INCONTRI Meri Lao, una "sirena" amica del Brasile
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Nella
sua bella abitazione romana, a pochi passi da Campo de’ Fiori, incontro
Meri Lao: è una di quelle case in cui l’immaginazione viene stimolata
da ogni singolo oggetto, e nelle quali ogni cosa racchiude in sé una
storia ben definita, evocando un carico di ricordi in chi l’ha vissuta.
Le pareti sono solcate da lunghe mensole sovraccariche di libri e
rilegatori che, mi dirà più tardi, contengono materiale raccolto
nell’arco di una vita. In un angolo, un bel pappagallo grigio,
chiacchierone e vivace, che sembra voler fare notare la sua presenza: le
fa compagnia da ben trentuno anni e sono davvero grandi amici,
s’intendono alla perfezione.
Ovunque statuine, fotografie, quadri e
libri dedicati alle sirene perché, mi spiega, lei si identifica con una
sirena. "E' forse per questo - dice - che ho subito diverse fratture
e interventi agli arti inferiori". La sirena, simbolo della donna
oscura in senso junghiano, messaggio “altro” che si ha paura di
ascoltare, come del resto è accaduto a Ulisse, aggiunge sorridente. Meri
Lao, un nome particolare, senza dubbio. E la distinta signora, che ti dà
la sensazione di essere in vantaggio nella sua personale partita giocata
contro il tempo, soddisfa subito la mia curiosità, spiegandomi che anche
il suo nome viene dall'America latina che tanto ha amato e dalla quale è
stata riamata. "Sono figlia di anarchici nata in Italia durante il fascismo -
racconta -. Lao è il cognome del mio ex marito. Mio padre, operaio dell'Isotta Fraschini a Milano, un giorno decise di fare la 'Merica' e partì
con mia madre per il Brasile, con destinazione Porto Alegre. Era il 1920, ed
entrambi avevano venticinque anni. Fu così che si misero a produrre in proprio quelle macchine per la pasta che lui aveva costruito come operaio,
istallando numerose fabbriche. In uno dei viaggi sono nata io, a Milano, ma
avevo solo un anno e mezzo quando mi hanno portato in Argentina, e in seguito in Uruguay. Ma il Brasile è stato sempre di casa: il mio primo amore a sedici
anni è stato proprio un brasiliano che si trovava a Montevideo in viaggio
di studio, io ero furiosamente vergine". Inizia
così a parlarmi della sua vita, ricca di emozioni e di avventure e della
quale le restano ora ricordi e fotografie scattate in luoghi e tempi così
differenti gli uni dagli altri. "Giorni fa stavo mettendo in ordine, cosa che succede a noi
vecchi, le fotografie di famiglia dall'anno 1908 a oggi. Queste foto mi hanno Ed ecco altre immagini prese sul set di "La città delle donne", di Fellini. "Ho lavorato quasi un anno con lui sui miti femminili, ed è forse per questo motivo che il mio primo libro delle Sirene l'ho dedicato: a Federico Fellini, che mostra e mostrifica, Sirena egli stesso. Allora ero ancora scema: lo si vede dalla sigaretta. Avevo 49 anni. Per il film ho scritto parte dei testi delle femministe, una scena di danza e vocalità e la canzone leit-motiv del film "Una donna senza uomo" , un tango-congo che ho tradotto in sei lingue, portoghese compreso! Bello sarebbe pubblicarlo, no?" E poi ancora un'altra foto insieme a un pappagallo, non brasiliano, ma che ha incontrato a Rotterdam, dove si trovava per un recital. Uno dei suoi grandi amori sono proprio i pappagalli, che ha sempre tenuto. Ora convive da 31 anni con un cenerino africano, nevrotico e anoressico. "Ma geniale. Appena ne trovo uno per il mondo, mi salta addosso. Gli uomini non più, ma i pappagalli, quelli lo fanno ancora". E poi mi racconta di un altro evento che la lega immensamente al Brasile e al culto di Yemanjá, la sirena afro-americana. "L'ultimo mio lavoro, "Il libro delle Sirene", uscito nel 2000, è dedicato a mio padre e a mia madre che, uno a Montevideo e l'altra, anni dopo, a Roma, sono morti un due febbraio, il giorno della Sirena Yemanjá. Per questo motivo ho trascorso l'intero mese di febbraio scorso in Brasile, per celebrarli a modo mio". E si è portata a casa un'infinità di sirene che sono andate ad accrescere il materiale che già possiede, che dice essere unico al mondo. Come le meravigliose canzoni dell'America latina. Meri ha tanto da raccontarmi, e io ascolto rapita le sue storie, che narrano di Paesi lontani e di straordinarie esperienze vissute, come ad esempio la romantica storia del suo ultimo amore, un guerrigliero brasiliano che conobbe a Cuba. "Ci siamo amati molto e gli ho dedicato una delle poesie a cui tengo di più, Cuba Settanta".
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CUBA SETTANTA
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Studiosa e amante della musica latinoamericana, Meri è anche una grande ed appassionata conoscitrice del Brasile e della sua cultura. "Definirei la musica brasiliana un continente, che racchiude una grande varietà di culture: l'indio, il nero, il bianco, l'occidentale, l'arabo attraverso il Fado... E' una musica molto aperta, in cui convivono tanti generi. Forse la libertà creativa che mi caratterizza l' ho acquisita proprio dalla cultura brasiliana. Sono rigorosa ma non potrei mai diventare seriosa, accademica o collezionista maniacale. Dobbiamo anche giocarci, con le cose che abbiamo imparato, con la stessa musica". Con
il suo libro "Basta!" ha il merito di aver diffuso testi e
contenuti del movimento della bossa nova, quando ancora in Europa erano in
pochi a conoscerlo. "A orecchio trascrivevo la musica adattandola
alla chitarra (era l’epoca delle chitarre) su tonalità di La maggiore o
minore, quelle più facili
per questo strumento. E Alla mia domanda su quale sia l’autore
brasiliano che preferisce, Meri indica Chico Buarque. "Per noi musicisti
lui è come Duke Ellington per il jazz. Quella di Chico è musica che si concatena
a nuovi elementi con rapporti armonici, i suoi testi sono belli, belli, intellettuali: giochi di parole, anagrammi, quasi enigmistica. Diffido molto quando si dice che la musica si fa con il cuore. Cultura e tecnica non guastano. Nel '54 a Parigi ho vissuto con le avanguardie, con la musica elettronica sperimentale; ma queste avanguardie avevano delle basi disciplinari -
anche se poi le rifiutavano - e un progetto. Oggi è cambiato il modo di fare musica, molti suonano con il sintetizzatore, con le campionature. Insomma, un "copia incolla" in tutti i
sensi". Passione,
sensibilità, conoscenza delle cose. E una grande sensualità. Ecco cosa
mi rimane dell'incontro con Meri Lao, mentre mi risuonano le note di una
sua canzone, "Una donna senza uomo", che testimonia di una vita,
la sua, certamente non spesa invano.
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UNA DONNA SENZA UOMO |
A MULHER QUE NÃO TEM HOMEM
A mulher que não tem homem é |
dal libro: "Il vicino di sotto"
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