Obaluaiê
è un orixá molto importante, come si deduce dal suo stesso nome,
che poi un nome vero e proprio non è... infatti questo termine
significa "signore della terra". L'altro appellativo con
cui questa divinità viene spesso indicata, Omulu, con riferimento
alle sue apparizioni nelle sembianze di un giovane guerriero,
significa invece "figlio del signore", almeno stando a una
delle etimologie proposte. Tali
manifestazioni di riverenza non sono tanto dovute alla sua posizione
nella gerarchia degli orixás, ma vanno piuttosto lette come un
atteggiamento di rispetto per
così dire prudente: pronunciare il suo vero nome (che per la
cronaca sarebbe Xapanã) è ritenuto infatti molto pericoloso. E non
a torto, dato che Obaluaiê esercita il proprio potere attraverso le
malattie: in particolare quelle della pelle, come la lebbra e il
vaiolo, ma anche tutte le altre, comprese quelle dello spirito.
Naturalmente usa questo suo potere in tutti e due i sensi: da una
parte infatti si serve delle malattie come mezzo per punire chi si
è macchiato di qualche colpa o anche semplicemente per liberare il
mondo da ciò che è superfluo o dannoso, permettendo così il
rinnovamento necessario alla vita. Dall'altra è proprio lui quello
a cui ci si rivolge affinché curi le malattie stesse. Questo spiega
il suo ruolo fondamentale nei rituali che hanno lo scopo di
allontanare le influenze malefiche da un individuo o dalla comunità
e che infatti terminano sempre con un ebó (offerta,
sacrificio) a lui destinato.
Nel
corso di questi riti, Obaluaiê discende su uno dei suoi adepti e
danza appoggiandosi a un bastone come un vecchio, curvo e sofferente
a causa delle piaghe, agitando lo xaxará, una specie di
scettro fatto con strisce di legno ricavate dalle nervature di
foglie di palma e impreziosito da conchiglie, per mezzo del quale
allontana le influenze malefiche che sono causa delle malattie. Il
ritmo che accompagna Obaluaiê nella danza si chiama opanijé,
parola il cui significato è «uccide e divora chiunque», chiaro
riferimento al suo forte legame con la morte, cosa che lo accomuna a
sua madre Nanã. Obaluaiê è infatti figlio di costei e di Oxalá,
quest'ultimo unitosi con lei per via di un incantesimo, secondo
alcuni, o semplicemente dopo essersi fatto ubriacare, secondo altri.
In
ambedue i casi, comunque, l'autrice dell'inganno fu la stessa Nanã
che per questo motivo venne punita: il bambino che nacque da questa
unione infatti venne al mondo con il corpo completamente coperto di
piaghe. La madre, disgustata, lo abbandonò in riva al mare, perché
venisse portato via dai flutti: ma Iemanjá, divinità marina e
madre per eccellenza («colei che protegge anche i figli non suoi»)
lo salvò, lo guarì e lo educò come se fosse figlio suo. Un giorno
Ogun (secondo altri, Iemanjá stessa) mosso da compassione per
Obaluaiê, che se ne stava sempre in disparte vergognandosi delle
cicatrici mai scomparse del tutto, andò nella foresta e fece per
lui una specie di tunica di paglia, sufficientemente lunga per
coprire interamente il suo corpo. E anche un cappuccio, sempre di
paglia, indossando i quali l’orixá potesse nascondere le sue
piaghe.
Fu
da quel momento che Obaluaiê cominciò a mostrarsi in giro ed è
per questo motivo che viene sempre rappresentato in una così strana
foggia. Le persone dominate da Obaluaiê amano mettere in mostra le
proprie sofferenze, spesso anche esagerandole: sembra proprio che
traggano da questo atteggiamento un piacere masochistico. Nonostante
ciò, o forse proprio a causa di questa loro tendenza, spesso tra di
esse si possono trovare persone capaci di consacrarsi agli altri,
dimenticando completamente se stesse.
Caratteristiche
Saluto:
Atotô!
Dominio: Terra
Axé: Malattie
Sincretizzazione: S. Lazzaro
Giorno della settimana: Lunedì
Colori: Nero, bianco e rosso
Strumento: Xaxará
Animali sacrificati: Gallo, capra
Cibo (offerta): Deburú (mais cotto, condito con azeite de dendê e
miele e ricoperto da fette di cocco)
Minerale: Onice
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