PILLOLE DI STORIA & MUSICA

Pedro segna il destino del Brasile

In un noto brano Djavan scrive al suo Paese
nella speranza che continui a “cadere in piedi” 

 

di Alessandro Andreini

 

 

   Pedro, Pedro, Pedro… un unico nome per tre personaggi fondamentali nella storia del Brasile. E un cantautore brasiliano, Djavan, che rende omaggio a questo nome, dedicandogli il brano di apertura dell’album “Seduzir” del 1981, con cui si farà conoscere in tutto il mondo. La canzone è concepita quasi come una preghiera ed è stata scritta in un momento storico nel quale la dittatura inizia a mettere in atto una lenta e graduale apertura. Il compositore scrive una lettera di fede al Brasile nella speranza che il suo paese continui nella tradizione di “cadere in piedi”. E per sottolineare questo concetto ricorda che chi ha scoperto il Brasile, chi lo ha reso indipendente e chi ne ha iniziato lo sviluppo, si chiamava Pedro. Pedro Álvares Cabral (1467-1520) colui che lo scoprì, Dom Pedro I° (Pedro de Alcântara Francisco Antônio João Carlos Xavier De Paula Miguel Rafael Joaquim José Gonzaga Pascoal Cipriano Serafim de Bragança e Bourbon, 1798 - 1834), colui che lo rese indipendente dal Portogallo e Dom Pedro II° (Pedro de Alcântara João Carlos Leopoldo Salvador Bebiano Francisco Xavier de Paula Leocádio Miguel Gabriel Rafael Gonzaga, 1825 - 1891), colui che iniziò a costruirlo.


Pedro (Djavan) 

 

Sorria
Para mim meu Brasil
Assim…
Ria largo do fundo, aqui
Ria aqui do nada
Não vá trair
O seu dom de cair
De pé
Logo agora que eu escrevi
Uma canção de fé

Atenção: 
Quem descobriu o Brasil
Foi Pedro
Quem libertou o Brasil
Foi Pedro
Quem construiu o Brasil
Foi Pedro
Quem descobriu…
Quem libertou…
Quem construiu…
Quem já se viu,
Tanto Pedro viver
Assim…
Feito coisa ruim, no ar
Bem fez Pedro lá no céu
Que aprendeu chover, estiar
E hoje tem grande poder
Pra lá
Mas nada pode aqui.

 

Rimpiange, il nostro caro Djavan, il fatto che ora tutti questi Pedro sono potentissimi, ma solo in cielo, nell’aldilà. E nell’“aldiqua”? Nessun Pedro in vista, purtroppo… Intendiamoci: questi “Pedros” non sono certo esenti da difetti, come qualsiasi altra persona. Cabral, ad esempio, è un irascibile, forse perché sovente preda di febbri malariche. Pedro I° è tutto, e tra le altre cose anche compositore dell’inno dell’Indipendenza brasiliana e di quello nazionale del Portogallo, eccetto che un buon politico. E Pedro II°, suo figlio, allergico al trono e amante dei libri a cui sacrificava la politica (non che fosse un peccato, ma il suo ruolo prevedeva un’attenzione più ampia nei confronti delle istituzioni). Insomma, forse il passato viene ricordato più roseo di quello che effettivamente è stato, ma Djavan vede un pessimo futuro per un Brasile senza nemmeno un Pedro. La canzone non ha avuto un gran successo, superata certamente per intensità emotiva nello stesso album da “Faltando um pedaço” e “A ilha”, ma è stata ripresa anche da Leny Andrade (Eu quero ver, 1990), Amaranto (Retrato da vida, 2000) e Augusto Martins (Canta Djavan, 2002) oltre che essere presente nel Songbook di Djavan (1997) e nella serie “Meus momentos” (1999) dedicata al cantautore alagoano. Inoltre, con questa invocazione ai “Pedros”, ecco che Djavan ha iniziato a farsi conoscere fuori dei propri confini, e con il successivo album “Luz” (1982) ad avvalersi di fruttuose collaborazioni. L’invocazione a Pedro, almeno a lui, pare sia servita.