ritrovarmici dentro. L'ho
ripreso in mano di notte, e
tutto è andato che meglio non si può immaginare. Anche "Grande
Sertão" mi ha accompagnato nel tempo, per qualche anno, ma solo ogni
tanto di notte, perché era così tanto Questo è l'effetto-Guimaräes Rosa su di me. Sei tu e non sei più solo quel tu. Sono io adesso, ma in un adesso che è insieme come ero e come potrò essere. Il tempo si mescola. Gli eventi si sovrappongono. Si cala nel mistero della profondità, che sia morte o vita, dolore o gioia poco cambia in intensità. Si trascorre. In
questo racconto c'è la casa della fattoria, c'è un bambino, c'è un
uomo, c'è una Ragazza. Che poi diventano Bambino, Ragazza e Ragazzo,
Uomo, e donna, la Vecchina. I personaggi via via si incrociano, si
sovrappongono, forse diventano uno solo, piangono, cercano, amano,
ricordano, si separano e si ricongiungono, insomma vivono. Puoi pensare
che il bambino sia il Bambino, e la storia prosegue. Se pensi che i
bambini Mentre sto viaggiando, non so più dire se è un viaggio di andata o di ritorno, ma in questo preciso momento, dopo qualche pagina, capisco che è esattamente la stessa cosa, perché l'unica cosa veramente importante è se stai davvero viaggiando, esistendo, e nulla più. E così finisce l'ultimo racconto del libro: "Siamo arrivati, finalmente" disse lo Zio. "Ah, no. Ancora no..." rispose il Bambino. Sorrideva chiuso: sorrisi ed enigmi, i suoi. E veniva la vita. O O O |
João Guimarães Rosa - Le sponde dell'allegria - SEI Società Editrice Internazionale - collana Varia - La quinta stagione - 1988 - £. 23mila
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