Lo Choro europeo di Gabriele Mirabassiintervista di Fabio Germinario |
MUSIBRASIL - Dal jazz orchestrale statunitense di Duke Ellington - che lei definisce una delle sue grandi passioni musicali - allo choro della bandinha brasiliana, di cui ha effettuato una rilettura insieme ad altri musicisti europei nel suo ultimo disco “1 – 0”, il passo è apparentemente grande. Di solito i jazzisti arrivano alla musica brasiliana seguendo il collaudato percorso tracciato all’inizio degli anni ’60. E la meta è quasi sempre la bossa nova o, se proprio sono in vena di trasgressioni, il samba. Può spiegarci come mai invece lei hai battuto questa rotta spericolata verso lo choro, genere sconosciutissimo in Italia? Mirabassi
- Sono contento che lei abbia citato Ellington rivolgendomi questa
domanda, perché è proprio a lui che mi viene sempre da pensare ogni
volta che ascolto la musica di Pixinguinha. Trovo infatti molte affinità
tra questi due grandi compositori (oltre quelle anagrafiche),
soprattutto tra il duca songwriter e le composizioni in forma di canzone
del suo collega brasiliano (Ingenuo, Carinhoso). Uno dei motivi della
grandezza ellingtoniana è sicuramente la capacità di ritagliarsi degli spazi di forte autonomia creativa e di
urgente ricerca espressiva e formale all’interno
(soprattutto nella
prima
parte della sua carriera) di un rapporto con la committenza di natura spietatamente utilitaristica e commerciale, e
questo vale sicuramente anche per Pixinguinha. Inoltre, pur parlando due
“dialetti differenti” i
due pervengono spesso ad una
sostanziale identità di soluzioni armoniche e melodiche. Per quanto
attiene poi al mio percorso di avvicinamento allo choro tutto comincia
con un disco che ho letteralmente consumato nel corso della mia
adolescenza e che ha rappresentato il mio cancello di ingresso nel mondo
della musica brasiliana. Si tratta di “Sanfona” di Egberto Gismonti,
a tutt’ora uno dei musicisti a qui mi sento più legato, al quale mi
sono avvicinato cogliendo soprattutto l’aspetto compositivo
“europeo” della sua
musica (Egberto ha studiato composizione con Nadia Boulanger) e che
reperta però sistematicamente i propri materiali dallo sterminato
repertorio di forme popolari tradizionali di quel brasile che potrebbe
essere definito un vero e proprio sub-continente musicale. Poi il più
recente e fulminante incontro con Chico Buarque e l’illuminante
esperienza con Sergio Assad hanno fatto si che la mia infatuazione per
il brasile della musica sia diventata così profonda da indurmi a
ricercare le fonti storiche dei linguaggi, e da qui allo choro il passo
è brevissimo. Mi sembra infatti di poter dire che lo choro è la spina
dorsale della musica brasiliana, dal quale non si può prescindere per
una comprensione vera di tutta la produzione musicale brasiliana di
questo secolo. MUSIBRASIL - Cosa ha fatto scattare la sua passione per questa forma musicale? Mirabassi
- E’ una musica meravigliosamente ricca e raffinata, che richiede una
grande perizia esecutiva ed allo stesso tempo un grosso coinvolgimento
emotivo all’esecutore. Inoltre racconta con eccezionale vividezza la
straordinaria avventura della musica afroamericana, di quel melting pot
dal quale nasce una delle culture più dirompenti del xx secolo con
degli accenti di forte originalità rispetto alla
ben più conosciuta e riconosciuta esperienza nordamericana. MUSIBRASIL - Considerato che lo choro è un genere musicale di forte impronta europea, questo suo ultimo lavoro può essere interpretato come un ulteriore rimando alle sue origini mediterranee? Mirabassi
- Coloro che hanno una minima familiarità con la mia produzione
musicale sanno bene che tutto il mio percorso è sempre stato improntato
alla ricerca delle radici europee, ma più segnatamente mediterranee
della musica di improvvisazione. MUSIBRASIL - Come nasce in Italia un disco dedicato allo choro? Ha avuto difficoltà a proporlo all’etichetta per la quale incide? Mirabassi
- Nel mio lavoro discografico precedente, “Lo Stortino”, formato
interamente da composizioni originali ho inserito un breve Maxixe di
Pixinguinha, che ha provocato la curiosità
dell’etichetta e ha fatto nascere l’idea di dedicare un
lavoro specifico a questa musica. MUSIBRASIL - Anche Vaillant, Biondini e Godard che la hanno accompagnato in questa esperienza sono appassionati di questo genere, o hai faticato a “convertirli”? Mirabassi
- Nel caso di Patrick Vaillant
ho pensato di coinvolgerlo in questo lavoro proprio per la sua
familiarità con questo repertorio. Tra l’altro nel suo recente lavoro
“au sud du mandolin” per quartetto di mandolini pubblicato in
francia per Auvidis sono contenuti alcuni preziosi arrangiamenti di
choro. MUSIBRASIL - Perché eseguire lo choro - o reinterpretarlo - con clarinetto, mandolino, fisarmonica e tuba, strumenti così differenti da quelli utilizzati tradizionalmente? Non avete avuto il timore di essere giudicati "irriverenti" dai cosiddetti puristi? Mirabassi
- Quello che ho voluto assolutamente evitare era l’operazione di
tipo revivalistico, che dal mio
punto di vista non avrebbe avuto alcun senso. Ma proprio per l’amore
ed il rispetto dovuto a questa musica non me la sono sentita nemmeno di
fare un intervento sostanziale sul materiale, cambiandone le peculiarità
melodiche e armoniche o peggio che mai “jazzificandolo”. Ovviamente il fatto stesso di stravolgere in questo modo lo strumentale tradizionale e l’utilizzare un gruppo di musicisti dalla forte personalità individuale fa si che la nostra lettura non ha più un connotato fortemente brasiliano, ma la cosa che ho trovato più emozionante nel realizzare questo progetto è stata proprio quella di far diventare questa musica la nostra musica, e questo è avvenuto con gioiosa naturalezza. MUSIBRASIL - E la scelta di utilizzare questi strumenti è stata casuale, dettata da questioni contingenti come la disponibilità di un dato musicista, oppure ragionata, una sorta di “provocazione”? Mirabassi
- Nella formazione dei miei gruppi ho sempre seguito una regola
basilare: prima viene il musicista, poi lo strumento che suona. Per fare quello che avevo in mente avevo bisogno di Michel Patrick e Luciano, non necessariamente di una tuba un mandolino ed una fisarmonica. MUSIBRASIL - Che rispondenza ha notato da parte del pubblico italiano durante le vostre esibizioni? Pensa che in Italia, così come negli Stati Uniti dove lo choro è conosciuto e apprezzato da un’appassionata cerchia di estimatori, vi sia ricettività sufficiente per diffonderne la conoscenza? Mirabassi
- Il disco è appena uscito e non abbiamo ancora fatto un numero di
concerti sufficiente a rispondere con precisione a questa domanda, ma mi
sembra che i conoscitori di choro in Italia, almeno nell’ambiente del
jazz, che è quello in cui principalmente mi muovo io, siano veramente
pochissimi. Quello che è certo è che una volta avvenuto il fatidico primo incontro, l’appeal che questa musica è in grado di esercitare sull’ascoltatore è così forte da suscitare curiosità e consenso. MUSIBRASIL - Secondo lei sarebbe utopistico ipotizzarne l’insegnamento futuro negli istituti musicali o nei conservatori qui in Italia, come invece normalmente avviene in Brasile? Mirabassi
- Non credo che l’insegnamento dello choro nei conservatori
italiani abbia un senso. Mi piacerebbe però che occupi il posto che
merita nella musicologia e nella storiografia dei fenomeni musicali
afroamericani. MUSIBRASIL - Nelle note di copertina di “1 – 0” lei cita e ringrazia Achim Hebgen “per la passione con la quale promuove il Europa il choro” e Leopoldo Calabria per averti fatto scoprire questa musica “e insegnato ad amarla”. Può spiegarci chi sono questi due signori? Mirabassi
- Achim Hebgen è il successore del mitico Joachim Ernst Berendt al
dipartimento Jazz della Sudwestrundfunk di Baden-Baden. Quest’anno ha dedicato l’ultima edizione del new jazz meeting di Baden-baden alla musica di Pixinguiha, cosa che dimostra una crescita dell’interesse nei confronti dello choro in certi ambienti europei. Leopoldo Calabria è invece un valente chitarrista classico che si dedica da anni alla ricerca di materiali sullo choro e che mi ha aiutato tantissimo nella fase di ricerca delle fonti. MUSIBRASIL - La riconoscenza nei confronti di Hebgen e Calabria e l’appassionata descrizione che lei fa dello choro nelle note di copertina del disco – facendo tra l’altro uno strappo alla regola, perché ammette di non amarle - lasciano pensare che il suo incontro con questo genere musicale non sia concluso. E’ realmente così? Dopo la parentesi con Sergio Assad e l’illuminante incontro con il choro ci sarà ancora spazio per la musica brasiliana nel suo futuro? Mirabassi
- Assolutamente si, ho gia dei progetti in testa, dei quali però
preferirei non parlare prima della loro concretizzazione.
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Note biografiche Nato a Perugia, dove compie gli studi presso il conservatorio “F. Morlacchi”,si diploma in clarinetto nel 1986 con il punteggio massimo e la lode. Dedicatosi alla musica contemporanea, fonda insieme ad altri giovani musicisti perugini l’Artisanat Furieux Ensemble, di cui fa parte dall’86 al ’92, e collabora con altri gruppi musicali quali l’Ensemble dei Quaderni Perugini di Musica Contemporanea, con Ensemble Musica Negativa di Francoforte e con l’Ensemble Veni di Bratislava. Partecipa inoltre a numerose manifestazioni musicali italiane ed estere e collabora con alcuni tra i nomi più autorevoli di musica contemporanea quali Gunther Schuller, John Cage, Jurg Wyttenbach, Siegfried Palm, Luis Andriessen e Reiner Rihn. Nel 1989 guida un proprio quartetto jazz e da quel momento inizia a seguire questo genere cui finisce per dedicarsi completamente ad iniziare con la registrazione del disco Coloriage (1991) in duo col fisarmonicista Richard Galliano. Successivamente pubblica il disco Fiabe insieme a Stefano Battaglia. Più recentemente registra i dischi Velho Retrato con il chitarrista Sergio Assad e si dedica ai progetti musicali Cambaluc e Stortino, da cui trae due incisioni. Collabora attivamente con alcuni tra i maggiori musicisti italiani ed europei. Si afferma al "Top Jazz ’96" nella categoria “miglior nuovo talento”. Discografia di Gabriele Mirabassi Richard Galliano & Gabriele Mirabassi"Coloriage"Egea SCA 031 (1992) Gabriele Mirabassi & Stefano Battaglia"Fiabe"Egea SCA 052 (1995) Gabriele Mirabassi, Battista Lena, Gianni Coscia & Enzo Pietropaoli"Come una volta"Egea
SCA 058 (1996) Focus
Pocus (Werner Puntigam, Gabriele Mirabassi & Zoro Babel) "Duty Free"Extraplatte
EX 287/2 (1997) Gabriele Mirabassi "Cambaluc" Egea SCA 064 (1998) Gabriele Mirabassi & Sergio Assad "Velho retrato" Egea SCA 068 (1999) Gabriele Mirabassi "Lo stortino" Egea SCA 079 (2000) Gabriele
Mirabassi "1 – 0" Egea
SCA 088 (2001) CollaborazioniRoberto
Gatto
CGD
(Urlo) CA851 (1994)
Riccardo
Tesi "Un ballo liscio"Silex
(1995) fuori catalogo - ristampa Auvidis-Tempo A6242 "Battista
Lena"
Label
bleu HM 83 (1997)
RugantinoCAM
499613-2 (2000) Modern Syncopators di Enzo Pietropaoli"Urban
Waltz" Enrico Pieranunzi, Marc Johnson & Gabriele Mirabassi"Racconti
mediterranei"
Egea
SCA 078 (2000) Rabih Abou-Khalil"The
Cactus of Knowledge"
Enja Records ENJ 9401 2 (2001) Kenny Wheeler & John Taylor"Moon"Egea
SCA 086 (2001)
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