Il
19 maggio, la piccola Isa Bruna de Sousa, nata dieci anni fa a Rio
Branco (Acre), nell’estremo nord del Brasile, riceverà in San Pietro la
prima comunione dalle mani del papa. L’avvenimento in sé non avrebbe
nulla di eccezionale, se Isa non fosse quella bambina che, affetta da un
tumore cerebrale della grandezza di un’arancia, guarì miracolosamente
pochi istanti dopo essere stata battezzata.
La
sua guarigione è uno dei due miracoli riconosciuti dalla Chiesa che, dopo 502 anni di storia cristiana,
consentiranno al Brasile di avere il suo primo
santo. Si tratta di Madre Paulina do Coraçao Agonizante de Jesus -
al secolo Amabile Visintainer -, nata in Italia nel 1865 da una
povera famiglia del Trentino, e trasferitasi in Brasile nello stato di Santa Catarina, all’età di dieci anni. Sempre
il prossimo 19 maggio, in presenza del presidente del Brasile Fernando
Enrique Cardoso, papa Giovanni Paolo II leggerà la bolla di canonizzazione. La contadina italo-brasiliana che per vent’anni, con
grande sacrificio, visse solamente per il lavoro e la preghiera,
dedicandosi interamente ai malati, ai poveri, agli orfani, agli ex-schiavi
neri, ai peccatori, era già stata proclamata beata dal santo padre il 18 ottobre
1991 a Florianopolis, durante la sua visita in Brasile. E la presenza
della piccola Isa Bruna a Roma carica ancora di più di significati un
evento molto sentito dalla comunità cattolica brasiliana.
La
nonna della bambina era infatti devota alla Beata Madre Paulina, e a lei
si affidò pregando per ottenere il miracolo della guarigione della sua
adorata nipotina. Dopo un’operazione chirurgica per asportare il tumore,
i medici avevano dichiarato che se la bambina fosse sopravvissuta sarebbe
rimasta cieca o paralizzata. I familiari della bambina decisero di farla
battezzare. Quando giunse l’unico sacerdote disponibile della città,
disse che veniva dal paese di Madre Paulina, la stessa che la nonna stava
già pregando, chiedendo il miracolo. Dopo il battesimo e le preghiere
avvenne la guarigione: la malattia non si manifestò più e non ha
lasciato la minima conseguenza in Isa Bruna. Alla cerimonia di
canonizzazione saranno presenti anche la nonna e tutti i familiari della
bambina.
Madre
Paulina non si limitò a assistere ammalati e orfani: durante la
sua intensa vita spirituale fondò l’Ordine delle Piccole Suore
dell’Immacolata Concezione. Insieme alle sorelle lavorò nelle
piantagioni e in una piccola industria della seta. Nel 1903 avviò a San
Paolo l’Opera della “Sacra Famiglia”, con l’obiettivo di ospitare
anziani e figli di ex-schiavi. L’istituzione crebbe e vennero fondate
altre case. Furono anni di sacrificio e di impegno totalizzante.
Originaria di quella parte del Trentino che un tempo era chiamata
Sud-Tirolo, Madre Paulina aveva tutte le caratteristiche delle donne
tirolesi: attiva, decisa, senza paura degli imprevisti, ricca di impulsi e
tendenze vivaci e di temperamento sanguigno che la inducevano a reazioni
istintive.
La
vocazione religiosa le consentì di imbrigliare il suo carattere e di
porsi umilmente al servizio del prossimo. E fu sempre con umiltà che
accettò, dopo vent’anni di attività, quando ancora era nel pieno delle forze e dell’entusiasmo, di ritirarsi
nella preghiera e nel silenzio, fino all’ultimo sacrificio della
malattia e della morte, avvenuta il 9 luglio 1942. Oggi le sue Piccole
Suore svolgono la loro opera in Brasile, in Italia, nel Ciad, nel Cile e
in Nicaragua, sempre al servizio dei più poveri, seguendo l’esempio
della loro fondatrice.
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