Tutti gli uomini della Seleção "nipponica" Fuori Romario, sebbene invocato da stampa e pubblico
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Stagionato: Romário De Souza Faria è un carioca di trentasei anni già raggiunti e sorpassati. Esperto: è emigrato ad Eindhoven, sponda PSV, ha conosciuto Barcellona e Valencia, ha segnato per Vasco e Flamengo. Prolifico: oltre ottocento segnature, settantuno con la Seleção. Dopo Pelé, c’è lui. Invocato: la stampa lo ha consigliato giornalmente a Luís Felipe Scolari, lo ha sponsorizzato. Lo ha sostenuto, con convinzione. Addirittura, con passione. La gente delle arquibancadas ne ha preteso la convocazione. La CBF e il dimissionato presidente Teixeira avrebbero avvallato, molto volentieri. Il paese si è schierato: dalla sua parte. Di Romário si è parlato. Tanto, troppo. Di Romário, ancora a lungo, si parlerà: garantito. Emarginato: il commissario tecnico ha pubblicato la lista dei più meritevoli per il Giappone e la Corea. Romário, ai Mondiali, non ci sarà. Scolari non ha ceduto: alle pressioni, alla volontà popolare, al peso di una decisione profondamente avversata. “Nessuno mi convincerà con la forza. E nessuno mi farà cambiare idea”: il tecnico gaúcho è uomo duro e puro. Triste: Romário resta confinato nel suo passato. Ha sperato, ha implorato, ha pianto in conferenza stampa, in un pomeriggio di aprile. Ha difeso il proprio nome, la propria professionalità. Ha ammesso le proprie colpe, gli spigoli di un carattere istintivo, chiedendo comprensione. E una convocazione ormai compromessa: inutilmente. L’elenco dei ventitre partenti è definito, senza Romário: Rio è rappresentata dal solo Juninho Paulista, poi c’è tanta São Paulo. Aspirano a un posto tra i pali Marcos, ventinovenne del Palmeiras, il corintiano Dida (classe ’73, ex Milan) e un altro ventinovenne, Rogério Ceni del São Paulo. Júlio César del Flamengo, quarto concorrente, resta a casa. In difesa, Scolari promuove Lúcio –ventiquattrenne emigrato in Germania, al Bayer Leverkusem-, il milanista Roque Júnior, il ventiseienne del Lione Edmilson e Anderson Polga del Grêmio, classe ’79. Delusione per il mineiro Cris, uno dei fedelissimi del trainer. I laterali di fascia destra convocati sono il romanista Cafu e il sanguigno Belletti, un ’76 in forza al São Paulo; a sinistra l’esperto Roberto Carlos del Real Madrid dovrà difendersi dalle motivazioni del parmense Júnior, ex Palmeiras. Panoramica sui centrocampisti: Emerson (’76) è tesserato con la Roma, Gilberto Silva è un mediano di ventisei anni che arriva dall’Atlético Mineiro, Kléberson è l’unico convocato dell’Atlético Paranaense, club appena laureatosi campione brasiliano, Vampeta del Corinthians (’74, ex Inter e Paris Saint-Germain) è la sorpresa dell’ultima ora. Rileva Djalminha, punito anche per un recente e grave atto di intolleranza ostentato nei confronti del tecnico della propria squadra di club, il Deportivo La Coruña, in Spagna. Scolari ignora anche Alex del Palmeiras e lascia spazio pure al ventinovenne Juninho Paulista, al ventiduenne Ronaldinho Gaúcho del Paris Saint-Germain e alla tecnica del sãopaulino Kaká, il più giovane del gruppo (vent’anni). Chiudono la lista gli attaccanti Ronaldo (Inter), il convalescente Rivaldo (Barcellona), Edílson (trentaduenne del Cruzeiro), Luizão (un ’75 in forza al Grêmio) e Denílson, un venticinquenne innamorato del dribbling, proveniente dallo spagnolo Betis Sevilla. Ricapitolando, cinque convocati giocano stabilmente in Italia, tre in Spagna, due in Francia, uno in Germania, dodici in Brasile. L’età media è matura: poco meno di ventisette anni, in equilibrio tra freschezza ed esperienza. Scolari è un commissario tecnico fiducioso: “Siamo sulla strada giusta e miglioreremo ancora. Attendo segnali importanti dalle prossime amichevoli, quella del 18 maggio contro una selezione catalana, a Barcellona, e quella del 25 maggio, quando incontreremo la Malesia a Kuala Lumpur. Ma, soprattutto, da ora in poi potrò lavorare con tutto l’organico a disposizione: ci sarà il tempo per allenarsi e limare molte cose. Tatticamente, ho un’idea: tre attaccanti dall’inizio. Poi, nel corso della Coppa, potremo anche variare qualcosa. Ma dipenderà anche dall’atteggiamento degli avversari”. Carlos Alberto Parreira, predecessore di Felipão sulla panchina della Seleção, condivide le scelte e incoraggia il progetto; Roberto Carlos sentenzia: “Chi si è aggiunto al gruppo dovrà adeguarsi alla filosofia che regna nella squadra. L’unico problema è che non potremo tornare a casa con il secondo posto”. Il paese attende la squadra, il gioco e i risultati: Scolari non possiede più margini di errore, di esitazioni. La prefazione è affondata nelle critiche feroci, il ricordo della qualificazione è anche quello di un cammino stentato, tortuoso. La Seleção attende il lato migliore di Ronaldo e la fantasia claudicante di Rivaldo, che il Barcellona sconsiglia di utilizzare. La Seleção, soprattutto, attende se stessa. Senza Romário.
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