Tribalisti, ma non Tropicalisti Tra estasi scomposte e immancabili detrattori, proviamo a
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Tribalisti,
si sa, fa rima con tropicalisti. In più è assolutamente evidente che
titolare con un –ismo un album e un supergruppo (sia pure transitorio)
è il modo più sfacciato per lanciare un nuovo movimento artistico,
flirtando con le avanguardie storiche del secolo passato. Questo
per giustificare una sana dose di cautela e sospetto nell’avvicinarsi al
nuovo cd prodotto (e coordinato) da Marisa Monte. Non si tratterà di un
passo falso? Di una ambizione smodata e prematura? Dell’ennesimo
tentativo fallimentare di cercare un seguito artistico pestando i piedi
all’arrancante Max de Castro con la sua “Jovem Vanguarda”, ai corsi
e ricorsi storici del Samba-rock, al sempreverde manguebeat, all’elettrobossa,
elettroforrò, elettro-quel-che-vuoi? Allo
stesso modo, leggere l’intervista di Nelson Motta ai magnifici tre
(disponibile su www.tribalistas.com.br)
insinua l’inquietudine: Doces Barbaros redivivi? Tribalistas che nascono
dalla radice tres/tri? Leziosi ammiccamenti al villaggio globale di Mc
Luhan e alla poesia di Oswald de Andrade in un contesto di canzoni
d’amore un po’ sciocchine? E
allora, mentre si ordina il cd e si cerca avidamente di scaricare l’mp3
che occhieggia beffardo e viene torpidamente snocciolato a un bit al
minuto, perché non navigare in rete ed annusare gli umori dei pubblici più
vari? Sentite
qui: “Marisa Monte sta soccombendo alla forza delle droghe. A forza di
accompagnarsi a gente come Mano Brown e Arnaldo Antunes ha disimparato il
portoghese”, “Tribalistas è un piatto ricco per chi confonde pose con
mentalità, trovate di bassa lega con creatività, eclettismo con
mescolamento”. Ecco,
gli estratti delle liriche qualche ansia la danno, anche considerando che
in tempi recenti Carlinhos è stato fatto oggetto di un fitto lancio di
bottiglie di plastica sul palco e Arnaldo flirta spesso con un
“ombelichismo” cerebrale (neologismo trovato in rete), sul sottile
filo del rasoio tra genialità e irritazione (indotta nell’ascoltatore).
Non per nulla ambedue sono amati e odiati in egual misura dal turbolento
pubblico brasiliano. Ma
poi, di fronte alla musica dell’album che si diffonde dagli altoparlanti
dello stereo, i dubbi si sciolgono, le perplessità si ridimensionano.
Diciamolo subito chiaramente: Tribalistas è un bel disco, anche se non
sono moltissimi i momenti davvero storici e memorabili. E’ un lavoro
curato con amore del dettaglio, con semplicità casalinga e grande
attenzione all’insieme più che all’individualità dei tre solisti.
E’ un quasi “acustico” assai omogeneo nelle sonorità, fatto di
incontri naturali e armonici tra stili musicali e interpretativi
differenti, con le percussioni di Brown che si dilatano all’infinito, la
poesia concreta e ritmica di Antunes che contrappunta, i deliziosi
gorgheggi della Monte che amalgamano e impreziosiscono. Soprattutto è uno
scambio di emozioni e affetto tra artisti in sintonia, legati da
un’amicizia quasi palpabile e da una sorridente, ecumenica brasilidade
di fondo. L’approccio
è gentile, non invadente, e la pretenziosità di cui il trio è
ripetutamente accusato è un rischio calcolato con serenità, temperato
dalla coscienza della transitorietà della musica popolare, da un carpe
diem anti-individualista: “l’allegria quotidiana del vivere
insieme” come dice Antunes. Marisa Monte ha più volte giustamente
sottolineato questa atmosfera di intimità e complicità quasi fisica,
paragonando l’album a un’ostia, una comunione creativa. Tutte cose che
il dvd e lo show della Globo girato durante la registrazione mostrano con
chiarezza ed empatia. Nessuna
aggressività perturbante quindi, nessuna rottura violenta con la
tradizione. Se non fosse per il retrogusto iconoclasta di alcune liriche
dell’ex-Titas (“L’amore è brutto /…/ sembra immondizia /…/ l’amore è
sporco / ha odore di piscio”) e per alcuni
(pochi) eccessi verbali chiaramente ascrivibili al baiano (“Mary
Cristo/Mary Mary/Cristo Cristo/Mary Mary” giochino kitsch e ingenuamente
sincretistico a metà strada tra Hare Krishna e Merry Christmas), si
potrebbe parlare addirittura di conservatorismo musicale. D’altronde,
dopo una spasmodica attesa dei fan durata mesi, con poche notizie che
filtravano centellinate dalla casa-studio di Marisa in cui si svolgevano
le registrazioni, l’album può già vantare un hit radiofonico
(la rockeggiante e orecchiabile “Ja sei Namorar”), un paio di remix
e l’approvazione incondizionata di non pochi estimatori. Chi temeva
l’effetto destabilizzante ed elitario del contributo di Antunes è
dunque smentito, così come chi prevedeva un flop catastrofico
nelle vendite. Ma
i veri passaggi chiave del disco sono altri, quelli appunto apertamente in
omaggio della grande tradizione mpb, senza velleità di modernismo a tutti
i costi: “Carnalismo”, una valsa dolcissima e quasi pixinguiana,
“Pecado è lhe deixar de Molho”, una raffinata e malinconica bossa
“misturada” con il samba-cançao, la sognante e velosiana “Là de
longe”, la delicatezza pop
di “E’ Voce”. La
seconda è invece più allarmante. “Tribalistas” è uno dei primi cd
audio brasiliani con protezione anticopia, che la Emi ha recentemente
messo a punto per combattere la pirateria. Con esiti disastrosi: qualunque
pirata -anche il più sprovveduto- si fa beffe del software incorporato,
mentre il povero acquirente (che ha sborsato una cifra molto alta per il
mercato brasiliano) non puo’ convertire in mp3 sufficientemente ben
campionati i brani pagati a caro prezzo, non può ascoltare l’album in
alcuni lettori (ad esempio in una buona parte dei car stereo) e
assiste impotente, quando inserisce il cd in un sistema Windows, all’autoinstallazione
di un programma autonomo che lancia i brani senza chiedere alcuna
autorizzazione. Un disastro insomma, sia sul piano pratico che sul piano
delle questioni di principio (è giusto combattere la pirateria
combattendo indiscriminatamente il formato mp3?). Da musicisti di questo
livello, che fanno costantemente mostra di grande cultura e sensibilità
artistica, politica e sociale, è lecito aspettarsi una maggiore
consapevolezza su un tema del genere. E’ giusto pretendere un maggior
rispetto per il consumatore.
Immagini della registrazione del disco tratte dal sito della casa discografica Emi (http://www2.uol.com.br/tribalistas/home.htm)
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