Oxumaré, l'intermediario

    
   
Oxumaré non è tra gli orixás più conosciuti. E questo è strano, perché senza di lui il mondo sarebbe molto diverso da come lo vediamo… nel vero senso della parola: infatti, tra l'altro, è stato proprio lui a donare i colori al mondo, che Iemanjá avrebbe invece voluto completamente azzurro. Ma andiamo con ordine: secondo una leggenda, Oxumaré era un babalaô (indovino, ndr) alla corte di un re di nome Oni, il quale però non lo teneva in grande considerazione e non era affatto generoso con lui, che per questo motivo conduceva una vita di stenti con la sua famiglia. Un giorno però Oxumaré fu mandato a chiamare da Olokum, regina di una terra vicina, disperata perché suo figlio non riusciva più neppure a reggersi in piedi a causa di una malattia dalla quale era stato colpito e che nessuno riusciva a curare. Dopo avere consultato Ifá, Oxumaré riuscì subito a trovare il rimedio giusto e così Olokum, impazzita dalla gioia per avergli salvato il figlio, lo ricompensò con molto denaro, schiavi, uno splendido cavallo e un bellissimo vestito azzurro. Vedendo tornare Oxumaré in pompa magna, Oni si sentì umiliato e, per non essere da meno di Olokum, lo ricoprì di ricchezze ancora maggiori, fra le quali spiccavano alcuni abiti rossi che superavano in bellezza quello azzurro che gli aveva regalato lei. Fu così che Oxumaré divenne all’improvviso un uomo ricco e rispettato… ma il meglio doveva ancora venire: infatti di lì a poco fu fatto chiamare nientemeno che da Olodumaré, l’essere supremo, che a causa di una malattia agli occhi era diventato quasi cieco. Oxumaré riuscì a curare anche lui, che da quel momento non volle più separarsene e perciò non gli permise di tornare sulla terra se non una volta ogni tre anni. E quelle rare occasioni, quando cioè Oxumaré scende da noi dopo avere steso il suo mantello tutto colorato, che come si sarà già capito altro non è che l’arcobaleno, sono periodi di grande prosperità e gioia per gli uomini.

Oxumaré è il tramite fra Olorum e gli esseri umani, il ponte tra Aiyé e Orum, come tutti abbiamo modo di vedere ogni tanto. Viene sulla terra sotto forma di serpente (spesso lo troviamo rappresentato così, nell’atto di mordersi la coda) per garantire la continuità, l’unione tra le due metà del mondo (i due emisferi) e tra le due parti che costituiscono tutti gli esseri viventi (lato destro e sinistro). Anche i colori delle vesti donategli dai due sovrani (azzurro e rosso) rappresentano l’unione tra maschile e femminile. Le impronte lasciate dal suo corpo durante le sue peregrinazioni quaggiù hanno dato origine ai letti dei fiumi e agli alvei dei laghi che in seguito si sono riempiti d’acqua. E’ sempre Oxumaré a garantire la continuità della vita presiedendo al ciclo dell’acqua che cade sulla terra per mezzo della pioggia e che poi ritorna al cielo evaporando. Ed è ancora a lui che dobbiamo il riavvicinamento tra gli orixás e gli uomini, che un tempo erano stati separati da Orunmilá a causa del comportamento di questi ultimi, naturalmente. 

Si racconta che vivesse in quel tempo un ragazzo che aveva un grande talento per la musica e che suonava tutto quello che gli capitava sotto mano. Un giorno trovò nella foresta la pelle di un serpente gigantesco: naturalmente cercò di suonare anche quella, ma senza riuscirci. Infatti era flaccida e non c’era modo di cavarne fuori alcun suono. Quella notte Oxumaré apparve in sogno al ragazzo e gli insegnò a conciare la pelle e a tenderla su un legno cavo. Il giorno dopo, questi mise immediatamente in pratica gli insegnamenti ricevuti: una volta costruito il primo tamburo, il ragazzo cominciò a suonare e non passò molto tempo prima che gli orixás, attratti da quel ritmo scendessero di nuovo tra gli uomini, con grande gioia di tutti. Come sappiamo ancora oggi è proprio per mezzo degli atabaques che gli uomini e gli orixás si incontrano.

I figli di Oxumaré desiderano fortemente la ricchezza, il successo. Perseguono questo obiettivo con tenacia, disposti anche a fare grandi sacrifici per raggiungerlo. Una volta che ciò avviene non mancano mai di ostentare la propria condizione. Sono persone caratterizzate da una certa doppiezza, ma anche dotate di un grande senso di generosità.



Caratteristiche

Saluto: Arô bôbôi
Dominio: Arcobaleno
Axé: Legame tra cielo e terra, continuità del ciclo vitale, ricchezza
Sincretizzazione: S. Bartolomeo
Giorno della settimana: Martedì
Colore: I colori dell’arcobaleno
Simbolo: Serpente di metallo
Animale sacrificato: Gallo rosso
Cibo (offerta): Mais
Minerale: Zaffiro