Oxóssi, cacciatore solitario e sognatore |
Si racconta
che un giorno nella città di Ifé, al tempo del raccolto, si celebrasse una grande festa in onore del primo
igname, alla quale partecipavano il re, la sua famiglia e tutti i
sudditi. Tutti fuorché le Iya-mi Oxorongá, tre “streghe” molto potenti che non erano state invitate.
Sentendosi molto offese per questo sgarbo, le Oxorongá mandarono un uccello gigantesco a rovinare la festa. Secondo alcuni fu addirittura una di loro a trasformarsi nel volatile, ma non è questo l’importante: fatto sta che l’uccello, dopo avere volteggiato minacciosamente per un po’ terrorizzando tutti col suo aspetto orribile, andò a posarsi sul tetto del palazzo reale.
Anche sul modo in cui Oxóssi divenne un orixá, le opinioni sono diverse. Per i più le cose andarono così: un giorno uscì a cacciare nonostante sua moglie cercasse in tutti i modi di distoglierlo da questo proposito, dato che quello era un giorno tabù per la caccia. Nel mezzo della foresta si imbatté in un grande serpente, la cui pelle risplendeva di ogni colore, come un arcobaleno… ma non si trattava di un serpente qualsiasi, bensì di Oxumaré, l’orixá che vive per sei mesi sulla terra sotto forma di serpente e per gli altri sei in cielo come arcobaleno. Oxóssi invece non lo riconobbe e nonostante l’orixá-serpente lo avesse avvertito: “Attento, non sono un animale che tu possa uccidere!”, lo uccise facendolo a pezzi e se lo portò a casa, dove lo cucinò (da solo perché sua moglie scappò terrorizzata non appena lo vide tornare con una preda cacciata in un giorno proibito) e infine se lo mangiò. Risultato: quando la donna il giorno dopo tornò a casa vide Oxóssi disteso sul pavimento, morto, e la traccia lasciata dal serpente ritornato strisciando nella foresta. Le grida di disperazione della moglie di Oxóssi furono però udite da Orunmilá, “colui che conosce il destino”, il quale, commosso, lo fece rinascere come orixá. Secondo altri,
però, la faccenda andò in maniera diversa: un giorno Olodumaré, il creatore dell’universo, ordinò a Orunmilá di portargli una
codorna (uccello brasiliano grosso modo corrispondente
alla quaglia, ndr), uccello molto difficile da cacciare. Il padre di Exú (ricordate?) dopo aver vagato per la terra per molto tempo senza successo, incontrò Oxóssi e affidò la missione a lui,
che promise di cacciare l’uccello quella notte stessa. Quando però la mattina dopo Orunmilá tornò da Oxóssi, lo trovò infuriato perché qualcuno gli aveva rubato la codorna che aveva cacciato. Tutto comunque si risolse per il meglio perché Oxóssi naturalmente riuscì a prenderne un’altra e salì in cielo per portarla
a Olodumaré. Quando Oxóssi consegnò la preda al Signore del Mondo, questi, compiaciuto, allungò la mano verso di lui e gli trasmise l’axé (l’energia, il potere). A quel punto Oxóssi, divenuto un orixá, scagliò una freccia a caso, dichiarando che avrebbe colpito chi gli aveva rubato la prima codorna. Quando tornò sulla terra, giunto a casa trovò sua madre morta con una freccia conficcata nel petto… -
Saluto: Okê Aró
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