IL TACCUINO DI MAX Il Brasile è qui! di Max De Tomassi |
Giovedì 3 luglio arrivano a Roma tre cari amici: Jacques e Paula Morelembaum insieme a Marcelo Costa. Sono bravissimi musicisti, da anni al fianco di Caetano Veloso e Jobim, che in questo ultimo periodo si esibiscono insieme a Sakamoto suonando i classici del maestro Antonio Brasileiro de Almeida in arte Tom Jobim. Nel parco di Villa Celimontana, qui a Roma, era tutto esaurito. Tutti in religioso silenzio ad ascoltare la voce cristallina di Paula, i dettagli percussivi di Marcelo e il magico cello di Jacques. Dopo il concerto, pronti per un altro viaggio, i tre promettevano a me e al collega Gianluca Di Furia, di voler restare con più calma a Roma per tornare a passeggiare per le vie della nostra città eterna. Il giorno dopo un altro genio viene a trovarci: Carlinhos Brown. E’ in Italia per promuovere il suo nuovo bellissimo album Carlito Marron e resta incredulo di fronte al tremendo successo di Tribalistas, in quei giorni arrivato a Disco d’oro: 50.000 copie vendute; nei nostri spostamenti ascolta continuamente, attraverso la radio della macchina “Jà sei namorar” e comincia a rendersi conto di quello che sta succedendo. L’entusiasmo è alle stelle, per un artista come lui, poco profeta in patria, deve essere bellissimo sentirsi trionfatore all’estero, addirittura in Italia. E’ accompagnato da sua moglie Helena Buarque, figlia di Chico, una persona semplicemente meravigliosa. Tutti i grandi uomini e gli artisti più illuminati, hanno avuto accanto una compagna unica. Lelè incanta con la sua pazienza, con la discrezione e con le attenzioni che ha nei confronti di suo marito e di quello che gli succede intorno… Dopo tanti incontri con i giornalisti italiani, mi dedica una mezz’ora in un intervista radiofonica per il mio programma Brasil in onda su RadioUno Rai. Tutto è pronto, lui e la sua chitarra, io e le mie domande sul suo nuovo album, con la consapevolezza di non poter molto parlare di Tribalistas, per correttezza e per una sorta di accordo sottinteso fra i tre componenti del gruppo: di noi tre si parla in tre… E sapete lui che fa? Al primo mio invito di suonarci qualcosa, intona con la sua chitarra in una versione rimasta unica, uno dei più bei brani di Tribalistas, “Velha infancia”! Io quasi svengo, pensando al regalo che ci sta facendo. Ancora adesso, ascoltando la registrazione, mi viene da piangere. La settimana successiva sono in volo per Lisbona dove il nostro Jovanotti è stato invitato da Daniela Mercury a partecipare al suo concerto. Insieme a Lorenzo sono altre due le guests presenti: Rosario Flores e Dulce Pontes. Nel Pavilhao Atlantico viene ricreata la stessa atmosfera della registrazione del cd-dvd di Daniela, realizzata nello scorso gennaio a Salvador. Nei camerini si scherza si beve e si mangia, Daniela fa i suoi soliti esercizi di streching mentre Rosario e Dulce ci raccontano dei loro nuovi lavori (l’interprete spagnola sta preparando un nuovo album nel quale canta alcune canzoni di Carlinhos Brown, mentre la Pontes ha appena terminato di incidere con il Maestro Ennio Morricone) ci sono 10mila persone in questa nuova area per concerti inserita nel complesso architettonico della Expo 2000 che rende Lisbona ancor più bella di quella che è già, un elegante e colta città affacciata sull’Atlantico. La gente attende soprattutto la Mercury e l’idolo di casa, Dulce Pontes. Quando però sale sul palco Jovanotti il coro de “L’ombelico del mondo” sale alto con accento portoghese. Anche qui è stato un tremendo successo… Si torna in Italia il giorno seguente, dopo aver passato la notte a tentar di digerire un gustosissimo bacalhau, fra gli abbracci e gli arrivederci di Daniela e di tutto il suo team. Ma siamo a metà luglio ed il bello deve ancora arrivare: vengo chiamato da Rai 1 per condurre insieme al giornalista Vincenzo Mollica e a Paola Cambiaghi di Uno mattina, una serata televisiva, la seconda edizione del Premio Caruso che prevede la partecipazione, fra gli altri ospiti, di Lucio Dalla e Gilberto Gil. La prospettiva di poter passare un fine settimana con questi due mostri sacri e di lavorarci insieme era troppo allettante. Se qualcuno di voi ha visto il programma, in onda da Marina Grande di Sorrento, sarà senz’altro rimasto senza parole di fronte alla performance di Gil e Dalla cantando “4/3/43” un po’ in italiano ed un po’ in portoghese con il testo tradotto da Chico Buarque. Gil è stato come sempre magico, distribuendo sorrisi ed elargendo consigli agli artisti presenti. Paziente e discreto ha parlato in conferenza stampa del suo primario interesse nella divulgazione della cultura brasiliana nel mondo attraverso la musica. La notte dello show, sul palco, a Mollica che mi chiedeva, da esperto, un parere sul ruolo di Gil nel suo Brasile, dopo aver detto della sua importanza come musicista e della sua preparazione ed idoneità come ministro, ho visto i suoi occhi luminosi incrociare i miei, mentre diceva di essere d’accordo su questo stringato profilo, anche se a comporlo era uno di parte, un amico… Come avreste passato i giorni del dopo Sorrento? A dondolare su di un’amaca, come fa Dorival Caymmi ricordando il magico incontro e le parole di Gil, no? E invece due giorni dopo si torna in Campania, questa volta a Giffoni, per il Festival del Cinema per Ragazzi, che prevede anche molti concerti, presentati dall’amico Massimo Cotto. Salgo anch’io sul palco insieme a lui per introdurre uno dei più geniali autori ed interpreti brasiliani, Jorge Ben Jor, che a Giffoni si è esibito con tutta la sua banda do Zè Pretinho, di fronte ad un giovanissimo pubblico esultante che ha ballato Fio Maravilha, Pais Tropical, Mas que nada e Zazueira, tutta la notte. L’ultimo atto dello spettacolo è stato rivedere Jorge a tavola, in una tipica trattoria campana. In piena forma, dopo la sua tradizionale preghiera collettiva di ringraziamento di inizio pasto, si è buttato su un piatto di prosciutto di montagna accompagnato da abbondante mozzarella di bufala. Al primo morso di questa candida delizia, ha guardato i musicisti stanchi di un tour che ha girato tutta l’Europa. Con la sua aria scanzonata ed ironica, da una bocca grondante di latte ha detto: “Ragazzi, adesso sì che siamo in Italia…!” Il tempo di una notte e a Roma, il 24 Luglio, si materializza un altro magico evento. Come in una laica beatificazione, Caetano Veloso, a piazza del Popolo, viene consacrato il più amato artista brasiliano contemporaneo, Re di Roma come fu Falcão ai tempi del secondo scudetto. Cento mila persone più uno squadrone di politici e vip di ogni genere, in un religioso silenzio che farebbe invidia al più intollerante João Gilberto, che hanno ascoltato in estasi gli intramontabili successi di questo baiano, sempre più italiano… Dopo altri due giorni si torna al sud, questa volta a Salerno, per un incontro fortemente voluto da Teresa De Sio che si è innamorata artisticamente, da qualche tempo, di Lenine, uno dei più bravi autori brasiliani della nuova generazione. Da Napoli a Bahia, un viaggio musicale con Mariana de Moraes, nipotina del poeta Vinicius, Ondina Santos cantante di Capo Verde, Lenine, appunto e la De Sio. Un’altra serata indimenticabile con Lenine incantato dalla costa Amalfitana, la De Sio dalle composizioni di Lenine, Mariana e Ondina dalla passione del pubblico presente. Il momento più emozionante della serata quando l’autore brasiliano e l’interprete napoletana hanno duettato insieme nel brano di Lenine “O silenzio das estrelas”; a presto una versione discografica dell’incontro? Ma l’estate non è terminata, il Brasile, a ferragosto, è arrivato anche a Chioggia con i campioni Cariocas del footvolley e della prima World Cup organizzata in maniera impeccabile dagli amici veneti. Sul lungomare di Sottomarina si parlava portoghese, si bevevo guaranà e ci si vestiva con costumi e bigiotteria brasiliana. Sempre il Veneto però, in chiusura di stagione, è destinato ad ospitare il più sensazionale evento dell’estate legato alla musica brasiliana: l’arrivo dei Tribalistas che festeggiano al Festivalbar il 20 Settembre, in una esplosiva Arena di Verona, il successo di “Jà sei namorar” con la consegna del disco di platino per le oltre 100.000 copie vendute. Che strano, sembra essere tornati indietro nel tempo, a quando negli Anni '80, affacciandosi dalla terrazza dell’hotel che dava sulla scalinata di Piazza di Spagna, piena di fiori ed illuminata da un sole splendente, il Maestro Tom Jobim disse: «O Brasil è aqui!».
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