Scuola di manualità al Ver-o-Peso Continua l'instancabile lavoro delle donne al mercato di Belém
traduzione di Dulce Rosa Rocque
|
La
fiera che si svolge giornalmente nel complesso del Ver-o-Peso, a Belém, dà
lavoro a circa 4.000 persone, fra donne, uomini e bambini. E’
divisa in vari
settori; al momento sono circa quattordici. I più
importanti sono l’ortofrutta, pesci, carne, erbe medicinali e piante
profumate. In tutti, la presenza della donna è molto grande, ma in uno di
loro in modo particolare: quello delle piante profumate. Dove si vendono
radici, foglie, corteccia di alberi, e quanto la natura produce di
profumato, la donna è presenza predominante. Sono donne di tutte le età,
di ogni colore e ciascuna con le sue problematiche. Inizialmente
il settore di erbe e “profumi” era costituito da 80 stand adibiti alla
vendita, tutti occupati da donne. Con il tempo gli uomini cominciarono a
prendere il posto delle mogli, principalmente per motivi di eredità, così
oggi vi è circa un 10 per cento di spazi occupati da uomini. In
ogni stand sono presenti due o più venditrici, ma avvicendandosi nelle
turnazioni possono arrivare anche a cinque. A
seguito dell’iniziativa del primo lavaggio del mercato del Ver-o-Peso
(di cui vi abbiamo dato conto in uno dei precedenti numeri), i nostri
contatti con queste lavoratrici avevano preso una strada originale: tra di
noi si era stabilito un legame, e si rendeva necessario cogliere
opportunità di collaborazione per mantenerlo vivo. Il nostro obiettivo
principale erano le donne che vendevano le erbe medicinali e le piante
profumate. Con loro avevamo creato il gruppo di ballo “Carimbó das
Cheirosas” che già si esibivano durante i lavaggi del mercato. Nel
frequentarle, chiacchierando informalmente in occasione di manifestazioni
riguardanti la salute, la bellezza o in altre feste da noi organizzate, abbiamo cominciato a capire necessità, sogni e bisogni di quelle donne.
Ci siamo accorti di come trattavano i clienti, della mancanza di nozioni
relative a problemi ambientali, dello spreco di materia prima ed anche della
dispersione di tanta manualità. L’insieme di tutte queste cose ci ha
portato a proporre una nuova idea: la costituzione di “officine di
lavori manuali”. Sapevamo
già che a queste donne piaceva ballare, e abbiamo approfittato di questo
fatto per una migliore riuscita. Avevamo notato che alcune di loro
sapevano lavorare con l’uncinetto, che altre tentavano di abbellire i
propri imballaggi con ritagli di carta. Il nostro compito era dunque di
aiutarle a sviluppare quella capacità creativa; l’intento era insegnare
loro a fare altre cose oltre a quelle che già sapevano. Con
le solite difficoltà abbiamo reperito un locale per la sede dei lavori. Fu
messo a nostra disposizione il “Solar da “Beira”, una bella
costruzione antica, praticamente abbandonata e un poco deteriorata, ma che
avrebbe facilitato moltissimo il nostro compito poiché si trovava li, ai
margini del fiume e affianco al loro posto di lavoro. Il primo problema
era dunque risolto e il primo passo era stato compiuto: ora bisognava
andare avanti. Tale
scelta non è stata accolta di buon grado dalle volontarie. Ci siamo
guardate con preoccupazione per l'eventualità di possibili defezioni.
Abbiamo tentato un compromesso, ma senza esito, perché i nostri punti di
vista erano distanti. Per noi era pesante uscire all’ora indicataci, ma
abbiamo finito per accettare: in fin dei conti l’idea dei corsi era
stata proposta da noi. Con
le amiche volontarie siamo partite un lunedì sotto il sole di luglio, con
la marea bassa - pertanto senza alcuna brezza - e con un’umidità ai
massimi livelli. Al nostro arrivo le venti donne del primo corso erano già
li ad aspettarci: Deusa, Beth la profumata, Giselda, Djanira, Lourinha,
Nazaré, Dora, Clarice. . . ansiose di sapere cosa avrebbero imparato.
Abbiamo improvvisato un tavolo con legni che abbiamo trovato lì,
appoggiandolo su tavolini di ferro da bar. Avevamo portato tutto
l’occorrente, dalle forbici agli aghi, ai fili, ai tessuti, e altro
ancora. Era gratificante vedere quelle donne dalle grosse ed aspre mani
abituate a un duro lavoro, concentrate a tagliare tondini di tessuto,
infilare l’ago, fare il nodo al filo e cucire con tanta attenzione. Per
la grande maggioranza di loro, ciò che stavano facendo era una novità.
Mentre lavoravamo davamo anche nozioni di igiene, ecologia; volevamo
insegnare tante cose … e imparare da loro. Abbiamo deciso di fare un
“campionato” assegnando "compiti a casa". Nella lezione
seguente, una di loro arrivò con 500 tondini di tessuto già tagliati e
pronti per fare i fuxicos. Dopo aver insegnato a cucirli insieme
cominciarono ad apparire i risultati: borse, federe per cuscini, camicie e
tante altre cose. Ci
siamo accorti che le lezioni furono di loro gradimento, poiché chiesero
di raddoppiarle a due volte per settimana. Ogni volontaria che mi
accompagnava aveva sempre qualcosa da insegnare; le chiacchiere vertevano
su economia domestica, ricette di dolci e quant’altro. Crescevamo
insieme. Ci
è ripetutamente capitato di incontrare altri gruppi di lavoro che si
occupavano delle persone che lavoravano nel mercato. Il fotografo Chikaoka,
per esempio, aveva montato una officina di fotografia usando cartoni,
contenitori di metallo ed altri materiali semplici al fine di poter
lavorare con i bambini che circolavano lì. Lui, che ha molte conoscenze
nell’ambiente del mercato, ha cominciato a seguire il nostro lavoro per
includerlo nel suo progetto “Fotoativa Ver-o-Peso”. Anzi, Chikaoka ci
accompagna fin dal progetto del primo lavaggio. Convincere
queste donne del nostro progetto non fu facile perché avevano altro a cui
pensare e da risolvere nelle loro vite. Dopo tante discussioni
sull’argomento e per riuscire a convincerle proponemmo loro un
“concorso di bambole”. Fornimmo la riproduzione del quadro, le
bambole, i tessuti e fissammo
il giorno per la presentazione del risultato del loro lavoro, procurandoci
una regolare giuria e tutto ciò che era necessario. Ancora
una volta abbiamo dovemmo ricorrere agli amici per reperire vestiti
tipici. Predisponemmo un apposito “centro di bellezza” costituito da
volontarie per truccare, pettinare e preparare le donne con i vestiti
tipici per le foto che Chikaoka e i suoi alunni avrebbero fatto per
l’esposizione. Solo questo aspetto era già una festa. Alcune di loro
invitarono perfino parenti, conoscenti, figli e amici perché potessero
vederle posare da modelle. E alcune di loro diventarono belle nelle loro
semplicità così tipica. Il
gran giorno arrivò. Ai piedi della scalinata del “Solar da Beira”
montammo un altare tipico della nostra regione, con vasellami di
terracotta pieni di banho de cheiro (acqua profumata per il bagno)
e affianco all’entrata un altare religioso con l’immagine della
Madonna di Nazaré con il suo bel manto di fuxicos fatto da loro.
Ci sentivamo così protette in tutti gli aspetti – sia quelli religiosi
che "profani" - come piace al nostro popolo e, principalmente,
alla popolazione del Ver-o-Peso. Chikaoka
con le sue foto appese ai cordoni, venti tavolini con la produzione
dell’officina e le nostre donne, orgogliose dalle proprie opere
d’arte, che icevettero elogi, diedero spiegazioni e vendettero gli
oggetti da loro confezionati. Noi eravamo soddisfatte, loro erano
felicissime. Un’altra
tappa del nostro progetto vinta… un altro sogno realizzato.
///
|
Oficinas para feirantes
por Clemilde Castro
|
A
feira do Complexo do Ver-O-Peso está dividida em vários setores; no
momento são cerca de quatorze. Os mais importantes são os de
hortifrutigranjeiros, peixe, carne, ervas medicinais e plantas cheirosas.
Em todo eles a presença de mulheres é muito grande, porém, um deles em
particular: è o de “cheiros”. Ali onde se vende raizes, folhas,
cascas de árvores, e tudo quanto a natureza produz e que tem um perfume,
a mulher è que predomina. São mulheres de todas as idades, todas as
cores e com todos os problemas possiveis. Inicialmente,
o setor de ervas e cheiros era constituido por 80 boxes de venda, todos
ocupados por mulheres. Com o tempo alguns homens foram aparecendo no lugar
das esposas; herdando ou apenas ficando, assim è que hoje temos mais ou
menos 10% dos locais ocupados por homens. Em cada Box ficam 2 ou mais
vendedoras, chegando até a 5 que se revezam em turnos. Após
a inicitiva da lavagem do Ver-o-Peso, os nossos contactos com as feirantes
tomaram um novo rumo. Devido a ligação que estabelecemos com elas,
sentimos a necessidade de prolongar e estreitar os laços que já nos
uniam. Nosso objetivo principal eram as feirantes de ervas medicinais e
plantas cheirosas. Com elas já havíamos formado o grupo de dança "Carimbó
das Cheirosas" que se apresentava nos mutirões de lavagem do
Ver-o-Peso. Frequentando-as,
e em conversas sempre abertas e informais em ocasião de ações de saúde
, de beleza ou festas por nós promovidas, fomos sentindo as carências e
os sonhos dessas mulheres. Percebemos também o modo de tratarem os
fregueses, a falta de um conhecimento maior dos problemas ambientais, o não
aproveitamento de tanta matéria prima, assim como o desperdício de
habilidades naturais. Tudo isso junto nos levou a propor uma nova idéia:
a constituição de oficinas de trabalhos manuais. De
dançar, já sabíamos que elas gostavam e esse foi o gancho para uma
maior abordagem. Vimos que algumas sabiam fazer crochê , outras gostavam
de recortar papel, tentando fazer embalagens mais vistosas para seus
produtos. Poderiamos ajuda-las aproveitando essa capacidade criativa e
desenvolvendo-a; alargar as possibilidades dessas mulheres no mundo do
trabalho, criar um minimo de .profissionalidade em alguma coisa além
daquilo que ja sabiam sobre as plantas. Como
para o Mutirão de Lavagem, fomos conversando com os amigos em busca de
apoio e de voluntárias-parceiras para as aulas.Os problemas eram tres:
local, materia prima e “professoras”, ou seja, todos os principais.
Precisavamos de mulheres que soubessem fazer algum trabalho manual, que
fossem dispostas a ensinar, que tivessem tempo disponivel e, mais do que
tudo, faze-lo de graça. Com
as dificuldades de sempre, conseguimos o local. O Solar da Beira, prédio
antigo e muito bonito mas um tanto deteriorado e mal aproveitado mas que
nos facilitaria enormemente pois era bem ao lado da feira onde estava o
setor de trabalho delas. Precisava resolver os outros problemas. O negócio
dificil era começar, dar o primeiro passo, e isso ja tinhamos feito. Conseguimos
contactar as feirantes
explicando a nossa proposta e numa reunião ficou decidido qual era o
melhor dia e o horário mais conveniente. Elas escolheram de 14 às 16
horas, ou seja, bem na hora do calor, da chuva; na hora em que nós, as
voluntarias-parceiras, faziamos a sesta, mas para elas esse era o horário
mais fraco de vendas, era quando elas ficavam ali sem nada para fazer. O
horario escolhido pelas feirantes não foi muito bem aceito pelas
voluntarias-parceiras. Nós nos olhavamos preocupadas pois as nossas
amigas que estavam dispostas a ajudar poderiam usar o horario escolhido
como desculpa para sair da parceria. Até tentamos fazer algum compromisso,
mas os nossos pontos de vista eram distantes. Para nós era duro nos
deslocarmos, nesse horário, mas acabamos aceitando, no fim das contas nos
é que tinhamos inventado essa historia. Com
as amigas-voluntárias devidamente recrutadas ,lá fomos nós numa segunda
feira de julho, um sol de rachar, a maré baixa, logo, sem aquela brisa
gostosa e uma umidade al máximo nivel. Limitamos a turma em 20 pessoas e
lá estavam elas: Deusa, Beth -a cheirosinha- Giselda, Djanira, Lourinha,
Nazaré, Dora, Clarice ...ansiosas para saber como seria a aula. A mesa
foi improvisada com um grande compensado que achamos por lá, apoiada em
mesinhas de bar. Levamos moldes, tecidos, tesouras, agulhas, linhas, etc.
Como foi gratificante ver aquelas mãos grossas, ásperas, acostumadas ao
trabalho duro, concentradas em cortar rodinhas de tecido, enfiar agulhas,
dar o nó na linha, arrematar. Tudo
era novo para a grande maioria. Enquanto trabalhávamos íamos dando noções
de higiene, de ecologia, tanta coisa queríamos ensinar... e aprender com
elas. Demos até trabalho para casa e decidimos de fazer um "campeonato".
Na aula seguinte uma chegou a trazer de casa cortadas 500 rodinhas de
tecido para fazer os "fuxicos". Nas aulas seguintes fomos
ensinando a emendar as rodinhas, e assim fomos criando as bolsas, blusas,
capas para almofadas, tiaras para os cabelos e tantas outras coisas. Se
vê que elas gostaram pois as aulas passaram a ser, não mais uma vez por
semana, mas duas vezes e as conversas versando sobre economia domestica,
receitas de comidas e tudo o que de novo, podíamos passar a elas. Cada
voluntária que me acompanhava -as vezes eram 3 ou 4 na mesma tarde –
tinha sempre algo a ensinar ou a trocar. Cresciamos juntas. Muitas
vezes encontramos no mesmo local outros grupos de trabalho com o pessoal
do mercado. O fotografo Chikaoka, por exemplo, que fazia um trabalho de
oficinas de fotografia com caixas de papel, latas e outros materiais bem
simples com os feirantes ou os meninos que circulavam por lá. Chikaoka
passou a acompanhar o nosso trabalho incluindo-o no seu projeto chamado
Fotoativa Ver-o-Peso: Êle, possuindo uma grande penetração no meio dos
feirantes, nos acompanha desde a primeira Lavagem do Ver-o-Peso. Unimos
as nossas forças e combinamos fazer uma exposição em conjunto e
marcamos a data de 29 de Setembro, dias antes de começarem os festejos de
nossa grande festa religiosa do Cirio de Na. Sra. de Nazaré. Escolhemos o
nome de nossa exposição, de comum acordo com as feirantes: Ver-o-Peso da
Arte- Trabalhamos arduamente não só nos trabalhos manuais como também
na nossa idéia de resgatar o traje típico de “vendedora de cheiro”
que era usado por elas nos idos dos anos 40. O belíssimo quadro a óleo
retratando uma vendedora com esse traje e que faz parte da pinacoteca do
Museu da Cidade, era o nosso modelo. Convence-las
não era facil pois tinham outros tipos de problemas a resolver na propria
vida. Conversamos bastante sobre o assunto e para mais motiva-las fizemos
um concurso de bonecas. Fornecemos a elas a reprodução da pintura, as
bonecas, os tecidos e marcamos um dia para a apresentação do resultado
do trabalho, com júri e tudo. Como elas ficaram ansiosas ao tentarem se
retratar.! Mais
uma vez recorremos aos amigos e assim pudemos fornecer também
os trajes típicos. Montamos um studio de beleza para que Chikaoka e seus
alunos as fotografassem para a exposição com os trajes.típicos, os
cabelos cortados e penteados por uma equipe de voluntários. Só isso ja
era uma festa. Que alegria, umas ate chamaram os filhos e amigos para vê-las
de modelo. E como ficaram bonitas nas sua simplicidade tão típica... Os
últimos dias antes da exposição foram de trabalho intenso, já nos reuníamos
quase todas as tardes para dar conta das tarefas. Na véspera, a coisa
piorou, a azafama de toda exposição; algumas de tão nervosas até
adoeceram...Era dor de barriga, dor de cabeça, dor na boca do estomago. Chegou
o dia! Na subida da escadaria do Solar da Beira montamos um altar típico
da nossa região, com alguidares de Banho de Cheiro e na entrada do salão
um altar religioso com a imagem de Na. Sra. De Nazaré com um belo manto
de “fuxico” feito por elas. Estávamos protegidos por todos os lados
-o religioso e o profano-, bem ao gosto do nosso povo e da população do
Ver-o-Peso. Ate show tivemos: a turma de dança do Sesi mais uma vez
colaborou e tomou conta da parte artística. Chikaoka
com suas fotos penduradas em cordões, as 20 mesinhas com a produção das
oficinas e elas lá tomando conta de suas obras de arte, recebendo os
elogios, dando explicações e vendendo. Nós estavamos satisfeitas, elas
estavam felicissimas. Mais uma etapa vencida... mais um sonho realizado. De coisa nasce coisa e nós ja estamos prontas para outra.
|