La piaga del lavoro minorile In Brasile 3 milioni di bambini sotto i 15 anni sono coinvolti in
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La situazione dei bambini-lavoratori in Brasile: quando la violazione diventa quotidiana
Il Brasile, stando alle statistiche ufficiali, è l'ottava potenza economica mondiale per Pil (Prodotto interno lordo) totale, che è superiore a quello del Canada, con un reddito medio annuo pro-capite pari a 4.440 dollari, ovvero il più elevato tra tutti i paesi del Sud America. Inoltre il Brasile risulta essere il primo produttore al mondo di zucchero, caffè e agrumi, il secondo di banane e soia e dispone di un immenso territorio non ancora utilizzato. Inoltre è il secondo produttore al mondo di bovini. Considerate le enormi risorse minerali già accertate e non ancora sfruttate di cui dispone nonché l'avviamento embrionale di un processo di moderna industrializzazione (sia pure dovuto a capitali e imprese esteri nella maggioranza dei casi), si può ben affermare che il Brasile è un paese dalle immense possibilità di sviluppo e che potrebbe godere di un notevole benessere diffuso. Tale situazione emerge soprattutto quando la si compara con le situazioni socio-economiche degli altri paesi latino-americani. Cionondimeno il Brasile è il paese con la maggiore sperequazione nella distribuzione della ricchezza e quindi con la maggiore disuguaglianza sociale. Una "mappa dell'indigenza" pubblicata dal quotidiano "Diario de Pernambuco" del 22 agosto 1999 su fonte dell'Ibge (Istituto brasiliano per la geografia e la statistica) denunciava che il 25% dei quasi 170 milioni di brasiliani vive attualmente sotto la soglia dell'indigenza.Tale soglia viene definita in 37 euro/mese, somma necessaria all'acquisto di prodotti che forniscono il consumo di calorie sufficienti stabilite dall'Organizzazione mondiale della sanità. Il 45 per cento della popolazione vive invece sotto la soglia della povertà, individuata in circa 77 euro/mese. Le regioni più povere si concentrano soprattutto negli stati che formano la regione del Nordest. A fronte della povertà di circa il 70 per cento della popolazione fa da contraltare la concentrazione nelle mani di pochi proprietari di immense proprietà terriere. Si stima che l'1 per cento dei proprietari possegga il 44 per cento delle terre coltivabili. Purtroppo, le maggiori vittime di questa immensa povertà sono proprio i bambini : mancanza di cibo, acqua corrente, principali cure sanitarie, istruzione. Il Rapporto ufficiale dell'Unicef del 1998 ha documentato che ogni anno in Brasile muoiono circa 100 mila bambini prima di compiere il primo anno e circa la metà durante il periodo pre-natale. Cifre sconvolgenti, se pensiamo che ogni 10 anni 1 milione di bambini brasiliani non arriva al primo anno di vita. Sempre secondo il rapporto Unicef, su circa 20 milioni di bambini e adolescenti, il 35 per cento di essi vive in completa povertà. Per sopravvivere a tali condizioni di vita, spesso questi minori non hanno scelta: sono costretti a lavorare, spesso obbligati anche dalle loro stesse famiglie. Si stima che circa 3 milioni di bambini sotto i 15 anni, di cui 400mila tra i 5 e i 9 anni, sono coinvolti in lavori che mettono seriamente a rischio il loro stato di salute. Molti lavorano con le proprio famiglie, nelle maggior parte dei casi in agricoltura. Il mercato della lavorazione della canna da zucchero nelle 14 aziende che la producono nello stato di Rio de Janeiro, è letteralmente in mano ai bambini lavoratori. Senza il loro impiego la produzione si fermerebbe. In questo settore infatti lavorano circa 6mila bambini dai 7 ai 14 anni con una media di 14 ore al giorno. Il 40per cento degli incidenti sul lavoro accadono proprio a bambini. La paga è di circa 14dollari a settimana, somma irrisoria se comparata ai pericoli che si corrono per questo tipo di mansioni e alle ore lavorate. I bambini che lavorano nelle piantagioni per la lavorazione della fibra d'agave, nella regione più povera del Brasile, il Nordeste, vengono remunerati ancora meno: circa tre dollari a settimana. L'agave è una pianta dura, abrasiva che si può trasformare in una fibra resistente, comunemente utilizzata per fare i materassi. Non è difficile trovare bambini che hanno problemi agli occhi o che hanno perso le dita. Quelli che invece si occupano di mettere le foglie d'agave nelle macchine per la frantumazione, rischiano persino di subire la mutilazione delle mani o delle braccia. Nell'industria delle calzature, nella regione Franca, i bambini dai 5 ai 14 anni lavorano fino a undici ore al giorno in stanze sovraffollate, con condizioni igieniche inadeguate e poca ventilazione. Ogni giorno, le loro dita vengono a contatto con un'ampia gamma di adesivi, solventi e tinture, alcune delle quali possono provocare lesioni neurologiche irreversibili se non addirittura la morte causata da complicazioni cardio-respiratorie. Questi ragazzi guadagnano 106 dollari al mese. Purtroppo il lavoro minorile è un fenomeno diffuso nell'economia brasiliana: esiste sia in settori formali come l'agricoltura quanto in quelli informali, come nelle strade delle grandi città, dove i bambini abbandonati vendono svariata merce oppure se stessi. Questo fenomeno è diventato una lunga catena fatta di illegalità, sfruttamento e a volte vera e propria schiavitù. Il problema è talmente diffuso che Jose Carlos Alexim, direttore dell'Organizzazione mondiale per il lavoro (Ilo), ha recentemente dichiarato che "in Brasile è difficile trovare un oggetto che non sia passato, durante la sua lunga fase di lavorazione, per le mani di un bambino". Ma cosa prevede la normativa brasiliana in materia di lavoro e impiego dei minori? La Costituzione Brasiliana proibisce il lavoro dei bambini al di sotto di 14 anni; inoltre proibisce anche il lavoro notturno, pericoloso e nocivo per i minori di 18 anni. I bambini tra i 12 e i 14 anni possono lavorare unicamente se le mansioni intraprese hanno caratteristiche di apprendistato, mentre quelli al di sopra dei 14 anni possono venire assunti a patto che siano garantiti loro gli stessi diritti dei lavoratori adulti, oltre la possibilità di continuare a studiare. Inoltre i datori di lavoro hanno l'obbligo di assicurare un ambiente di lavoro sano e orari compatibili con quelli del sistema scolastico. Ma nella pratica nessuna di queste regole viene messa in atto. La maggioranza di questi bambini è obbligata a lavorare per lunghi periodi in condizioni sanitarie poco igieniche oltre a intraprendere attività che hanno poco a che fare con la possibilità di imparare mestieri realmente commerciabili. Tutto questo per un salario minimo, e la scuola non fa mai parte del pacchetto di benefici. L' "Estatuto da criança e do adolescente"(Eca, Lei 8.069/90) ha dedicato un capitolo speciale alla questione del lavoro, il capitolo V, così come la "Consolidação das Leis do Trabalho", che nel suo articolo 401 tratta di protezione del lavoro di bambini e adolescenti. E' stato abbondantemente documentato non solo il lavoro di molti bambini e adolescenti minori di 16 anni, ma anche il loro impiego in lavori notturni, nocivi o penosi. Sotto la facciata dell'apprendistato autorizzato dalla costituzione, si immettono nella realtà lavorativa bambini dall'età di 12 anni. Tali pratiche costituiscono una violazione diretta di numerose convenzioni dell'Oil, in particolare le Convenzioni 5 e 138 (età minima), 6 (lavoro notturno), 29 (lavoro forzato) e l'articolo 10 del Patto sui diritti economici, sociali e culturali, oltre che l'articolo 32 della Convenzione sui diritti dell'infanzia, e infine la convenzione n.182 sulla Proibizione delle peggiori forme di lavoro minorile. E' evidente e drammatica la distanza fra il diritto (internazionale e nazionale) e la realtà concreta. Per conoscere meglio la realtà del Brasile e poter contribuire a un effettivo sviluppo di progetti e programmi che combattano il lavoro minorile, nel 1999 l'Oil ha incaricato l'Ibge di condurre una ricerca rispetto a tale problema. Tale ricerca ha mostrato come durante l'anno precedente circa 8 milioni di minori tra i 5 e i 17 anni fossero stati impiegati in una qualche forma di lavoro. Lo studio Ibge ha evidenziato una certa evoluzione del lavoro minorile lungo la decade degli Anni '90, in particolare tra il 1992 e il 1998, sottolineando una diminuzione di circa il 20 per cento del lavoro minorile in termini assoluti (da 9, 7 milioni di bambini lavoratori del 1992 a 7,7 del 1998). Inoltre si è rilevato come il lavoro minorile sia concentrato soprattutto nella fascia d'età tra i 16 e 17 anni e in particolare vede prevalere la frequenza dei fanciulli rispetto alle fanciulle, con maggiore presenza dei ragazzi di colore. La relazione finale della ricerca Ibge afferma che l'eliminazione totale del lavoro minorile è strettamente correlato all'efficacia del sistema educativo nazionale e alla creazione di una rete di incentivi come borse di studio o sussidi, e a programmi che favoriscono l'impiego occupazionale e l'aumento del reddito delle famiglie. Tuttavia il governo brasiliano ha cercato di arginare il fenomeno attraverso una serie di misure. Nel corso degli ultimi anni ha infatti varato 33 programmi sotto la giurisdizione di 5 ministeri separati con lo scopo di combattere il lavoro minorile. Tra questi, va ricordato quello del ministero della Sicurezza e Assistenza sociale, che prevede un piccola retribuzione in denaro alle famiglie disagiate in cambio della frequenza obbligatoria scolastica per i figli, cui hanno beneficiato finora circa 400 mila famiglie. Lo stesso presidente Cardoso, incalzato dalle critiche internazionali per la violazione dei diritti dei minori, aveva inaugurato il "Programma per sradicare il lavoro minorile" che si concentrerà su quei posti di lavoro dove la vita e la salute dei bambini sono più a rischio. Secondo Lucia Vania, segretaria per la sicurezza sociale al ministero per gli Affari sociali, tra i settori indagati ci sono l'industria della canna da zucchero, il carbone, il sale e l'agave. In un programma sperimentale alcuni esperti governativi hanno fatto un accordo con le ditte che lavorano il carbone: se queste si impegneranno a non assumere minori, il governo contribuirà a migliorare le strade di accesso alle miniere di carbone e a modernizzare gli impianti estrattivi.
Riflessioni Finali Il lavoro minorile in Brasile è un fenomeno che risponde a una serie di interessi. Il settore industriale e quello agricolo hanno entrambi necessità di grandi quantità di lavoratori non qualificati, e assumere minori è decisamente meno costoso che impiegare adulti. Per lo stato, che in teoria ha il dovere di tutelare ed assistere i bambini, è più semplice optare per la crescita economica, negando così le proprie responsabilità. Le famiglie disagiate, sovraccariche di problemi per affrontare la sopravvivenza quotidiana, possono solo gioire quando i figli contribuiscono al budget familiare. La situazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti in Brasile, come quella di altre tematiche sociali, presenta contraddizioni enormi e risulta essere uno dei tratti negativi che più caratterizzano il paese. Tale realtà è dovuta a diversi fattori, in particolare alla pessima distribuzione della ricchezza nel paese, che genera una grande insoddisfazione e malessere sociale, culminando spesso nella violenza, sia rurale che urbana. Va pure sottolineato che in molti stati l'applicazione della costituzione in materia di diritti dei minori nonché il complesso di convenzioni internazionali ratificate dal Brasile a tutela dei fanciulli non vengono affatto osservate, dando vita a due livelli completamenti diversi: la realtà giuridica ideale e quella quotidiana, brutale. Nonostante le difficoltà esistenti l'ex governo federale di Cardoso ha varato un piano d'azione volto non solo a tutelare i diritti dei bambini, ma tutti quelli fondamentali dell'essere umano, denominato: "Programa nacional de direitos humanos" (Pndh), approvato con decreto presidenziale n.1904 il 13 maggio 1996 che ha come obiettivo quello di accelerare il processo di rispetto dei diritti umani in Brasile. La progressiva realizzazione del Pndh comincia a dare risultati incisivi e il miglioramento di alcuni indicatori sociali, grazie anche all''azione congiunta di altri programmi statali, come visto precedentemente. Senza disconoscere i progressi del governo brasiliano si deve tuttavia constatare che lo stato ancora non offre quelle garanzie minime necessarie di rispetto e tutela dei diritti umani a vasti strati della popolazione, garanzie che dovrebbero concretizzarsi sia attraverso le istituzioni preventive (di polizia o di giustizia), sia attraverso lo sforzo istituzionale per ridurre definitivamente le grandi disuguaglianze economiche-sociali che non permettono a milioni di brasiliani di affrancarsi dalla povertà. Una piena consapevolezza di questa realtà, in tutti i suoi aspetti, dalla violazione dei diritti dei minori alla discriminazione economica-sociale-culturale ai danni di milioni di cittadini, impone l'obbligo all'elite dirigente brasiliana una volontà politica e un'efficace strategia volta alla totale e rapida eliminazione di queste violazioni e discriminazioni, che fino ad oggi ha tardato a realizzarsi.
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