"Suonando la viola riscopro le mie radici"

intervista a Ivan Vilela

di Fabio Germinario

 

"Essere chitarrista significa amare cose semplici, trascorrere i pomeriggi in un campo, veder albeggiare nell'acqua. Deliziarsi con le cose più semplici prodotte dall'uomo del campo" (Ivan Vilela)


     
Scarsità di pubblico, orario inadeguato e un'ambientazione decisamente infelice non hanno tuttavia impedito lo svolgimento del concerto che il chitarrista Ivan Vilela ha tenuto a Milano, presso il teatro Verga, il 14 ottobre scorso. Già esibitosi in Italia durante la scorsa primavera e recentemente rientrato dal Portogallo dove è stato in tournee insieme al "Coro 1492" diretto dal maestro Martinho Lutero (con il quale ha condiviso la presenza sul palco), Vilela ha dato prova ancora una volta di maestrìa come strumentista e di grande sensibilità umana e musicale. Accompagnandosi con la sua viola caipira - una chitarra a 10 corde di origine portoghese diventata strumento popolare e ancora utilizzata nelle zone interne del Brasile - il musicista mineiro ha iniziato la prima parte del proprio concerto in assolo con una suggestiva interpretazione di Asa Branca, uno dei brani classici della musica popolare brasiliana, scritto dal musicista nordestino Luis Gonzaga. L'esecuzione è proseguita alternando brani di propria composizione (Carreirando, Cançôes infantis, Paisagens, Armorial) ad altri classici brasiliani, tra cui una modinha imperial (Moreninha se eu te pedisse) e la celebre Valsinha di Chico Buarque de Hollanda. Brani alcuni dei quali estremamente complessi, che Vilela ha affrontato con grande concentrazione e un approccio quasi mistico alle proprie interpretazioni, offrendo allo scarso pubblico in sala un saggio di grande raffinatezza musicale. Abile cesellatore di suoni e allo stesso tempo dotato di grande velocità esecutiva, in alcuni passaggi la rapidità del suo stile ricorda, pur con tutte le differenze del caso, la tecnica country di alcuni chitarristi nordamericani, e in particolar modo quella del Leo Kottke più acustico. Dopo una parentesi riservata all'esecuzione del Coro 1492, Vilela è ritornato sul palco per un'ultima sessione insieme all'Ensemble di Martino Lutero, insieme al quale ha eseguito Romaria di Oswaldo Montenegro, e una indimenticabile esecuzione di Rosa Amarela di Heitor Villa-Lobos, poi replicata a grande richiesta. Nel bis conclusivo, dedicato ai Beatles e giocato sul contrasto tra linea melodica e rapidità di esecuzione, Vilela ha messo in luce le sue doti di sensibilità e tecnica.  

Al termine del concerto abbiamo avvicinato il chitarrista, al quale abbiamo chiesto, tra l'altro, di raccontarci di sé e del suo strumento.

"Ho iniziato a suonare la viola caipira dieci anni fa - ha risposto -. Prima suonavo la chitarra, ma l'incontro con questo strumento è stato determinante per la mia formazione".

Come è entrato in contatto con questo tipo di chitarra, e che significato riveste, per lei?

"La conoscevo già precedentemente, ma è stato dopo l'incontro con Roberto Corrêa che ho cominciato a dedicarmi ad essa. Suonarla è per me una cosa viscerale, come respirare. E' grazie a lei che riesco a comunicare le mie emozioni più profonde".

Quali sono i suoi modelli musicali, e quali i musicisti della scena attuale brasiliana che reputa più interessanti?

"Maestri veri e propri non sarei in grado di indicarne, anche se ascoltando molta musica credo che le mie composizioni risentano di coloro che preferisco: Josquin de Près, Debussy, Nazareth, Nascimento e altri ancora. Per quanto riguarda i musicisti attuali potrei fare molti nomi, tra cui certamente quello di Ivan Lins, che giudico tra i più interessanti".

Lei ha spesso manifestato interesse nei confronti della cultura rurale e sensibilità per i valori di tutela ambientale. Può spiegarcene i motivi?

"Penso che la società civile debba occuparsi maggiormente di valori come l'ecologia e la difesa dei diritti di coloro che difficilmente riescono a far sentire la propria voce. Ritengo sia necessario preservare la diversità culturale e far tornare il popolo brasiliano alla sua vocazione primitiva, che è la terra".  

Crede nell'impegno politico manifestato attraverso la musica?

"Credo nell'impegno sociale, che consiste nel far conoscere e nel difendere la cultura delle popolazioni che vivono nelle zone interne del mio paese. La riscoperta e la riproposizione al grande pubblico della viola caipira e della mia musica, è parte integrante di questo impegno".

 

Discografia 

Canções sul-mineiras - Ivan e Priscila/ Grupo Hortelã (LP-1985)

Trilhas - con il Grupo de Campinas (CD-1994); 

Anima - Grupo Anima - arranjador e viola (CD-1997); 

Paisagens - Ivan Vilela solo (CD-1998); 

O teatro do Descobrimento - Grupo Anima e Anna Maria Kieffer (cantante lirica) (CD-1999). 

Ivan Vilela (2001) 

Premi e segnalazioni

1994, due segnalazioni al Premio Sharp, per il CD Trilhas

1997, Premio  APCA (Associação Paulista de Críticos de Arte), per il CD Anima, nella categoria "Miglior Gruppo da Camera"

 1997, Premio Movimento de Música Popular Brasileira per il CD Anima, in  qualità di "Miglior Gruppo Strumentale" 

1998, segnalazione al Premio Sharp, per il CD Paisagens, nella categoria "Rivelazione Strumentisti".