Recensioni CD |
Z 300 Anos de Zumbi
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Suba Tributo
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2 por 1 - Velhos Camaradas
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Memorial
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Questo disco è stato concepito e nato nel 1995, quando la direttrice del balletto della città di São Paulo chiese a Gilberto Gil, reduce dall’incisione di “Quanta”, di comporre le musiche per il balletto che avrebbe dovuto commemorare il tricentenario della nascita di Zumbi. Gil incaricò a sua volta Rodolfo Stroeter della direzione musicale. Successivamente si è aggiunto Carlinhos Brown, e in fase di missaggio anche Marlui Miranda si è unita alla combriccola. Al di là della specifica funzione per cui è stato pensato, questo disco si lega direttamente alla linea di “O Sol De Oslo” o, tornando più indietro nel tempo, a un precedente omaggio di Gil sempre alla figura di Zumbi e del Quilombo di Palmares, composto come colonna sonora di un film di Cacà Diegues, “Quilombo o Eldorado Negro”. La partecipazione di Gil si estrinseca principalmente come strumentista e nei vocalizzi, con cui riesce, perfettamente, a creare una suggestione sospesa tra sogno e epica, tra lirismo e spirito guerriero, e tutto ciò praticamente senza parole, ma come un discorso inarticolato del cuore. I sussulti percussivi di Carlinhos Brown aggiungono coloriture e sostanza alla tavolozza. Nonostante il titolo dello spettacolo, si percepisce da questo lavoro, sia musicale che espressivo, l’intenzione di risalire per li rami della cultura negra sino alla matrice africana, in ciò aiutati dalla presenza, seppure non strettamente musicale, della coreografa senegalese che ha curato lo spettacolo, Germaine Acougny, che ha probabilmente avuto un esito catalizzatore delle varie personalità artistiche coinvolte nel progetto. Musicalmente il lavoro è di grande suggestione, evocativo come pochi altri oggi in circolazione. Nella tradizione dei Dogon, tribù originaria del Sudan, si distingue tra parola secca e parola umida. La prima è la parola primaria, attributo dello Spirito Originale pre-creazione, presente nell’uomo ma da esso sconosciuta. La seconda è nata come autocoscienza di vita nella creazione primordiale, dono dato all’uomo, suono udibile e espressione del seminale principio maschile che feconda la realtà del mondo manifesto e del suo signore Nommo, il Dio dell’acqua. Il disco è esattamente un’alternanza tra questi due poli esoterici, a volte sovrapposti in un unico brano, come il sensazionale “Dança das mulheres” (#4) e il complementare “Dança dos homens” (#6), a volte serviti separati, e tutto il disco si svolge come un lungo sogno di cui Gil è sia Dante che Virgilio negro.
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Aa.
Vv. - Suba Tributo Suba era il nome d’arte di Mitar Subotic, un musicista e dj di Novi Sad che, arrivato in Brasile via Parigi, vi è rimasto sino alla morte, avvenuta per soffocamento nel corso dell’incendio della sua casa-studio di registrazione, evento da cui si era già tratto in salvo, per poi rientrare tra le fiamme per salvare i master del disco che aveva appena finito di produrre, “Tanto tempo” di Bebel Gilberto. Suba aveva pubblicato, nel 1999, un disco intitolato “São Paulo Confessions”, che si può considerare l’epicentro della tendenza, ora sempre più in voga, alla commistione tra sonorità brasiliane e club culture occidentale elettronica e danzereccia. Un disco, come si diceva una volta, seminale. Esce ora per la Crammed un omaggio alla figura di questa artista scomparso prestissimo che, a parere di chi scrive, avrebbe avuto la forza di portare qualcosa di nuovo sulla scena MPB brasiliana. A riprova di tanto, basti ascoltare i dischi che Suba produsse per Marina Lima, Mestre Ambrosio e Bebel Gilberto. L’ossatura del disco è fornita da brani provenienti da “São Paulo Confessions”, remissati e ricostruiti da alcuni dj cruciali come Buscemi, i Boys From Brazil, Bigga Bush e Juryman, mentre altri contributi sono forniti da chi collaborò con Suba già in vita, come Cibelle, João Parahyba, Marina Lima, Taciana e Apollo 9. Complessivamente il lavoro gode di una qualità artistica mediamente alta, pur con le inevitabili differenze stilistiche. Sembra però che lo spirito dell’innovazione pionieristica di Suba sia rimasto intatto, un preciso approccio visionario e dilatato alla materia MPB. Complessivamente quindi un disco molto godibile, non solo per appassionati del genere.
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Tim Maia, Cassiano e Hyldon - "2 por 1 - Velhos Camaradas" Ecco la ristampa in versione economica di una collection davvero essenziale per la conoscenza della MPB anni ’70. Si tratta di due album, riuniti per l’occasione in un unico CD, che ripercorrono l’avventura del soul romantico brasiliano, un genere che imperversò in quella decade, portando una ventata di novità nella cultura nera paulista e carioca. In prospettiva storica è adesso possibile dare un giudizio del fenomeno e apprezzarne le vaste implicazioni per il rock e il funk contemporaneo, esplorando le hit dei tre maggiori rappresentanti dello stile: Tim Maia, Cassiano e Hyldon. Il primo e il secondo, per quanto ferocemente criticati a causa della loro attitudine onnivora nei confronti delle influenze nordamericane, sono davvero dei giganti dalla musicalità innata e trascinante, capaci di firmare decine di perle senza tempo del repertorio pop brasiliano. Soprattutto Tim Maia stupisce per l’intensità dell’interpretazione e la straordinaria quantità di capolavori prodotti: è il caso di “Reu Confesso”, “Coroné Antonio Bento”, “Chocolate”, “Gostava tanto de voce”, “Azul da cor do Mar”, tutti ripresi puntualmente dalla generazione successiva di superstar, da Cassia Eller a Marisa Monte a Lulu Santos. Anche Cassiano offre un ammirevole spettro di gioielli di puro sapore soul, ed è un bene che venga ristampato, perché il pessimo carattere e l’incostanza lo hanno precocemente tagliato fuori dal mercato discografico, privandoci di una voce preziosa e inconfondibile. Andatevi a riascoltare l’intramontabile “Primavera (vai chuva)”, la dolcissima “A lua e eu”, l’indimenticata “Hoje è Natal” e gli irresistibili ritmi afro-cubani-bahiani (decenni prima di Carlinhos Brown) di “Nanar contigo”: capirete lo spessore dell’artista. Diverso il caso di Hyldon, la cui minore statura di cantante e compositore è evidente: la sua musica suona più inesorabilmente datata e legata a un’epoca e non stupisce troppo l’oblio in cui sono caduti il personaggio e l’opera. A parte la celebre “Na rua, na chuva, na fazenda” e la pregevole “Taxi pra Bahia”, gli episodi dagli spunti interessanti sono davvero piuttosto scarsi.
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Wagner Tiso e Zé Renato - "Memorial"
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