L'ira di Ogum |
Ogum è l’orixá del ferro e perciò è il protettore di di tutti coloro che col ferro hanno a che fare: guerrieri, fabbri, agricoltori, cacciatori. E poiché il candomblé affonda sì le sue radici nella notte dei tempi, come si dice, ma è ancora vivo e vegeto, lo è anche dei ferrovieri, dei meccanici, dei camionisti e per qualcuno perfino degli ingegneri, anche se personalmente, appartenendo a quest'ultima categoria, nutro ogni tanto qualche dubbio in proposito… Comunque
Ogum viene considerato soprattutto un guerriero, almeno in Brasile: infatti, come
cacciatore è stato soppiantato da Oxossí, mentre il suo lato “contadino” è passato molto in secondo piano, cosa che in fondo è più che comprensibile se si pensa che gli africani
deportati nelle Americhe si dedicavano parecchio alle attività agricole, ma la buona riuscita del raccolto non
era proprio in cima ai loro pensieri, visto che tanto a beneficiarne non erano certo loro…
Così non è affatto strano che Ogum si sia affermato soprattutto come guerriero e riparatore di torti
subiti: si pensava infatti fosse proprio lui a insinuare negli schiavi i propositi di
rivolta. Appena seppe tutto questo, Ogum si vergognò talmente della strage compiuta che affermò di aver ormai vissuto abbastanza: puntò la sua spada verso il terreno e scomparve inghiottito dalla terra, diventando così un orixá. Prima di “morire”, però, pronunciò alcune parole promettendo che se qualcuno le avesse ripetute in un momento di pericolo o nel mezzo di una battaglia, lui sarebbe immediatamente giunto in soccorso di chi lo aveva invocato. Tali parole sono note solo a pochi, e ciò è forse un bene perché una volta provocata l’ira di Ogum, questa deve essere sfogata. Perciò, in mancanza di un nemico, egli si scaglia contro l’imprudente che lo ha invocato a sproposito. Oltre che un guerriero, Ogum è stato anche il primo a imparare a forgiare i metalli, lavoro nel quale gli era di molto aiuto sua moglie Oiá, che se la cavava particolarmente bene nel maneggiare il mantice essendo la signora del vento, come vedremo poi. Così un giorno decise di farle un regalo e forgiò per lei una spada uguale alla sua, che aveva il potere di dividere un uomo in sette parti e una donna in nove. Xangó, un altro orixá di cui più avanti parleremo, veniva spesso a osservare Ogum mentre lavorava… anche se in realtà più che Ogum guardava di nascosto sua moglie, che da parte sua ricambiava le occhiate… Insomma: per farla breve, dopo un po’ i due fuggirono insieme. Col carattere che si ritrovava,
Ogum naturalmente non la prese per niente bene e si lanciò all’inseguimento; andò a finire che Oiá
e Ogum si affrontarono e grazie alle rispettive spade si fecero a
pezzettini: sette pezzi lui, per l'appunto, (ecco perché da allora si manifesta in sette forme, con sette nomi diversi)
nove lei (ragion per cui assunse il nome di Iansã, da Iya-mésán, “la madre divisa in nove parti”).
E già che siamo in tema di amori e separazioni, la travagliata vita
sentimentale di Ogum continuò anche dopo avere sposato Oxum, orixá delle acque
dolci. Ma anche lei lo lasciò per Oxossí, l’orixá della caccia.
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