La "poesia del silenzio" di Marco Lucchesi L'autore considerato un enfant prodige della letteratura brasiliana ha presentato a Roma il suo ultimo libro
|
|
DUALISMO
|
|
Teu
rosto é claro se meu sonho é escuro,
|
Il tuo viso è chiaro se il mio sogno è scuro, |
(Marco Lucchesi - da "Poemas Reunidos") |
|
"Conoscete
qualcuno che possa comporre poesia in arabo, curare un’antologia di
poeti russi e, allo stesso tempo, fare la traduzione dell’opera quasi
completa di Leopardi… e tutto questo, realizzato in modo non
dilettantesco"? Così Ettore
Finazzi-Agrò, uno dei
relatori intervenuti alla presentazione di "Poemas Reunidos",
nuovo libro di Marco Lucchesi, ha
introdotto l'autore presente all'incontro
tenutosi il 26 novembre scorso al Ceb (Centro estudos brasileiros)
presso l’Ambasciata brasiliana a Roma. Una presentazione che ha
evidenziato le doti di un intellettuale-tuttologo sconosciuto al grande
pubblico, brasiliano di nascita ma educato sin da bambino ad amare la sua
terra d'origine italiana. Oggi
Lucchesi si è
definitivamente ricongiunto all’Italia, alla Toscana e alle sue radici:
il vincolo che lo lega sentimentalmente a Lucca (città natale dei suoi
genitori) è diventato sempre più intenso e sempre più frequenti sono i
riferimenti alla sua cultura, ai suoi autori, ai suoi paesaggi e alla sua
lingua. Al punto che "il
poeta e la sua poesia -come ha affermato la docente Giulia Lanciani
durante l'incontro- rappresentano oggi un ponte tra cultura
brasiliana e cultura italiana". Lo stesso Lucchesi ha confermato: "non ho mai nascosto il mio amore per la poesia italiana. Ma tra me e me dicevo: è troppo, non ce la potrei mai fare. Sono rimasto fermo praticamente un mese… aspettando, cosa non so, ma aspettavo. Cominciai allora a scrivere in portoghese… ma all’improvviso, senza che lo volessi, i miei versi hanno cominciato a venir fuori in italiano, così, spontaneamente. Non vorrei ridurre la letteratura ad un livello psicologico, ma nel mio caso è ciò che è accaduto: in quel momento sono riuscito a trovare la pace, ho dato un senso alla mia vita. Una vita un po’ randagia, un po’ strana, spezzettata in tante scelte e con tanti indirizzi diversi: a volte vivere così diventa un po’ pesante. La poesia mi ha aiutato a capire tante cose". In quest’opera -risultato di un quinquennio di lavoro- Lucchesi è rimasto fedele alle sue ragioni iniziali, proseguendo un percorso sempre più mentale e penetrante: i luoghi hanno assunto valenze esistenziali e -come ha affermato Giulia Lanciani- "in Poemas Reunidos assistiamo ad una sorta di simbiosi tra parola e vita, dove la parola poetica riveste il ruolo di portavoce esistenziale: il viaggio poetico incarna l’incessante ricerca del mistero della vita e dell’essere". Lucchesi, dal canto suo ha aggiunto: "sono sempre più convinto del fatto che l’intelligenza abbia solo una vita di superficie. E’ bene sapere che l’intelligenza è un qualcosa di molto più profondo… in realtà è l’emozione - o l’intelligenza commossa - ciò che più mi interessa. Buddah ha fatto un sermone eccezionale senza dire una sola parola… io mi sento come l’ ascoltatore di questi silenzi". Il
silenzio, definito dalla Lanciani “insistente e perturbatore”, è uno
degli elementi costanti della poesia di Marco Lucchesi. Un silenzio
profondo che, come è stato sottolineato dal pubblico nel corso del
dibattito, permette di ammirare e comprendere l’immenso paisaje del
alma, come ci insegna il grande Unamuno. A conclusione di quest’incontro, Lucchesi ha affermato: "in un mondo come questo c’e’ bisogno di poesia… a prescindere dalla lingua con cui è scritta e a prescindere dalla nazionalità del lettore. La letteratura rimarrà sempre portatrice di valori universali…". INTERVISTA
Nel corso della sua vita ha viaggiato tanto: dall’Europa all’Africa,
dal Medio Oriente all’America, e nel ’99 ha trascorso oltre due mesi
nel deserto della Siria, rinchiuso in un convento incastonato nella roccia.
Le viene mai il dubbio o il timore che l’incessante peregrinare umano
alla ricerca di conoscenza sia solo una grande illusione? Viaggiare,
è conoscere. Dall´Argentina al Messico. Dalla Mauritania all´Iran. Dal
Portogallo alla Germania. Ma ugualmente in Ariosto e Rabelais. Nella Commedia
o nel Grande sertão. Cercando. Cercando. Geografia e Poesia. Timore della
morte. Appello della vita. E l´arte di perdersi. Di non arrivare. Forse
una passione irraggiungibile. Silenziosa.
Il deserto vissuto in carne ed ossa e in una tremenda polmonite, il
deserto – specie quello della Siria – si è
trasformato in una metafora aperta e ambigua. Una passione dell’
infinito. Non trovo. Ma cerco. In Italia. In Siria. Dovunque. Armando
Freitas Filho ha definito la sua poesia “atemporale”: conferma questa
definizione, oppure i suoi versi sono in qualche modo legati al nostro
tempo e alle problematiche che lo caratterizzano? Temporale.
Atemporale. Allo stesso tempo. Non lo possiamo evitare il tempo, la
storia. L´uomo vive e soffre la storia. Temporale la mia poesia. Il
deserto. Il quark. Le scelte lessicali e tematiche. Ma pure atemporale. La
musica mentale. E la sua lingua, trecentista e novecentesca (parlo adesso
della mia poesia italiana), portata da un senso perenne di dialogo dei
tempi molteplici e mai escludenti. La “ricerca” del vero Omero –
ecco la condizione temporale e atemporale della mia poesia, a cui si
riferisce il grande poeta Armando Freitas Filho. Qual
è secondo lei la funzione del poeta, in un mondo che di “poetico”
conserva molto poco? In un certo senso la funzione del poeta sarebbe quella di non aver funzione, ossia di non adeguarsi ad un sistema che funziona, con le sue pale e ingranaggi. Inchiostro e sangue – per riprendere a mio modo il poema di Maiakóvski. Formare. Trasformare. Ma dalla carne stessa della poesia. Una forma di conoscere destando le parole, da un sonno plurisecolare. Fecondo. Necessario. Si disse che dopo Auschwitz la poesia sarebbe stata impossibile. Che il secolo venti la impediva davvero di manifestarsi. Eppur vediamo che da quelle terribili stragi – l´angelo della poesia non si sgomenta ed insiste tramite una diffusione capillare di quelle stesse rovine e macerie. La
sua è una poesia erudita, di alto livello: non teme di escludere, in
questo modo, il grande pubblico? Il
dialogo è fatto di tanti silenzi. E il silenzio richiede nuovi sguardi e
atteggiamenti. La forza della poesia si radica nella forza stessa del suo
linguaggio, nella fondazione di un suo universo. E si potrebbe forse
evocare Calvino, dalle sue
lezioni americane, includendone un´altra lezione: sulla erudizione e la
non erudizione – prese entrambe in un modo positivo (come la leggerezza
e il suo contrario, il molteplice e l´uno, e via dicendo). Il
pubblico. Il mondo. La città. Accolti nella mia poesia. L´universo
mondo – come si diceva una volta. Come
definirebbe la poesia brasiliana di oggi? Di
immensa ricchezza – per quanto riguarda la varietà – come ho tentato
di rendere visibile nella rivista Poesia Sempre. Si ricordi appena della
presenza di Ferreira Gullar, Manuel de Barros, Carlos Nejar, Ivan
Junqueira, Dora Ferreira da Silva fra tanti altri,
proprio nell’anno del centenario di Carlos Drummon de Andrade.
Paesaggio molteplice... Lei
scrive in portoghese, arabo, italiano… qual è per lei la lingua che più
si adatta al discorso poetico? Ho
scritto delle poesie in tedesco... e una in provenzale, mentre finisco
delle forme maccheroniche. Ma non v´è dubbio che le mie lingue sono l´italiano
(madre delle mie lingue) e il portoghese – nato bilingue come sono e di
cui non saprei liberarmi. Due lingue. Due patrie. Due città. La Torre. La
parola. Dall’analisi
dei relatori intervenuti alla presentazione di Poemas Reunidos presso
il Ceb, è emersa una costante presenza dell’elemento italiano nella sua
produzione poetica, sia dal punto di vista stilistico che concettuale. Che
ruolo riveste la cultura italiana nella sua opera? Una
bella serata con i maggiori interpreti italiani del Brasile. Risuonano le
parole di Ettore Finazzi-Agrò. Nel libro antologico vi stanno due libri
italiani, quali Poesie e Lucca
dentro. La mia cultura trova infinite forme nella profonda radice
della Commedia sino a Baudolino. Intensa. Nella sua ricerca. E in una
parte della mia forma mentis. Amo disperatamente la poesia
italiana. Carne ed ossa. Passione e Rigore. Come vivere senza la poesia di
Pascoli, o di Luzi, Rebora, Campana, Betocchi, Ungaretti, Saba, Petrarca,
Dante e Leopardi?
La sua poesia è caratterizzata da una continua tensione tra
opposti. Nonostante ciò, la sua opera si contraddistingue per una ben
definita logica unitaria: l’unità emerge dalla diversità. In cosa
consiste questa unità? Sono due tensioni. Mirabili e attente. Il senso del plurale – singolare. Un iter drammatico – come lo pensano i greci – una parola in transito. Le arterie della poesia. Come il libro di Chlebnikov. O di Dante. Ciò che per l´universo si squaderna. Plurale. Singolare. Legati con quel nodo che Dante intende per amore... Lei
è traduttore, giornalista, scrittore… ma la poesia sembra essere il
genere da lei favorito. Qual è l’aspetto che più la spinge a
prediligere la poesia in quanto strumento di comunicazione? La complessiva comunicazione. La sintesi di tutte le espressioni. Il suo universo plurale che tutto lega con le sue chiare e scure etimologie, assonanze precise, perché è pur sempre musica.
Poemas Reunidos è il risultato di un quinquennio di
lavoro. Che valore affettivo riveste per lei questo testo? Poemas reunidos. Si tratta di una finestra. Di una strada. Di un corpo al femminile. Il femminile di Dio. E della donna amata... voi che intendendo il terzo ciel movete...
OOO
Marco
Lucchesi, di origini italiane, è nato a Rio de Janeiro nel 1964.
Laureato in Lettere, attualmente insegna letteratura italiana
all’università di Rio de Janeiro ed è considerato un enfant prodige
della letteratura brasiliana. La sua produzione è
straordinariamente vasta, anche considerata l’età dell’autore: traduttore di sensibilità e talento (si è occupato, tra le altre, della
traduzione in portoghese del "Baudolino" di Umberto Eco e della
"Scienza Nuova" di Vico, per i quali ha vinto premi di notevole
prestigio), è anche giornalista, saggista e poeta. Tra le sue opere
ricordiamo "Bisâncio", "Os olhos do deserto", "Viagem
a Florença" e "A Sombra do Amado".
E' oggi autore di fama
internazionale. Conoscitore della cultura italiana e orientale, parla
correntemente - oltre all’italiano e al portoghese, altre sette lingue.
|