Colonia portoghese, ma per caso Non tutti sanno che nel corso della sua storia il Brasile ha
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PREMESSALa
particolarità che più risalta agli occhi, anzi, alle orecchie, rispetto
agli altri stati del Sudamerica, è la lingua: Il Brasile è infatti
l’unico paese del continente dove si parla il portoghese, poiché è il
solo ad essere stato scoperto e conquistato dai lusitani. Nel corso della
sua storia ha tuttavia corso il "rischio" di diventare, almeno
in parte, di lingua francese ed olandese. Inoltre, in conseguenza di una
crisi dinastica, tra il 1580 e il 1640 il Portogallo divenne di dominio
spagnolo e così tutte le sue colonie. Tralasciando le brevi e cicliche
incursioni di pirati inglesi, francesi e olandesi, passiamo ad analizzare
i più seri tentativi di invasione subiti dalla colonia brasiliana. FRANCESI NELLA BAIA DI GUANABARALa
prima grande invasione si ebbe nel 1555 ad opera dei francesi. Allora il
Brasile era sotto il governo di Duarte da Costa, il quale si disinteressò
completamente del destino della colonia: sotto il suo mandato si
aggravarono gli scontri tra indios, soprattutto tupinambás e tapuias,
e coloni. Questa situazione di conflitto e lo stato di abbandono in cui
vivevano i coloni, facilitarono l’invasione francese nella baia di
Guanabara: l’idea di fondare la cosiddetta “Francia Antartica” fu
del vice ammiraglio Nicolau Durand de Villegagnon che la propose
all’ammiraglio Gaspar de Châtillon, Conte di Coligny, il quale era alla
ricerca di un rifugio sicuro per coloro che professavano la fede
protestante. Il
10 novembre 1555 la piccola flotta di tre navi e 600 uomini sbarcò su
un’isoletta della baia che chiamarono Rattier, per poi fondare
sull’isola di Seregipe, il Forte di Coligny. Appoggiati dagli indios
tamoios, i francesi iniziarono a commerciare con gli indigeni del
litorale e a spingersi nell’interno. A questa prima spedizione fece
seguito una seconda che approdò il 7 marzo 1557. Il Portogallo restò
indifferente a tutto ciò, fino al termine dello stesso anno. Infatti, il
nuovo governatore brasiliano, Mem de Sá, ebbe l’incarico di arrestare
l’avanzata francese e di cacciare definitivamente l’invasore. La prima
mossa fu quella di creare nella Capitania di Espírito Santo una base come
centro di appoggio delle operazioni e che, nel contempo, bloccasse
l’avanzata francese verso nord. Il 15 marzo 1560 i portoghesi riuscirono
a espugnare il Forte di Coligny, ma Mem de Sá commise l’errore di non
occupare le terre liberate, cosicché i francesi si ristabilirono nella
baia, questa volta nell’odierna Ilha do Governador. A Estácio de
Sá,
nipote di Mem, fu dato il nuovo incarico per liberare le terre occupate.
Alleatosi con Araribóia, capo degli indios temiminós e grazie
all’impegno dei gesuiti Padre José de Anchieta e Padre Manuel da Nóbrega
(che nel 1563 riuscirono a rischio della propria vita a far firmare ai
tamoios la pace con i portoghesi, chiamata pace di Iperoig), Estácio
riuscì a fondare, il 10 marzo 1565, la città di São Sebastião do Rio
de Janeiro. Il 20 gennaio 1567 i portoghesi iniziarono l’attacco
decisivo e i francesi, pur riuscendo ad uccidere Estácio de Sá, si
rifugiarono a Cabo Frio. La definitiva cacciata dell’invasore avvenne
nell’agosto 1573 grazie alle truppe comandate da Antônio Salema: i
francesi firmarono l’armistizio e poterono ritirarsi in pace. FRANCESI NEL MARANHÃOIl
fallimento dell’invasione nella baia di Guanabara non fece desistere i
francesi dal tentativo di conquistare terre nel nuovo mondo. Il
disinteresse portoghese per il nord del Brasile fece sì che questo
tentativo si concentrasse in quei luoghi. Dopo timide incursioni nel
Paraiba, i francesi comandati da Daniel de la Touche sbarcarono nel Maranhão
il 6 agosto del 1612. Eretto il forte chiamato São Luís in omaggio a Re
Luigi XIII, occuparono il litorale alleandosi ancora una volta con gli
indios. Il re spagnolo Filippo III (Filippo II del Portogallo nel periodo
in cui le due corone erano unite), dette l’incarico a Jerônimo de
Albuquerque di organizzare la loro cacciata aiutato a sua volta dagli
indios. Il 19 novembre 1614 i francesi attaccarono la fortificazione di
S.Maria, nella baia di São José, ma i portoghesi riuscirono, seppur in
inferiorità numerica, a difendere il forte e a far firmare ai francesi un
armistizio per la sospensione delle ostilità per un anno: questo giorno
è noto nella storia brasiliana come la “giornata miracolosa”. Ma
l’armistizio non soddisfece il governo luso-spagnolo che inviò
Alexandre de Moura con l’intento di liberare definitivamente la zona. Il
31 ottobre 1615 São Luís fu pesantemente attaccata per essere
conquistata il 3 novembre. Cacciati i francesi, Jerônimo de Albuquerque
fu nominato maggiore della Capitania del Maranhão, mentre si dette inizio
alla colonizzazione del nord del Brasile grazie anche all’organizzazione
di una nuova Capitania, quella del Pará. OLANDESI Nel
1602 l’Olanda, ribellatasi alla Spagna, organizzò la Compagnia delle
Indie Orientali con l’intento di sottrarre ai paesi iberici uniti sotto
un’unica corona, il monopolio del commercio con l’oriente. Nel 1609 il
paese nord europeo si rese indipendente dalla Spagna che, per
rappresaglia, chiuse i suoi porti agli olandesi. Willen
Usselincx creò la Compagnia delle Indie Occidentali riconosciuta
ufficialmente nel 1621 con lo scopo di invadere il Brasile e conquistare
così il monopolio del commercio di zucchero, pau-brasil (una qualità
di legno di colore rosso che è anche simbolo del Brasile, ndr),
cuoio, argento e di espandere la religione calvinista nel nuovo mondo. La
Compagnia invase per due volte il Brasile (Bahia, 1624 e Pernambuco,
1630), dando luogo alla così detta “guerra olandese” o dei
“trent’anni del Brasile” (1624-1654). Avvisato
dalla corte spagnola dell’imminente invasione, il governatore generale
del Brasile Diogo de Mendonça Furtado preparò la popolazione baiana alla
lotta per la cacciata del nemico. Nonostante ciò la potenza degli
olandesi li costrinse alla resa e Salvador cadde in mano nemica sotto il
controllo del colonnello Van Dorth. La resistenza luso-brasiliana fu
comandata dal vescovo Dom Marcos Teixeira dal quartier generale di Arraial
do Rio Vermelho, che organizzò con successo una serie di imboscate
durante le quali uccise ben due governatori olandesi. A questa prima fase,
detta “guerra brasílica”, seguì l’attacco alla città da parte di
Francisco Nunes Marinho: a ciò si aggiunse, nel marzo 1625, una potente
flotta composta da portoghesi, spagnoli e napoletani. Iniziò un breve ma
intenso periodo di lotta alla fine della quale, il 30 aprile 1625, gli
olandesi si arresero restituendo agli iberici la capitale del Brasile. I
corsari olandesi tentarono più volte senza successo di fortificare una
propria base sulle coste brasiliane. Unendo la loro capacità alla forza
navale e strategica della Compagnia delle Indie Occidentali, pianificarono
l’invasione del Pernambuco, Capitania, militarmente meno forte.
Attaccarono contemporaneamente Recife e Pau Amarelo, dove sbarcarono il 16
febbraio 1630 iniziando l’avanzata verso Olinda che fu in poco tempo
conquistata. La città fu la base per l’invasione di Recife che capitolò
non senza una sorprendente resistenza comandata da Antônio de Lima, il 3
marzo 1630. Matias de Albuquerque, dal suo quartier generale di Arraial do
Bom Jesus, riuscì comunque a bloccare l’avanzata. Il 25 novembre 1631
Olinda, rasa al suolo prima di essere abbandonata, fu riconquistata.
Quando ormai la sconfitta totale olandese sembrava imminente, il
pernambucano Domingos Fernandes Calabar disertò e guidò gli olandesi
rivelando i segreti della “guerra brasílica” e la conformazione
territoriale della zona: grazie a ciò, oltre a conquistare varie città
pernambucane, gli invasori occuparono il Rio Grande do Norte e
successivamente l’ormai isolato stato del Paraíba nel dicembre del
1634. L’8 giugno 1635 cadde anche l’Arraial do Bom Jesus e i suoi
abitanti costretti a ritirarsi verso sud in una lunga e dolorosa
processione durante la quale, nonostante gli stenti, riuscirono a
conquistare Porto Calvo (19 giugno). Qui vi era Calabar che fu l’unico
ad essere condannato a morte e squartato davanti agli occhi dei brasiliani
da lui traditi. Grazie anche al seppur tardivo aiuto della corona
spagnola, i pernambucani riuscirono a mantenere le proprie posizioni e non
permisero agli olandesi lo sfruttamento economico delle terre conquistate.
Per ovviare a ciò, dall’Olanda partì il conte Johann Mauritius Van
Nassau-Siegen, conosciuto nella storia brasiliana come Maurício de
Nassau. Il 6 marzo del 1637 riconquistò Porto Calvo e riuscì, con la sua
politica di tolleranza, a conquistare la fiducia dei brasiliani e nel
contempo studiò le operazioni per allargare ancor più la presenza
olandese in Brasile: una di queste si risolse in una dura sconfitta a
Salvador (aprile-maggio 1638). I brasiliani, sotto il comando di Fernando
de Mascarenhas e con il decisivo apporto di alcuni famosi bandeirantes
paulistas (tra i quali Antônio Raposo Tavares), organizzarono vari
attacchi navali che, seppure terminati con dure sconfitte, ebbero lo scopo
di far nascere negli abitanti pernambucani il sentimento di patria e
libertà. Nel febbraio 1641 arrivò a Bahia la notizia della restaurazione
del regno del Portogallo. Grazie a ciò finirono le ostilità tra
portoghesi -non più sotto il dominio dell’odiata, da entrambe le parti,
Spagna- e olandesi, e fu firmato l’armistizio secondo cui le
Capitanias del Pernambuco, Paraíba e Rio Grande do Norte restavano
olandesi e questi ultimi si sarebbero impegnati per dieci anni a non
espandersi. Ma, approfittando della guerra luso-spagnola, conquistarono
anche il Sergipe ed il Maranhão: commisero comunque l’errore di
lasciare libero transito ai brasiliani che iniziarono a organizzare piani
per la loro liberazione. Il Maranhão riuscì a liberarsi il 28 febbraio
del 1644, anno in cui Nassau tornò, in luglio, in patria. La Compagnia
olandese incitò gli indios a fare guerra ai pernambucani i quali
ricevettero un appoggio non ufficiale dai portoghesi. André Vidal de
Negreiros come capo diplomatico, João Fernandes Vieira come capo civile e
Antônio Dias Cardoso come capo militare, furono i principali artefici
dell’insurrezione che rischiò di naufragare per il tradimento di Fernão
Conte Real e Sebastião de Carvalho. La prima grande battaglia ebbe luogo
il 3 agosto 1645 con vittoria brasiliana a Monte das Tabocas. L’adesione
alla causa pernambucana ed il sentimento della difesa della propria patria
crebbe in tutti gli strati della società luso-brasiliana: grazie a ciò
furono in poco tempo riconquistate numerose città. Agli olandesi rimase
solo il litorale tra Recife e Cabedelo, vicino all’odierna João Pessoa.
Durante una battaglia navale nei pressi di Recife, fu scoperto
l’appoggio portoghese al Pernambuco. La corte lusitana fu divisa tra il
continuare ad aiutare la colonia con il rischio di dover affrontare una
guerra a viso aperto con i più potenti olandesi, o lasciare che il
Pernambuco restasse in mano nemica. Giovanni VI optò, seppur a
malincuore, per quest’ultima soluzione: nonostante ciò, i pernambucani
riuscirono a circondare Recife avendo come base Arraial Novo do Bom Jesus,
nelle immediate vicinanze dell’odierna capitale pernambucana. Varie
battaglie si susseguirono con esiti alterni: l’isola di Itaparica
(Bahia) fu prima conquistata e poi abbandonata dagli olandesi, così come
i pernambucani riuscirono a infiltrarsi per un breve periodo all’interno
di Recife. Gli invasori ricevettero un sostanzioso aiuto in uomini e mezzi
dalla madre patria: ma il 19 aprile 1648 a Guararapes (zona paludosa
circondata da montagne) furono pesantemente sconfitti, e il giorno dopo
persero il controllo di Olinda. Tentando di riconquistare le posizioni
perdute, gli olandesi attaccarono di nuovo Guararapes, incorrendo in una
nuova sconfitta in una battaglia, tra il 17e il 19 febbraio 1649, che
risulterà determinante per le sorti della guerra. Altri fattori che
decisero la guerra in favore dei pernambucani furono la rovina economica
della Compagnia delle Indie Occidentali, la guerra navale che vide
coinvolte l’Olanda e l’Inghilterra e la nascita della Compagnia
Generale di Commercio del Brasile. Quest’ultima, in azione congiunta con
l’esercito pernambucano, liberò Recife il 24 gennaio 1654: due giorni
dopo a Campina do Taborda gli olandesi firmarono la resa definitiva. CONCLUSIONE
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