Varig e Tam unite per non morire Accordo
di fusione tra le due maggiori
compagnie aeree brasiliane
di Raoni Guerra |
La crisi è
talmente grave che l'azienda non ha più credito sulla piazza pur possedendo
uno dei marchi più conosciuti del Brasile, ed è sotto scacco da parte
dei propri fornitori che vogliono essere liquidati prima di erogare i
servizi. L'Infraero, l'azienda statale che controlla gli aeroporti
brasiliani), richiede tutti i giorni un deposito di 1,5 milioni di reais
per il pagamento di tasse aeroportuali minacciando di vietare il decollo
dei suoi aerei. Nel febbraio scorso a causa dell'insolvenza di un leasing, un
Boeing della Varig è stato bloccato a Parigi per una settimana. E la BR, fornitore di combustibili della Petrobras (l'azienda
petrolifera statale), approvvigiona gli aeromobili Varig solo previo
pagamento immediato. Il
profondo malessere della
Varig si protrae da tempo: negli ultimi dodici anni, l'azienda con sede a
Porto Alegre è andata in pareggio soltanto in due esercizi. Oggi, se
fossero liquidati tutti i suoi beni per pagare i debiti, resterebbero
ancora 1,5 miliardi di reais insoluti. Il scenario è talmente cupo che se
la Varig fosse un'azienda ordinaria sarebbe certamente fallita. In Brasile
tuttavia esiste una legislazione speciale per il settore aeronautico. Una
sorta di protezione del tutto anacronistica che rende possibile e
incentiva l'esistenza di queste enormi aziende "morte-vive" sul
punti di crollare in qualsiasi momento.
I
riflessi italiani Il 21 febbraio 2002 la sede italiana dell'azienda ha soppresso le tratte da Roma al Brasile trasferendole a Milano e licenziato 45 dipendenti che lavoravano a Fiumicino. E a un anno dalla ristrutturazione la situazione è tutt'altro che migliorata, tanto che anche i dipendenti milanesi sentono in pericolo il proprio posto di lavoro. "Da un centinaio che eravamo fino all'anno scorso - commenta un funzionario dalla sopravvissuta sede di Milano della Varig che chiede di rimanere anonimo - siamo scesi a sole 14 unità. In compenso dobbiamo occuparci di tutto, anche delle pulizie, perché ci hanno tagliato persino questa voce di spesa". Singolare il fatto che negli ultimi tempi la compagnia abbia visto crescere in Italia il numero di passeggeri, anche dopo l'11 settembre. "Della grave crisi che stiamo attraversando nessun giornale italiano finora ha parlato - continua il funzionario -, probabilmente perché all'esterno non vi è alcuna percezione del nostro disagio. Per l'utenza tutto funziona regolarmente, dato che i voli dall'Italia sono in aumento. Ma noi siamo molto pessimisti sul nostro futuro e a chi ci chiede se nutriamo fiducia nel nuovo governo rispondiamo di non credere ormai più a niente".
Un
intero settore in
crisi L'azienda
Riograndese non rappresenta certo il primo caso. Poco più di un anno fa
la Transbrasil, che vantava il 10 per cento dello share brasiliano, ha
smesso di volare, lasciando un debito di 910 milioni di reais e 100mila
passeggeri a terra. Il governo non è intervenuto per la Transbrasil, e
probabilmente non lo farà neppure per la Varig, perché teme che dopo la
liquidazione debba provvedere al rimborso degli azionisti, come nel caso
della Panair fallita durante gli Anni '60. Nel 2001 le aziende del settore
aeronautico hanno perso 311,8 milioni di reais, e soltanto nel secondo
semestre del 2002 le perdite ammontavano già a 334 milioni. La
profittabilità del settore è in negativo per il 13,3 per cento.
Gestione
dirottata Nel caso della
Varig sono due i fattori che concorrono a questo risultato. Il primo è la
gestione disastrosa dell'azienda. Uno studio fatto dall'Istituto
brasiliano di Economia Applicata (Ipea) in concorso con il ministero della
Pianificazione dimostra quale sia il controsenso per un'associazione di
dipendenti amministrare un'azienda come la Varig. L'esempio più lampante
è stato il pagamento di un bonus di 30 milioni di reais ai dipendenti
come partecipazione al profitto dell'azienda, erogato nel 2000, anno in
cui il gruppo ha perso 180 milioni. Il bonus era dovuto perché basato sul
risultato prima che sugli interessi, aumentati da 34 milioni a 228
milioni di reais in un anno, ma sotto il profilo economico è stata una
mossa disastrosa. Negli ultimi mesi almeno due equipe
d'amministrazione, indicate dai creditori con l'obiettivo di ristrutturare
l'azienda, sono state dimesse dal consiglio controllato dalla fondazione
dei dipendenti, perché ancora una volta si era segnalato un conflitto
d'interessi. Il secondo
fattore è strutturale. Aziende bene amministrate come Tam e Gol sono in
perdita, ma sono state obbligate a rivedere i propri obiettivi. Nel 2002 i
prezzi dei biglietti sono saliti del 45,9 per cento, i costi del
combustibile del 134,7 per cento (per via della svalutazione della moneta
e l'alto costo del petrolio) e quelli di leasing degli aerei del 57,8 per
cento. Il governo ha anche una sua parte di colpa. Le tasse di utilizzo
dell'infrastruttura (gestita dalla statale Infraero) sono del 65 per cento
superiori a quelle statunitensi e del 35 per cento a quelle Europee.
Mentre l'Infraero è una delle aziende più redditizie dello stato, il
settore affonda nei debiti. Inoltre il carico tributario, aumentato negli
ultimi anni della gestione Cardoso, è due volte più grande di quello che
incide sulle aziende nordamericane (le quali, tra l'altro, stanno vivendo
anch'esse un periodo spinoso). Per questo il presidente della Varig,
Ozires Silva, è veloce nel puntare il dito contro il presunto colpevole della
crisi del settore in Brasile: "Siamo isole circondate dal
governo". Tra i "miracoli" che il dicastero economico del
neopresidente Lula è chiamato a fare, c'è anche questo.
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