Da Porto Alegre un messaggio di pace e speranza La comunicazione è stata uno dei temi centrali del dibattito:
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Porto Alegre, 28 gennaio 2003 Ventimila763 delegati e 5mila717 organizzazioni provenienti da 156 paesi. 4mila094 giornalisti di 1.423 mezzi di informazione di 51 paesi del mondo, 2mila131 dei quali brasiliani, 153 italiani. 650 volontari, 25mila visitatori ospiti presso l'accampamento della Gioventù. Il costo diretto dell'organizzazione è stato di 3,485 milioni di dollari con un giro di denaro mosso dai 100mila partecipanti che si è aggirato attorno ai 20milioni di dollari. Questi alcuni dei numeri diffusi a conclusione del Forum sociale mondiale che si è tenuto a Porto Alegre dal 23 al 28 gennaio scorsi. Ma
qual è stato il significato della manifestazione planetaria tenutasi per
la terza volta sul territorio brasiliano? C'è chi, come Noam Choamsky,
la ha definita "speranza per il cambiamento"; chi invece, come Naomi
Klein, "grande attesa": La cronaca dettagliata delle centinaia di incontri, workshops, laboratori e tavole rotonde non renderebbe la ricchezza e la profondità delle analisi e delle relazioni create in quella settimana, ed è stata comunque già riportata in dettaglio dai principali quotidiani. Ma vi sono alcuni passaggi che meritano di essere sottolineati perché aiutano a comprendere a fondo l'importanza dell'evento e che qui di seguito riassumiamo per sommi capi. - La grande manifestazione di apertura caratterizzata non solo dalla vivacità e creatività di migliaia di persone ma dalla eterogeneità culturale, etnica e politica delle stesse. Vi erano esponenti di partiti politici più o meno istituzionali, espressioni di maggioranze e opposizioni, gruppi etnici di ogni angolo del mondo, dai Guarani brasiliani ai Serer senegalesi, tutti a sfilare per le strade della capitale gaucha contro il neoliberismo e la guerra. - Il discorso del presidente brasiliano Lula. La rassicurazione ai propri elettori che la sua prossima partenza per Davos non sarebbe stata un tradimento delle istanze del Movimento ma un'ulteriore occasione per diffondere l'ideologia di Porto Alegre; il messaggio ai paesi latinoamericani per una reciproca responsabilità di governo nei confronti di popolazioni troppo spesso schiacciate dagli interessi delle multinazionale, affogate dalle politiche monopolistiche del Fondo monetario internazionale, affamate da un'economia stretta a vincoli di capitale finanziario; il messaggio di speranza a tutti i presenti per una sinistra di governo. Nel suo discorso Lula ha confermato l'elenco delle priorità che lo hanno portato alla vittoria elettorale, dalla battaglia per la riforma agraria a quelle contro la fame, la povertà e per l'educazione. - Il discorso del presidente venezuelano Hugo Chavez, figura storicamente controversa e discutibile rispetto a quella, limpida, del presidente brasiliano, ma che è tuttavia riuscito a colpire i presenti e a divulgare, dal palco di Porto Alegre, il suo messaggio all'opposizione interna e ai capitali esteri che tengono le briglie dell'economia petrolifera del suo paese. "I grandi impresari e l'elite venezuelana stanno ingannando il popolo - ha detto nella sala dell'Assemblea legislativa di Porto Alegre gremitissima di pubblico e giornalisti -. Sono loro che non rispettano i diritti umani sottraendo le ricchezze del nostro paese necessarie all'alimentazione di gran parte della popolazione. Il loro è un movimento selvaggio e criminoso contro un governo eletto democraticamente", ha concluso Chavez. -
La tavola rotonda tenutasi al Ginásio do Colorado, il "Gigantinho", con lo scrittore uruguagio
Galeano e il teologo brasiliano Boff. Trentamila persone che per ore hanno gremito gradinate e palchi del palazzetto
- La causa palestinese. Al Forum Mondiale si è assistito a una vera e propria onda di appoggio per la causa di liberazione del popolo palestinese. Durante la conferenza su fondamentalismi e intolleranza il discorso di Raji Sourani, palestinese, ha fatto alzare tutta la platea al canto di "Viva la Palestina". Il popolo palestinese è l'emblema dell'idea di liberazione dei popoli, di autodeterminazione. "E' un diritto di tutti i popoli liberi resistere all'occupazione di un altro stato", ha affermato tra gli applausi dei presenti. - Sesto punto, ma non in ordine di importanza poiché è stato il filo conduttore di tutti i dibattiti, la lotta alla guerra. Lotta che ha assunto come prossimo appuntamento internazionale la data del 15 febbraio scelta nel novembre scorso a Firenze dal Forum europeo, quando in gran parte delle capitali degli stati del mondo verranno realizzate manifestazioni contro l'ormai imminente conflitto in Iraq. Per Ignacio Ramonet, uno degli organizzatori del Fsm, è nella contrarietà della società civile alla guerra, dimostrata anche a Porto Alegre, che i governi avversi alla posizione statunitense devono trovare appoggio e collante. Anche se Ramonet ha voluto ribadire che l'opposizione all'intervento militare in Iraq è dovuta alla solidarietà con il popolo iracheno e non al governo di Saddam Hussein. - Le tematiche trattate. Se filo conduttore del Forum è stata l'obiezione alla guerra, i temi della lotta al neoliberismo non sono stati abbandonati anche perché, per il Movimento dei Movimenti, la logica della guerra trova esatta rispondenza nelle deficienze del sistema neoliberista. Si è parlato dunque di commercio mondiale, multinazionali, controllo dei capitali finanziari, debito estero, economia solidale e riforma agraria, così come di ogm (organismi geneticamente modificati, ndr) e sicurezza alimentare, preservazione dell'ambiente, acqua come bene comune, libertà dei popoli indigeni, produzione culturale e lotta alle discriminazioni. -
La discussione interna per l'organizzazione dei prossimi appuntamenti mondiali. Il dibattito
- Non va infine dimenticata la manifestazione di chiusura del Forum contro l'Alca, la quale ha ripreso il tema conclusivo del Forum panamazzonico che da Belem aveva lanciato il grido a sostegno della vittoria elettorale di Lula, di solidarietà con la Bolivia, di ripudio del tentativo di golpe in Venezuela, contro le frontiere per la libera circolazione, contro la violenza continua ai danni della natura per un'altra Amazzonia possibile contro l'Alca. Manifestazione di cinquantamila persone che hanno ribadito ancora il no alla guerra, con bandiere del Pc, Pstu e dei partiti comunisti e socialisti di gran parte del mondo. Dal palco, sul quale si è tenuto il dibattito finale, ha parlato il prefetto di Porto Alegre, Joao Verle, un rappresentante del Forum asiatico, e la figlia del "Che", Aleida Guevara. Chiudiamo con una notizia sul panorama dei media brasiliani. Uno dei temi di quest'anno, una delle linee centrali di discussione del Forum è stata la comunicazione. Quella libera dagli interessi dei grandi monopoli capitalistici, alternativa, costruita da centinaia di attivisti militanti che anche durante il Forum hanno svolto un'importante opera di controinformazione. A breve nascerà il settimanale "Brasil de fato", che avrà come editore editore José Arbex Júnior e sede principale a San Paolo. L'obiettivo sarà quello di mostrare un altro Brasile, una realtà differente da quella mostrata dagli altri organi di informazione, dare un'altra voce all'informazione.
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