Una fortuna fondata sulla politica Roberto Marinho fu conservatore per carattere,
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Manifestazioni
di cordoglio, commossi ricordi e aspre critiche. A prescindere dai
differenti modi con cui il Brasile ha reagito alla morte del presidente
delle Organizzazioni Globo, il giornalista Roberto Marino, è innegabile
che egli è stato un uomo che ha anticipato i tempi, che fin da
giovanissimo ha scritto una straordinaria pagina personale.
Che ha, in sostanza, contribuito fortemente al cambiamento del
Brasile. Per
un cittadino normale, lui era il padrone della Globo; per i governi e i
presidenti era, di volta in volta, un amico fidato o un temibile
avversario. Con il suo modo di esercitare il potere, Marinho, come tutti i
giornalisti perspicaci e di talento, si è trovato nel posto giusto al
momento giusto. E con il più grande impero di comunicazione
dell’America latina ha rimarcato la sua posizione. La posizione giusta
per il governo giusto. Raccontare
la storia politica del Brasile senza citare Roberto Marinho equivarrebbe a
omettere i fatti. Marinho non solo ha dato le notizie: è stato egli stesso
notizia. Infatti fu l’interlocutore dei principali politici del ventesimo secolo. Uno a uno, tutti i presidenti brasiliani hanno
convissuto con lui. Diede il suo appoggio a Getúlio Vargas nel 1930, si
mise contro i comunisti nel '35, contro gli integralisti subito dopo. Si
rivolse contro lo stesso Vargas quando ricominciò la democratizzazione
del Brasile, nel dopoguerra. Nel '64 appoggiò il regime militare perché,
secondo lui, era «la strada giusta per le istituzioni democratiche
minacciate dal radicalismo ideologico». Nell'84 ignorò
l’importanza del movimento Diretas Já per appoggiare
l’elezione indiretta di Tancredo Neves. Nell'89 sostenne l’elezione di
Fernando Collor de Mello per, poi, all’ultimo secondo, quando
ormai le accuse contro di lui divennero fondate, dare il suo appoggio alla
richiesta di impeachment. Ciò
che Roberto Marinho fece fu di anticipare i tanti momenti di cambiamento
secondo le sue convenienze. Dal '69, con la creazione del Jornal Nacional
in rete, i suoi messaggi al Brasile, agli amici e agli avversari,
arrivarono tramite il JN. Da allora, i brasiliani hanno cominciato ad
assistere a un nuovo canale: quello della disinformazione. Il notiziario
più importante e popolare della televisione brasiliana ha dato le notizie
alla sua maniera. Anzi: alla maniera di Roberto Marinho. Nell'84,
quando tutto il Brasile scese in piazza per chiedere l’elezione del presidente
della repubblica, la Globo rimase in silenzio. Soltanto alla vigilia della
votazione al Congresso il JN divulgò la manifestazione. Alla sua maniera:
«Un giorno di festa a San Paolo. La città commemora i suoi 430 anni…». La
prima elezione diretta del presidente fu favorita dai mass media. Collor
ebbe spazio su Globo già prima di essere candidato. Fu l’uomo che
cacciava i “marajà” (parassiti statali) nell’Alagoas. Quando arrivò
il momento della campagna elettorale era già conosciuto in Brasile come
un giovane politico, onesto e di polso fermo. L’ultimo dibattito fra
Collor e Lula, prima delle elezioni, fu mandato in onda con un montaggio
che favoriva Collor. La Globo scelse il migliore spezzone di Collor
e gli diede un minuto e dieci in più rispetto a Lula. Il JN mostrò
anche il risultato di un sondaggio telefonico fatto sul dibattito, durante
il quale non fu chiesto per chi gli intervistati avrebbero votato, ma la
Globo divulgò egualmente che Collor aveva vinto. Non va inoltre
dimenticato che il sondaggio fu commissionato allo stesso istituto che
curava l’immagine di Fernando Collor. Alla fine Alexandre Garcia
concluse il telegiornale dicendo: «Abbiamo mantenuto un canale aperto fra
la Tv e i suoi elettori per poter meglio esercitare la democrazia». I
sondaggi di opinione rivelarono invece che il dibattito televisivo e il
suo montaggio influenzò i risultati elettorali. Circa
l’appoggio dell’emittente a Collor, su interviste ad alcuni
giornali internazionali, Marinho ammise di avere usato il potere della
televisione per influenzare la politica, ma sostenne di averlo fatto «per
patriottismo». Quando il piano di corruzione fu scoperto un’altra volta
e la gente andò in piazza chiedendo l’impeachment, la Globo fece la
notizia riempiendola di informazioni tratte dalle fonti istituzionali. Quando
il congresso approvò il parere della Cpi (Commissione parlamentare d’indagine),
la Globo cominciò a mandare in onda servizi più obiettivi. Solo in
quel momento Roberto Marinho cominciò ad appoggiare la caduta del
presidente che aveva fatto eleggere. Marinho
fu un conservatore per carattere, un dittatore per natura e un
imprenditore per vocazione. Il conservatore contò sempre sui benefici
statali per avere esenzioni di tasse, favori fiscali, cambiali e forniture
di carta. Il dittatore esaltò le virtù di un modello economico basato sul
debito estero, ignorò i gridi dei torturati dalla dittatura e legittimò
la censura. L’imprenditore seppe
giocare con il potere istituzionale per costruire il suo impero, a
cominciare dall’accordo con il gruppo Time Life. Secondo la rivista
Forbes, Marinho mise in piedi un patrimonio personale di un miliardo e
mezzo di dollari grazie a un conglomerato di oltre 100 aziende e un
fatturato di due miliardi di dollari.
Il Presidente delle Organizzazioni Globo, giornalista Roberto Marinho, come teneva a essere chiamato, ha dato esempio di come impiantare un monopolio, imprimendo a un paese come il Brasile rotte che avrebbero altrimenti potuto essere molto differenti.
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Um patrimônio fundado sobre a politica
por Eliane Oliveira |
Manifestações
de pesar, elogios e críticas. Independente de como o Brasil expressou a
morte do presidente das Organizações Globo, jornalista Roberto Marinho,
é preciso admitir que ele foi um homem que enxergou a frente do seu
tempo. Um homem que escreveu uma história de transformações pessoais em
idades improváveis. Para
o cidadão comum era o dono da rede Globo, para os governos e presidentes
um amigo de todas as horas. No seu modo de exercer o poder, Marinho, como
todo bom jornalista de talento e perspicaz, esteve no lugar certo, na hora
certa. Com o maior império de comunicação da América Latina marcou sua
postura. A postura justa para o governo justo. Contar
a história política do país sem citar Roberto Marinho é omitir fatos.
Marinho fez notícias. Foi notícia. Foi, de fato, o interlocutor de todos
os principais políticos brasileiros do século 20. Um a um, todos os
presidentes brasileiros conviveram com Roberto Marinho. Ele apoiou Getúlio
Vargas em 1930, ficou contra os comunistas em 35, contra os integralistas
logo em seguida. Se voltou contra o mesmo Getúlio
quando começou a redemocratização do Brasil, depois da guerra.
Em 64 apoiou o regime militar porque segundo ele, era o caminho justo para
as "instituições democráticas ameaçadas pela radicalização
ideológica". Em 84 ignorou o peso do movimento Diretas Já e mais
tarde apoiou a eleição indireta de Tancredo Neves. Em 89 ajudou a eleger
Fernando Collor de Melo para depois, no último minuto quando não tinha
mais saída, apoiar o impeachment. O
que Roberto Marinho fez foi se antecipar aos muitos momentos de mudança,
de acordo com a sua conveniência. E a partir de 69, com a criação do
Jornal Nacional em rede, as suas mensagens ao Brasil, aos amigos e adversários,
chegavam através do JN. Os brasileiros começaram a assistir um novo
canal: o da desinformação. O noticiário mais importante e popular da
televisão brasileira dava notícias à sua maneira. À maneira de Roberto
Marinho. Em
84, quando o Brasil inteiro foi às ruas e gritou por eleições
para presidente a Globo silenciou ignorando a campanha Diretas Já.
Só nas vésperas da votação pelo Congresso o JN cobriu a manifestação.
À sua maneira. “Um dia de festa em São Paulo. A cidade comemora os
seus 430 anos...” A
primeira eleição direta para presidente foi favorecida pelos meios de
comunicação. Collor ganhou espaço na Globo antes mesmo de ser
candidato. Era o homem que caçava marajás no Estado de Alagoas. Quando
chegou ao momento da campanha já era conhecido pelo Brasil como um jovem
político, honesto e de pulso firme. O último debate entre Collor e Lula,
antes das eleições, foi ao ar com uma edição que favorecia Fernando
Collor. Colocaram todas as suas melhores falas e deram a ele 1’10’’
a mais em relação à Lula. O JN ainda mostrou o resultado de uma
pesquisa telefônica sobre o debate. Não foi perguntado em quem as
pessoas votariam mas o Jornal Nacional divulgou que Collor havia vencido
Lula. Alexandre Garcia terminou o telejornal dizendo: “mantivemos um
canal aberto entre a TV e os seus eleitores para que melhor se exerça a
democracia.”
Pesquisas de opinião revelaram que o debate e a sua edição
influenciaram os resultados eleitorais. Vale dizer que o Instituto que
conduziu a pesquisa era o mesmo que cuidava da imagem de Fernando Collor. Sobre
o apoio da emissora a Collor, em entrevistas à jornais internacionais,
Marinho admitiu usar o poder da televisão na política mas alegou
patriotismo. Quando o esquema de corrupção foi descoberto e o povo foi
às ruas em massa, pedindo o impeachment, a cobertura da Globo foi
recheada de fontes e versões oficiais. No momento em que o Congresso
aprovou o relatório da CPI e foi aberto o processo de impeachment, a
Globo levou ao ar uma cobertura mais isenta. Roberto Marinho passou a
apoiar o afastamento do presidente que ajudou a eleger. Roberto
Marinho foi um conservador por temperamento, um ditador por natureza, e um
empreendedor por vocação. O conservador sempre contou com os benefícios
estatais para isenções de impostos, favorecimentos fiscais, cambiais e
fornecimento de papel. O ditador exaltou as virtudes de um modelo econômico
baseado no endividamento externo, ignorou os gritos dos torturados nos porões
e legitimou a censura. O empreendedor soube jogar com o poder instituído
para construir o seu império, a começar do acordo com o Grupo Time Life.
Roberto
Marinho ergueu um patrimônio pessoal de US$ 1,5 bilhão – segundo a
revista Forbes –, um conglomerado de mais de 100 empresas com
faturamento anual de US$ 2 bilhões O presidente das Organizações Globo, jornalista Roberto Marinho, deu o exemplo de como criar um monopólio, imprimindo a um país, ao Brasil, rumos que poderiam ser diferentes.
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