PILLOLE DI STORIA IN MUSICA

La voce di Gil contro l'apartheid

Nel brano dell'85 Oração pela libertação da África do Sul
il musicista invoca anche l'uguaglianza per tutte le religioni

 

di Alessandro David Andreini

 


   
Il mondo musicale brasiliano non è chiuso in se stesso: nei testi delle canzoni il protagonista non è solo il popolo del Brasile, ma vi è un’apertura verso l’esterno, soprattutto per quanto riguarda le problematiche sociali. E nel 1985, anno di questo reggae di Gilberto Gil, una delle problematiche più presenti nelle questioni sociali di tutto il mondo, era quello dell’apartheid sudafricano.
L’invocazione di Gil a favore della revoca di questa assurda legge è fatta attraverso la voce delle religioni delle razze del triptico vital su cui è basata la razza brasiliana. Così troviamo il vescovo Desmond Tutu in rappresentanza della religione cattolica, quindi della razza bianca: troviamo Tupã, il dio degli indios tupi-guarani. E, chiaramente, la religione negra, rappresentata da Oxalufã. È alla forza di queste religioni che il compositore baiano affida la preghiera per un’uguaglianza che, ancor prima che per legge, dovrebbe essere sancita dalla natura stessa dell’essere umano. Uguaglianza anche nelle religioni stesse, concetto ripreso anche nel 1997 con l’album “Quanta”, precisamente nel brano “Guerra santa”, dove il nome di dio ha suoni differenti (Oxalá, Geova, Tupá, Gesù, Maometto ed altri) ma i sogni sono gli stessi. La forza di queste religioni ha sortito l’effetto sperato: la legge sull’apartheid è stata infatti abolita, anche se per la parità reale dei diritti dovremo attendere ancora vari anni (e non solo in Sudafrica…).


 

Oração pela libertação da África do Sul

(Gilberto Gil)

 

Se o Rei Zulu já não pode andar nu
Se o Rei Zulu já não pode andar nu
Salve a batina do Bispo Tutu
Salve a batina do Bispo Tutu

Ó Deus do céu da África do Sul
Do céu azul da África do Sul
Tornai vermelho todo sangue azul

Já que vermelho tem sido todo sangue derramado
Todo corpo, todo irmão chicoteado, Yô
Senhor da selva africana irmã da selva
Americana nossa selva brasileira de Tupã
Senhor irmão de Tupã fazei
Com que o chicote seja por fim pendurado
Revogai da intolerância a lei
Devolvei o chão a quem no chão foi criado

Ó Cristo Rei branco de Oxalufã
Ó Cristo Rei branco de Oxalufã
Zelai por nossa negra flor pagã
Zelai por nossa negra flor pagã

Sabei que o Papa já pediu perdão
Sabei que o Papa já pediu perdão
Varrei do mapa toda escravidão
Varrei do mapa toda escravidão

Se il Re Zulu non può più camminare nudo
Se il Re Zulu non può più camminare nudo
Salva l’abito talare del Vescovo Tutu
Salva l’abito talare del Vescovo Tutu

Oh Dio del cielo dell’Africa del Sud
Del cielo azzurro dell’Africa del Sud
Fai diventare rosso tutto il sangue azzurro

Dato che rosso è stato tutto il sangue versato
Tutto il corpo, tutto il fratello frustato, Yô
Signore della selva africana sorella della selva
Americana nostra selva brasiliana di Tupã
Signore fratello di Tupã fai
Che infine la frusta sia appesa
Revoca la legge dell’intolleranza
Restituisci la terra a chi in essa è stato creato

Oh Cristo Re bianco di Oxalufã
Oh Cristo Re bianco di Oxalufã
Veglia sul nostro fiore nero pagano
Veglia sul nostro fiore nero pagano

Sappiate che il Papa ha già chiesto perdono
Sappiate che il Papa ha già chiesto perdono
Spazzate via dalla cartina geografica tutta la schiavitù
Spazzate via dalla cartina geografica tutta la schiavitù

 

 

Ma questo brano ha anche una dedica specifica: quella al fisico nucleare Mário Schenberg. Personaggio eclettico, questo pernambucano figlio di ebrei slavi nato a Recife il 30 giugno del 1914. Considerato da Albert Einstein uno dei dieci migliori scienziati del pianeta, aiutò il russo George Gamow nella scoperta del perché dell’intenso brillare delle supernove al momento dell’esplosione. Non fosse per Schenberg, Gamow sarebbe sempre lì a pensare il perché di ciò: il tutto per via del fatto che il russo non aveva considerato i neutrini. 

E per rendere omaggio al brasiliano, battezzò questa scoperta “Effetto Urca”, perché l’energia fuggiva dalle stelle tanto veloce quanto il denaro dei frequentatori del casinò del quartiere di Urca a Rio de Janeiro! Ma l’impegno di Schenberg non si fermava alla fisica: deputato federale nelle liste del Partito Comunista, fu imprigionato più volte. Divenne anche uno dei più rispettati critici d’arte del Brasile, nonché un buon conoscitore delle civiltà antiche e della filosofia buddista. Insomma, quando morì il 10 novembre del 1990, il Brasile perse molto più di uno scienziato rinomato internazionalmente.

“Oração pela libertação da África do Sul”, è presente nell’album “Dia dorim, noite neon” nel quale sono presenti vari stili musicali, dove la musica brasiliana spazia dal classico samba al rock duro. A conferma della vastità di stili della produzione musicale brasiliana, durante il concerto dello stesso Gil a Montreaux nel 1978, mentre il baiano spiegava, in inglese, agli estasiati svizzeri che la musica brasiliana non è solo samba, la voce di una ragazza brasiliana interruppe la spiegazione stessa con una frase. Gilberto ripeté le stesse parole che venivano dalla ragazza in platea: “O Brasil tem tanta coisa…”. Eh sì, è proprio vero: il Brasile ha tante cose…