Scompare il “custode” della Mpb Almir Chediak assassinato in un centro vicino a Rio
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Dal
quotidiano “O globo” del 27 maggio scorso. «La polizia ha confermato
in mattinata che il produttore musicale Almir Chediak è stato
ucciso questa notte a Estrada do Rocio, vicino a Petropolis. Secondo le
prime indagini, il produttore è stato ucciso durante un tentativo di
rapina». Non
avremmo Il primo atto fu, nel ’91, il songbook dedicato a Noel Rosa. Introduzione in nota di copertina di Tom Jobim, che così esordiva: «Noel Rosa era un genio». Ipse dixit. L’approccio editoriale della Lumiar è chiaro sin da quella prima opera: qualità senza compromessi, attenzione filologica, desiderio di riscoprire, e ricollocare nella giusta prospettiva l’arte di personaggi fondamentali nella storia della Mpb. Il songbook di Noel conteneva tutto ciò, con interpreti come Tom Jobim, Djavan, Gilberto Gil, Gal Costa, João Nogueira, Chico Buarque, e altri ancora. Da allora, la storia della Lumiar è anche la storia di produzioni musicali lussureggianti e prelibate per gli appassionati di Mpb. Più tardi arriva il songbook in tre capitoli di Gilberto Gil, forse quello con maggiore attitudine rock, soprattutto nel secondo disco, e che tra i momenti più riusciti annovera, oltre a Caetano Veloso in “Superhomem-a canção” e Djavan in “Drão”, una bella versione di “Aquele abraço” cantata da Tim Maia, uno dei pallini di Chediak. Segue nel ’93 il songbook di Vinicius De Moraes, anch’esso in tre volumi, con alcune perle assolute come Leila Pinheiro e Guinga alle prese con “Valsinha”, Tim Maia e Os Cariocas in “Tem do”, Miucha e Antonio Adolfo in “Carta ao Tom ‘74”. L’anno seguente è la volta di Carlos Lyra a essere celebrato, in dose singola. E i picchi, scelti tra un livello di eccellenza assoluto, possono essere indicati in “Quando Chegares” di Caetano Veloso, “Maria Ninguém” di João Bosco in inedita versione per piccolo jazz club, per tacere di “Primavera” con il vocione di Tim Maia. Il ’95 è l’anno del doppio songbook di Edu Lobo, il cui complemento cartaceo vide la curiosa sorte di una prima edizione, cui fece seguito una seconda profondamente riveduta in collaborazione con l’autore. Appare inutile, a questo punto, ripetersi sul contenuto artistico di dischi come il songbook di Dorival Caymmi, in quattro cd, o quello di Tom Jobim, due dischi di produzione esclusivamente strumentale, cinque dischi dedicati a quella vocale. Valga una considerazione generale, che contiene alcune costanti: il gusto per la qualità assoluta, l’interpretazione personale che rende attraverso il filtro dell’interprete la grandezza dell’autore. Il gusto per accostamenti impensati tra vari interpreti, che non avrebbero potuto avere luogo se non in questa oasi discografica. Tra le tante linee che si intersecano tra i solchi di questi dischi, vale tuttavia la pena di evidenziare il contributo fondamentale di Almir al recupero di gruppi vocali tendenzialmente a cappella, come i vecchi Os Cariocas e Quarteto Em Cy, o nuove leve come Garganta Profunda (soprattutto con una incredibile versione di 365 Igrejas di Caymmi), Be Happy, Nouvelle Cousine, e altri ancora. Da segnalare anche lo spazio dato a voci soul come, oltre al già citato Tim Maia, Cassiano, Eduardo Dusek, Ed Motta, Claudio Zolli, Sandra De Sa, e così via, presentando un lato del Brasile musicale a prima vista inaspettato. Gli spunti musicali, in opere di così grande ricchezza e varietà, sono comunque molteplici, e ci si potrebbe profondere per ore su mille particolari, rischiando di perdere di vista il quadro generale. Che risponde comunque a una ricerca di qualità, non sempre riuscita, ovviamente, senza compromessi. Da questo punto di vista, forse l’opera più diseguale è il songbook in tre dischi dedicato a Djavan, che soffre non tanto di un’eccessiva difformità stilistica - cosa che non ha comunque mai rappresentato un problema - quanto di scarsa personalità nell’affrontare un autore dalle armonie e scelte così personali e eccentriche. Problema che invece non affligge i songbook di Marcos Valle e João Donato. L’ultimo songbook uscito per il mercato è stato il monumentale tributo a Chico Buarque, in otto cd nei quali sfila, come in una parata ai Fori imperiali, il gotha della Mpb, affiancato da nomi meno noti ma funzionali al progetto musicale. Nel corso del tempo Chediak ebbe anche a diversificare la propria produzione discografica, prima varando la collana “Letra e musica”, dedicata all’ulteriore approfondimento, se possibile, dell’opera di un autore, come nel caso di Noel Rosa o Chico Buarque, ad opera di una coppia di artisti: Johnny Alf e Leandro Braga nel primo caso, João Nogueira e Marinho Boffa nell’altro. A ciò, si aggiunsero diverse produzioni originali, come i dischi usciti per la Lumiar del Gilson Peranzzetta Trio, Cristovão Bastos, e Rosa Passos, compreso l’omaggio a Tom Jobim per il quarantennale della bossa nova. La produzione editoriale aveva nel frattempo rallentato, anche per le difficoltà finanziarie che cominciavano a farsi sentire, e anche per riassorbire lo sforzo editoriale di un progetto enorme come il songbook Chico Buarque. Ma non vi è dubbio che prima o poi il mercato avrebbe accolto ancora una volta una nuova proposta proveniente dalla Lumiar Discos. Per chiudere, e per meglio rendere l’idea di quali fosse la cifra artistica di Chediak nella scelta degli autori da celebrare, più che per alimentare il rimpianto, elenchiamo gli artisti che Chediak aveva intenzione di trattare nei successivi songbook cartacei, cui avrebbe probabilmente fatto seguito il tributo discografico. I nomi sono tratti da un’intervista rilasciata dallo stesso nel 2001 lasciando, come sempre, che siano loro a parlare: Ivan Lins, Cartola, Nelson Cavaquinho, Moraes Moreira, Milton Nascimento, Luis Melodia, Ataulfo Alves, Wilson Batista, Geraldo Pereira, Lupicinio Rodrigues. Adeus Almir, ti sia lieve la terra.
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